Pubblicato il 17/03/2023, 17:02 | Scritto da La Redazione
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Il Centro Rai di Torino è a rischio chiusura: dopo l’Eurovision il nulla

Il Centro Rai di Torino è a rischio chiusura: dopo l’Eurovision il nulla
Si vedono grossi pezzi che cadono e solo piccoli rattoppi che arrivano al centro di produzione Rai di via Verdi. Sono mesi che Cgil, Cisl e Uil denunciano la marginalizzazione della sede torinese, dove lavorano un po' meno di mille persone tra il centro di produzione tv di via Verdi. Così Federica Cravero su La Repubblica - Torino

Rai, il deserto dopo Eurovision “Il Centro è a rischio”

La Repubblica – Torino, di Federica Cravero, pag. 2

Si vedono grossi pezzi che cadono e solo piccoli rattoppi che arrivano al centro di produzione Rai di via Verdi. Sono mesi che Cgil, Cisl e Uil denunciano la marginalizzazione della sede torinese, dove lavorano un po’ meno di mille persone tra il centro di produzione tv di via Verdi, l’orchestra sinfonica e il polo di via Cavalli dove ci sono gli uffici amministrativi, finanziari, Ict e il centro ricerche. Ora delle loro preoccupazioni si sono fatti carico il sindaco di Torino Stefano Lo Russo e il presidente della Regione Alberto Cirio, che hanno indirizzato una lettera all’ad della Rai Carlo Fuortes chiedendo un incontro a Torino, che potrebbe tenersi già a inizio aprile. «Gli investimenti nel cinema e nella televisione sono strumenti della strategia per attrarre turismo, eventi culturali, ma soprattutto investimenti di imprese che possano rinvigorire il tessuto sociale ed economico del territorio», hanno scritto preoccupati «dal rischio di un possibile ridimensionamento». Dopo l’apice toccato con Eurovision, Torino anziché prendere posizioni, le ha perse. L’ultimo caso è stato quello di «Stasera c’è Cattelan… su Rai Due», che sulla carta era stato assegnato al centro di Torino, dove si sono registrate alcune puntate.

Poi la scelta è stata di portare la scenografia negli studi di Milano, con maestranze al seguito, pagando loro da tre mesi la trasferta. A novembre si doveva registrare lo spettacolo di Roberto Bolle: a Milano tutti gli studi erano occupati e si è affittato per 280 mila euro uno spazio a Tele Lombardia pur di non venire a Torino, dove c’era lo studio 1 libero. Poi sono andati via volti noti come Geppi Cucciari e Francesca Fialdini. E ha chiuso dopo due stagioni la fiction “Cuori”, che aveva anche dato ossigeno agli studi della Lumiq. Arriverà sì una trasmissione di Morgan, ma solo per 4 puntate, e prossimamente sono in programma per un mese anche le registrazioni di “Vittime collaterali”. «Ma si tratta di mini produzioni, non si stabilizzano i lavoratori», denuncia Stefano Pappaletto (Fistel Cisl). C’è anche un altro aspetto che preoccupa ed è legato agli investimenti: a Torino è stata smantellata la sede di corso Giambone, è stato venduto il palazzo di via Cernaia e la  palazzina di via Cavalli è in affitto. Al contrario a Milano si sta progettando una nuova grande sede e il timore è che nei prossimi anni possa assorbire settori che ora sono a Torino. Una preoccupazione condivisa anche dal deputato Marco Grimaldi (Verdi Sinistra): «Torino deve fare di tutto per non essere parificata a una sede regionale. Si può fare molto spingendo su forme nuove di tv, sulla scienza, sull’ambiente per esempio, senza vittimismo e senza scaricare le colpe sui lavoratori».
(Continua su La Repubblica – Torino)