Pubblicato il 25/05/2023, 14:05 | Scritto da La Redazione

Anche in Spagna si parla delle nomine Rai

Anche in Spagna si parla delle nomine Rai
Secondo il quotidiano iberico “El Mundo”, il governo di Giorgia Meloni è stato accusato di esercitare “influenza” sull'emittente di Stato.

La Rai scossa dalle polemiche

El Mundo, Federica Graziani, pagina 25.

Il governo di Giorgia Meloni è stato accusato da fonti della Radio Televisione Italiana (RAI) – l’emittente di Stato italiana – di voler piegare l’organizzazione al suo volere e «cancellare le tracce antifasciste dell’Italia», a seguito di una serie di partenze di alto profilo di giornalisti. L’ultimo episodio controverso è stato quello del giornalista Fabio Fazio, dopo quattro decenni di lavoro presso l’emittente pubblica. Il conduttore e giornalista, volto del programma di sinistra Che tempo che fa, dove ha condotto interviste a personaggi di fama internazionale e dibattiti su politica e scienza, tra gli altri, ha rivelato di voler lasciare la Rai. Con lui la co-conduttrice Luciana Littizzetto, attrice nota per i suoi monologhi rivolti ai conservatori.

«Tutta la politica si sente legittimata dal risultato elettorale comportandosi da padroni del pubblico con scarsa attenzione al bene comune e avidità straripante. E non solo quando si tratta di televisione», ha detto il giornalista, spiegando le ragioni della sua decisione, che ha provocato una cascata di reazioni. La più eclatante in ambito governativo è stata quella del vicepresidente e ministro Matteo Salvini, che ha commentato la partenza dei giornalisti con l’espressione Belli ciao, giocando sul titolo della famosa canzone partigiana. Dal canto suo, anche la Federazione Nazionale della Stampa Italiana (FNSI), il sindacato dei giornalisti italiani, ha contestato l’uscita di Fazio e il segretario generale Giuseppe Giulietti ha avvertito che le “dimissioni forzate” di Fazio e Littizzetto sono solo il primo atto di una nuova narrazione di destra.

La storia che si ripete

«A ogni cambio di governo, c’è un cambio di governo della Rai», ha detto una fonte dell’emittente. «L’unica differenza ora è che è più spietato, mentre prima era forse un po’ più, diciamo così, gentile». Carlo Fuortes si è dimesso un anno prima della sua scadenza naturale come amministratore delegato, citando le pressioni del governo, ed è stato rapidamente sostituito da Roberto Sergio, nominato dall’esecutivo. Nel frattempo, il ruolo di amministratore delegato è stato affidato a Giampaolo Rossi, un ex consigliere di amministrazione della Rai sostenuto da Fratelli d’Italia, il partito del primo ministro.

In particolare, Fuortes (che era stato nominato da Mario Draghi), nel rassegnare le dimissioni, ha sostenuto che c’è stato “uno scontro politico” sulla sua posizione e sulla sua persona, che a suo dire stava indebolendo la Rai e il servizio pubblico, e che non c’è stato un atteggiamento costruttivo e non ha condiviso le modifiche alla linea editoriale. Le pressioni su Fuortes sono iniziate prima delle elezioni politiche dello scorso settembre, quando è stato criticato da Fratelli d’Italia e dalla Lega dopo che il filosofo francese Bernard-Henri Lévy aveva criticato i partiti di destra italiani nel talk show dell’emittente.

 

(Nella foto la sede Rai di viale Mazzini a Roma)