Pubblicato il 28/04/2023, 15:03 | Scritto da La Redazione
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Rai: è sempre più caos nel governo su come cacciare Fuortes

Rai: è sempre più caos nel governo su come cacciare Fuortes
«É evidente che l'attuale fase di incertezza che la Rai sta vivendo è di ostacolo anche alla definizione dello schema di contratto di servizio». Alla prima seduta della commissione di vigilanza sulla Rai, ieri mattina, è andata in onda una strana puntata della serie tv «La Rai meloniana». Così Daniela Preziosi su Domani.

Meloni si impantana nella Rai Fallito il piano anti-Fuortes

Domani, di Daniela Preziosi, pag. 4

«É evidente che l’attuale fase di incertezza che la Rai sta vivendo è di ostacolo anche alla definizione dello schema di contratto di servizio». Alla prima seduta della commissione di vigilanza sulla Rai, ieri mattina, è andata in onda una strana puntata della serie tv «La Rai meloniana». Protagonista il ministro del Made in Italy Adolfo Urso. Che manda a dire all’ad Carlo Fortes di darsi una mossa sul piano industriale. In realtà le cose non stanno così: il piano industriale è costruito sul contratto di servizio. E poi la «fase di incertezza» di Viale Mazzini è tutta autoprodotta dai pasticci di una maggioranza che ha progettato l’occupazione della Rai, tentato l’assalto al cda, preso due clamorosi pali nel tentativo di dimissionare l’ad; nel frattempo si è dilaniata in litigi fra Fdi e Lega sulle nomine e sul canone (la Lega vuole abolirlo). E invece Urso, con aria da parte lesa, se la prende con Fuortes. Il quale, lamenta, neanche gli risponde al telefono. Ma anche in questo caso le cose – risulta a Domani – non stanno proprio così.

La staffetta infida Fin qui Giorgia Meloni ha brigato, FdI e salviniani hanno minacciato sfracelli, ma nessuno è riuscito a mettere in piedi una soluzione per scalzare il manager nominato da Mario Draghi. Perché lo spoil system in Rai formalmente non è consentito: cosa che fino a ieri l’opposizione aveva misteriosamente dimenticato. Il Il piano di Palazzo Chigi era nominare amministratore delegato Roberto Sergio, ora a RadioRai, e Giampaolo Rossi direttore generale con sostanziose deleghe operative; e il giuramento che poi Sergio avrebbe ceduto il posto a Rossi (che deve aspettare un anno per la nomina in quanto già componente del precedente cda).
I due erano già stati avvistati in riunioni in cui si facevano e disfacevano organigrammi di fedelissimi. Ma l’ipotesi della staffetta sembra sfumata: a causa del velenoso sospetto che alla fine il patto non sarebbe stato onorato. Risultato: la furia di sostituire Fortes ha prodotto solo figuracce. Ora palazzo Chigi dovrà ripensare la strategia. E forse riparare su discese meno ardite e strade più ponderate.
E dire che era iniziato bene, il rapporto fra Meloni e l’ad, sin dai tempi in cui Fdi era all’opposizione di Draghi e non aveva consiglieri di amministrazione (come ora del resto). Lei, diventata premier, aveva anche pensato di tenerselo, e affrontare con calma la gola dei suoi proci. Ma certo, gli attacchi di Salvini erano quotidiani. Sparava sull’azienda, per colpire lei.

Mattarella al Teatro Ariston Ma poi c’è stato il festival Sanremo. Per la Rai un successo smagliante. Che però Meloni prende come un alto tradimento: la presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella in platea, per assistere al monologo di Roberto Benigni, un omaggio ai 75 anni della Costituzione, è una prima assoluta. Di cui fino all’ultimo nessuno, ma proprio nessuno, sa nulla. Neanche il cda. Soprattutto, non ne sa nulla la premier. Che a questo punto si inviperisce.
Le polemiche della maggioranza contro l’azienda fanno un salto di qualità. Meloni scioglie le briglie ai suoi. Fedez, Chiara Ferragni, Blanco: per lei è uno spettacolo tutto sbagliato, tutto di sinistra, persino Amadeus passa per un bolscevico. Il 6 marzo convoca Fuortes. Vuole che se ne vada.
Alla fine dell’incontro il comunicato di palazzo Chigi è è gelido: «Nel corso del colloquio è stata esaminata la situazione economico-finanziaria della Rai in vista del bilancio consuntivo 2022 che verrà chiuso entro il mese di aprile 2023. Il presidente Meloni e Fuortes torneranno a a incontrarsi dopo l’approvazione del bilancio».
La campagna mediatica contro il manager si infittisce (ma, altra curiosità, i colpi non vengono solo da destra), eppure non c’è nessun motivo decente perché Fuortes debba dimettersi sua sponte.
Dunque non c’è scampo: tocca al governo trovare una soluzione all’altezza.
(Continua su Domani)

 

 

 

 

(Nella foto Giorgia Meloni)