Pubblicato il 23/02/2022, 19:02 | Scritto da La Redazione
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Care fan, ecco dove potete incontrare Blanco nudo

Casa Blanco

La Stampa, pagina 21, di Francesco Moscatelli.

«Grande Blanco. Calvagese è con te». La scritta appare e scompare sullo schermo all’ingresso di Calvagese della Riviera, alternandosi alle informazioni sul meteo e a quelle sulle imposte comunali. La stessa frase è stampata sullo striscione davanti al municipio e su quello appeso sulla strada che porta alle frazioni di Mocasina e Carzago. È l’effetto Blanco. «Il nome d’arte l’abbiamo inventato insieme – specificano gli amici di sempre -. All’inizio era Blanco Fyrex, poi l’ha semplificato. L’intolleranza ai latticini non c’entra nulla». Dettagli. La sostanza è un fuoco d’artificio in pieno giorno che ha risvegliato dal torpore una comunità di 3.200 abitanti che più placida sarebbe difficile immaginare. E l’affetto con cui questa comunità ringrazia un ragazzo di appena 19 anni, autodidatta della musica e vulcanico self-made man dei social, che un minuto dopo aver vinto il Festival di Sanremo insieme a Mahmood con Brividi ha urlato dal palco dell’Ariston: «Calvagese è ovunque».

Campanilismo d’antan. Pardon: local pride. Riccardo Fabbriconi, infatti, l’alter ego in carne, ossa, tatuaggi e canottiera bianca dell’artista che su Spotify e sulle altre piattaforme digitali ha già superato il miliardo di stream, è nato e cresciuto nel più classico dei paesaggi italiani: la provincia. Che nel suo caso significa l’istituto professionale per acconciatori di Desenzano, i sabati pomeriggio in piazzale Arnaldo a Brescia, le vacanze in Puglia con i genitori e i tre fratelli più grandi e il lago di Garda così vicino che d’estate Blanco ci va a fare il bagno in bicicletta. E poi il calcio (difensore centrale soprannominato «fabbro», il Lumezzane lo mise sotto contratto quando aveva 7 anni), le trasferte in auto con il papà informatico e la mamma impiegata che gli facevano ascoltare De Andrè, Paolo Conte, Celentano e Nicola Di Bari, i brani trap scritti nelle tavernette dei compagni delle medie con tastiera e amplificatorino, la pizzeria «La diavola» per cui faceva le consegne a domicilio per pagarsi i primi video.

Orgoglio delle origini

A differenza di tanti, però, Blanco non ha mai glissato sulle sue origini. Anzi. Quasi le ostenta. Come se tutta la normalità che lo circonda fosse la benzina del suo successo, la sua arma segreta. Lo ha ripetuto anche pochi giorni fa, quando il consiglio comunale lo ha ricevuto con tutti gli onori in mezzo alle tele del Tiepolo e del Canaletto del museo locale: «Essere di Calvagese mi ha forgiato, mi ha fatto restare acqua e sapone. I giovani come me, che vengono dalla provincia, devono sapere che possono fare tutto: bisogna crederci e fare sacrifici».

«Siamo orgogliosi di lui e per l’Eurovision stiamo organizzando qualcosa per dimostrargli la nostra vicinanza – dice il sindaco Simonetta Gabana-. Credo che una realtà come la nostra possa averlo aiutato anche dal punto di vista artistico. C’è molta libertà e un paese piccolo ti porta a muoverti con le tue forze, a darti da fare». Lo conferma il padre, Giovanni Fabbriconi, seduto sulle sedie di plastica del bar-tavola fredda «Il Sorriso»: «Io vengo da Roma. La chiave per capire questo posto e anche mio figlio è solo una: la semplicità». Una semplicità che Blanco declina in modo anticonvenzionale, come quando va a correre nudo in mezzo ai boschi e ai filari di Groppello insieme al suo bulldog inglese Bam Bam. In vesti adamitiche, non a caso, appare anche sul nuovo numero di Vanity Fair. «Non è esibizionismo – precisa subito il papà -, stare senza vestiti lo fa sentire libero».
(Continua su La Stampa)

 

(Nella foto Blanco)