Pubblicato il 03/05/2023, 13:03 | Scritto da La Redazione

Rai: Meloni vuole fare l’azzeccagarbugli, Salvini il separatista

Rai: Meloni vuole fare l’azzeccagarbugli, Salvini il separatista
Gli daranno tutto, ma solo in nome della "patria": un decreto, l'autista e pure l'ultimo libro, autografato, del ministro Sangiuliano. Il governo Meloni, questo giovedì, in Cdm, potrebbe presentare il "Rai Fuortes act". Così Carmelo Caruso su Il Foglio.

Meloni pensa al “Fuortes act”, Salvini assembla “Rai Carroccio”

Il Foglio, di Carmelo Caruso, pag. 7

Gli daranno tutto, ma solo in nome della “patria”: un decreto, l’autista e pure l’ultimo libro, autografato, del ministro Sangiuliano. Il governo Meloni, questo giovedì, in Cdm, potrebbe presentare il “Rai Fuortes act“. E’ un decreto di poche righe e stabilisce un principio. Ai sovrintendenti stranieri si applicano le stesse norme italiane. Significa che non possono rimanere in carica oltre i 70 anni. La norma colpirebbe l’attuale manager del Teatro San Carlo di Napoli, Lissner, che ha già promesso battaglia legale. Gli manca solo il ricorso all’Onu. Fuortes, in cambio, accelera sulla nomina di Gian Marco Chiocci a direttore del Tgl. Adesso non è più una burla. Il governo ha fame e la Lega di più. Vuole una Rai da Giussano, RaiVarese: “Te fo’ vide’ mi”.

Dunque esiste questo famigerato decreto e davvero Meloni è tentata. I suoi giureconsulti la confortano: “Presidente, cosa ci sarebbe di più patriottico? Ma lo sai che i nostri sovrintendenti sono discriminati rispetto agli stranieri? Vanno in pensione a sessantasette anni. Ma lo sai che gli stranieri cumulano anche la pensione dei loro paesi?”. In Italia c’è una idea bizzarra del lavoro. Si crede che con il prestigio si paghi al supermarket o al cinema e che un sovrintendente (italiano) possa anche restare, un ulteriore anno, alla guida di un teatro (fino a 68 anni) ma naturalmente gratis: “Come? Non sei contento?”. Sono le norme attuali e in un paese, più sobrio, se ne sarebbe potuto ragionare. Si sarebbe potuto dibattere se ritenere o meno pensionabile un uomo a 67 anni, e sarebbe stata un grande disputa, se solo la Rai non avesse guastato ogni cosa e la destra mai dichiarata la sua idea sulla Rai. Meloni è infatti indecisa e pensa: “Se faccio questo decreto diranno legge ad Fuortes?”. La soluzione sarebbe quindi approvarlo in Cdm, ma lasciare Fuortes alla guida della Rai, ancora qualche altra settimana, in modo che la legge decanti come il vino.

La premier è angosciata da non vedere che Fuortes è tornato a essere una figura del Pd; la sua area di provenienza. Non è più solo come prima. Quando Elly Schlein ha visto Giuseppe Conte prendere piede in Rai, giocare a fare Ettore Bernabei, ha dato mandato al capogruppo Pd, Francesco Boccia, di agganciarlo e di dargli copertura. Ora il Pd offre a Meloni un baratto: lascia Fuortes ancora ad, un anno, e ci accordiamo su nomine e programmi. Ti diamo in cambio il nostro voto in cda. A furia di esitare, la premier, in Rai, ha rivitalizzato Conte e ora Schlein. Non si è neppure accorta che in Parlamento, a viale Mazzini, non si fa altro che parlare, e sicuramente in malafede, di una bella amicizia sfilacciata, a causa di questa sciagurata azienda, una bella amicizia di destra. E’ quella tra Giampaolo Rossi e Gian Marco Chiocci. Uno è candidato a fare il direttore generale Rai, mentre, l’altro, il direttore del Tgl. Dicono che ci sia una fronda contro Chiocci, contro la sua assunzione (ma quante ne sono state fatte, nel recente passato? Lerner, Minzolini, Riotta, Orfeo, Rossella …) contro la sua eventuale nomina, e che quella fronda non sia di sinistra, ma, al contrario, fuoco amico. Ogni giorno è una dose di veleno, ma chi lo ha mescolato, quel siero, con la sua indecisione? E’ solo malafede?
(Continua su Il Foglio)