Pubblicato il 11/04/2023, 13:02 | Scritto da La Redazione

Marina Berlusconi dovrà, controvoglia, decidere sul futuro delle eredità del padre

Marina, l’erede riluttante

Domani, di Giulia Merlo, pag. 2

Della discesa in politica di Marina si parla ogni volta che per Silvio Berlusconi sembra finita, per ragioni giudiziarie o di salute. L’ineluttabilità del passaggio di testimone dal padre alla figlia è diventato ormai un luogo comune della politica, come l’eterna corsa di Pierferdinando Casini per il Quirinale o il dualismo tra Matteo Salvini e Luca Zaia. Sulla carta sembrerebbe la soluzione giusta per una epopea politica che ha fatto del culto della personalità il suo tratto distintivo: secondo le leggende di Arcore, la primogenita è quella che somiglia di più al padre, per piglio leaderistico più che per carattere. È donna, manager di una delle holding più grandi d’Europa. Soprattutto, di cognome si chiama Berlusconi. Per un partito personale che funziona quasi come una corte medievale, la successione dinastica sarebbe tutt’altro che fuori luogo. Quando tutto è cominciato Lei, Marina, ha pubblicamente sempre smentito l’idea e soprattutto la praticabilità di una dinastia Bush in salsa italiana. L’ultima volta, seccamente, nel 2017 con un comunicato stampa. Si stavano avvicinando le elezioni politiche del marzo 2018 e il panorama di centrodestra era più confuso che mai, con l’ascesa della Lega e del suo leader, Matteo Salvini, e i primi segnali del tramonto su Forza Italia. Anche allora si immaginava che il Cavaliere rinunciasse all’ennesimo giro di valzer in campagna elettorale e, come sempre in questi momenti, il nome della primogenita era tornato ad alimentare i rumors. «Non è mai stata presa in considerazione né da me né da mio padre e la smentisco ancora una volta nel modo più categorico», ha scritto lei, aggiungendo che «proprio per il grande rispetto e la concezione stessa che ho della politica ritengo che la leadership in questo campo non si possa trasmettere per investitura o per successione dinastica».

Sei anni dopo quel comunicato, però, la saga dell’erede di Arcore continua ad essere più viva che mai. Quando è iniziata La prima vera occasione in cui il nome di Marina è sembrato la soluzione chiara e inevitabile è stata alla vigilia della prima e unica sentenza di condanna che ha colpito il Cavaliere. L’ultimo governo Berlusconi si era drammaticamente concluso, nel 2011, con la minaccia della Troika europea, il rischio di dissesto economico e la mossa del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano,di insediare a palazzo Chigi il governo dei professori guidato da Mario Monti. Alle elezioni del 2013, il Cavaliere si era presentato sull’onda del suo ultimo colpo di teatro: prima il sì e poi il no alle primarie dell’allora Popolo delle Libertà — il contenitore che inglobava il centrodestra senza la Lega — e una campagna durissima conclusa con una sconfitta di misura contro il centrosinistra di Pierluigi Bersani, passato alle cronache come la «non vittoria». Poi la svolta del predellino, con l’annuncio della rifondazione di Forza Italia. Poco dopo, però, sul Cavaliere cala la scure giudiziaria: il 1 agosto del 2013 il leader era senatore da pochi mesi e arrivò la condanna in via definitiva per frode fiscale, nell’ambito del cosiddetto processo Mediaset. Doveva essere il colpo di grazia: una condanna penale con affidamento in prova ai servizi sociali e la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici. Ma soprattutto l’onta della decadenza da senatore per colpa di quella legge Severino approvata dal governo dei professori.

È allora che le voci su Marina si fanno più insistenti che mai. Come fa un leader a guidare il partito da fuori il parlamento? Berlusconi ha già 76 anni e una salute messa alla prova da un’operazione al cuore. In un agosto infuocato iniziano i retroscena sulla stampa, con il racconto di un tavolo di guerra tenuto ad Arcore con tutti i vertici aziendali proprio come nel 1994 e il casting per selezionare una nuova generazione politica, e le dichiarazioni dei generali del PdL Da una parte le entusiaste, in particolare l’allora fidanzata di Berlusconi, Francesca Pascale, la fedelissima Maria Rosaria Rossi e l’amazzone Micaela Biancofiore, dall’altra lo scetticiso dei generali come Ignazio La Russa, Renato Brunetta e soprattutto l’aspirante successore attraverso le primarie mai celebrate, l’attuale ministro per gli Affari europei, Raffaele Fitto. Marina, dopo 14 giorni di silenzio e voci più forti che mai del suo passo avanti, ricorre a una nota: «Dal momento che ogni mia dichiarazione non è servita finora a fermare le voci su una possibile candidatura, devo ribadire ancora una volta, e nel modo più categorico, che non ho mai preso in considerazione l’ipotesi di impegnarmi in politica». La suggestione, però, rimane sempre lì: un non detto costante. Anche perché lei è sempre un passo dietro al padre ma è pronta a difenderlo anche pubblicamente, con interviste ai giornali di famiglia e soprattutto a Panorama. Chi frequenta Arcore, poi, sa che è Marina ad essere il baricentro della vita del Cavaliere e lo è diventata nella data spartiacque del 2008, anno della scomparsa della madre Rosa.
(Continua su Domani)

 

 

 

 

(Nella foto Marina Berlusconi con il fratello Pier Silvio)