Pubblicato il 24/11/2021, 09:37 | Scritto da La Redazione

Parla l’ex di Enrico Varriale: “Due mesi dalla denuncia al provvedimento e intanto mi perseguitava”

«Ho querelato Varriale, ma per due mesi silenzio. E lui mi ha perseguitato»

La Repubblica, pagina 2, di Valentina Lupia e Andrea Ossino.

«Ogni volta che suonava il citofono tornavo al momento dell’aggressione, sentivo le sue mani stringersi intorno al mio collo, il pollice sulla mia gola». La forza di Giulia vacilla solo quando ripensa al 6 agosto scorso, all’aggressione subita da Enrico Varriale. L’incubo vissuto si ripropone, ma mantiene l’obiettivo: «Ho incontrato persone competenti, però ci sono falle nel sistema, voglio denunciarle», dice. La velocità con cui si è attivato il codice rosso, la procedura nata per tutelare le vittime, non basta. Giulia, il nome è di fantasia, ha atteso quasi due mesi prima di essere protetta da un provvedimento che impedisce all’ex vicedirettore di Rai Sport di avvicinarsi a lei. Il processo accerterà eventuali responsabilità, ma Giulia ha deciso: «Voglio raccontare cosa accade alle vittime di violenza».

Perché ha deciso di parlare?
«Per far capire ciò che non va, per dire alle donne che occorre denunciare, farsi aiutare dai centri anti-violenza. Serve una rete di affetti per tutelarsi mentre la giustizia fa il suo corso».
Solo tre mesi per chiudere le indagini. In Italia è un record.
«Sì, ma sono trascorsi due mesi tra la denuncia del 9 agosto e il divieto di avvicinamento di fine settembre. Lui continuava a cercarmi, ho ricevuto più di cento tra messaggi e chiamate, e mi citofonava. Ogni giorno era una tortura. Ho perso 5 chili, sbirciavo dalle tende e mi sentivo spiata. Ha provato a chiamarmi fino al giorno stesso del provvedimento. Mi era stata assicurata protezione, ma ero sola, con il rischio di cedere alle richieste di incontro. Ho ricominciato a dormire solo due giorni dopo il provvedimento».

Quando ha denunciato?
«Quando i segni sul mio corpo sono stati evidenti mi hanno consigliato di andare in ospedale ed è partita la procedura. Mi ha contattata un ispettore di polizia molto preparato e mi ha elencato le opzioni. La sera stessa Enrico mi ha citofonato insistentemente. Ho avuto un attacco di panico e mi sono chiesta: cosa consiglierei a un’amica?».
Quindi?
«Ho denunciato il 9 agosto, mi sono rivolta a un centro anti-violenza e ho riletto gli eventi. Gli scatti di ira, le pretese. Erano solo l’inizio della spirale. La violenza fisica è l’ultimo atto, prima ci sono i soprusi psicologici».
(Continua su La Repubblica)

 

(Nella foto Enrico Varriale)