Pubblicato il 16/05/2022, 15:05 | Scritto da La Redazione

Giletti spara a zero sulla Rai. Ha ragione o è la volpe che non riesce più ad arrivare all’uva?

Giletti spara a zero sulla Rai. Ha ragione o è la volpe che non riesce più ad arrivare all’uva?
Il conduttore di “Non è l’Arena” su La7, in un’intervista al quotidiano “Libero”, difende Bianca Berlinguer e il suo talk show “#Cartabianca”, parlando di censure e purghe.

Massimo Giletti: «Censure e purghe. Sono i politici i putiniani della tv»

Libero, pagina 18, di Pietro Senaldi.

«Se dirigi un telegiornale, selezioni gli ospiti in base alle notizie, ma un talkshow è costruito sulle idee e sulla loro contrapposizione. Se l’amministratore delegato della Rai, Carlo Fuortes, afferma che i talk show non fanno approfondimento giornalistico, io inizio a sospettare che qualcuno voglia istituire un ministero della Verità, che scelga conduttori programmati per seguire una linea imposta dalla politica».

Difendi Bianca Berlinguer?
«La difenderò sempre, a prescindere dalle sue idee. È una donna libera e intelligente, ha la responsabilità di un programma e quindi ha il diritto di godere di ampia autonomia. Invece sta subendo una censura di Stato perché ospita Orsini o la Di Cesare. Ma sono due professori universitari. Certe pressioni sono inaccettabili, incompatibili con la libertà…».
Aria di epurazione in Rai?
«La Berlinguer è di sinistra, ha diretto il Tg3, ha la colpa di essere sfuggita di mano a chi pensava di poterla controllare. È considerata una traditrice. Ma io guardo oltre #Cartabianca…».
Alle Politiche del prossimo anno?
«Esatto, andiamo incontro a una campagna elettorale decisiva e il quadro politico è molto in bilico, si avverte grande tensione sia a sinistra sia a destra. Avere un conduttore più gestibile in un talk show fa comodo a molti. Guarda chi si è alzato a difendere la Berlinguer: Salvini, Meloni, i grillini, e poi?».

Non solo in televisione, Massimo Giletti è sempre nell’arena. Un combattente dell’informazione, che può spesso apparire anche ruvido.
«Non devo sparare» premette, ma la sua analisi è ad alzo zero. «Sono d’accordo nella difesa dei nostri valori occidentali. È giusto averne un’alta considerazione, però tutelarli significa anche essere capaci di fare autocritica. Dove finisci se inizia a censurare Dostoevsldj? In Russia. Trasformi la tragedia in farsa, metti in gioco la tua libertà e ti ritrovi a pensarla come Putin».
Di epurazioni Rai, il conduttore di Non è l’Arena può parlare per esperienza diretta. Era il 2017, guarda caso un altro anno pre-elettorale.
«Quando decisero di chiudere me, si disse che serviva una domenica più serena e che il mio talk show non rientrava più nella linea editoriale. Mi ero illuso che i nostri quattro milioni di telespettatori bastassero per difendere la libertà di raccontare la realtà. Avevo sempre detto ai miei che eravamo come gli ammutinati del Bounty, ma non pensavo si potesse arrivare a tanto. Bianca invece ha un partito dietro, o ce l’aveva…».
Ma il talk show non è una formula logora?
«Può darsi che siano un po’ troppo lunghi, ma assegnarli a personaggi improvvisati non li può certo aiutare. Se i vertici Rai sostengono che non sono adatti per fare approfondimento, è solo perché vogliono mascherare qualcosa di diverso: non intendono assumersi le responsabilità di quel che fanno».

Però in Rai ha sempre comandato la politica, o no?
«C’è anche un problema di qualità. La Rai di Bernabei era figlia del manuale Cencelli, ma esprimeva giornalisti di qualità tale che riuscivano a dire di no alla politica. Oggi invece ci vantiamo della nostra grande democrazia ma le nomine di direttori di rete e testate giornalistiche sono tutte politiche, e i partiti, che pretendono di decidere chi può condurre e chi no, si scandalizzano solo quando non vengono accontentati».
Il centrodestra in questo gioco delle poltrone occupa sempre quella dello spettatore…
«Ha un grande limite: non riesce a guardare al contenuto: dovrebbe dare i prodotti in mano a chi li sa fare, non a chi pensa possa fiancheggiarlo e poi o fallisce o sterza per sopravvivere. Dovrebbe fare come Berlusconi con Mediaset, avere il prodotto come obiettivo primario, e poi il resto verrebbe da sé».
A proposito di prodotto, la Rai ha un solo talk show serale…
«O ce l’aveva… Infatti il servizio pubblico lo fanno le televisioni private. Il canone andrebbe versato a La7…».
(Continua su Libero)

 

(Nella foto Massimo Giletti)