Pubblicato il 02/03/2021, 19:02 | Scritto da La Redazione

Chi è davvero La regina degli scacchi (e dei Golden Globes)

Chi è davvero La regina degli scacchi (e dei Golden Globes)
La nostra rassegna stampa, con gli estratti degli articoli più interessanti: una giornalista della “Stampa” ha conosciuto Anya Taylor-Joy prima che diventasse famosa: «È un'attrice emergente, da tenere d'occhio, mi avevano detto. Ricordo l'incontro nei dettagli perché la ragazza aveva un potere magnetico. Lo stesso di Beth Harmon nella serie Netflix».

Anya Taylor-Joy: «La regina degli scacchi somiglia proprio a me»

La Stampa, pagina 24, di Caterina Soffici.

All’intervista Anya Taylor-Joy era arrivata in ritardo, trafelata, scusandosi. Aveva voluto abbracciarmi. «Perché devo sentire l’empatia con le persone», aveva detto. In genere starlette e modelle non si scusano mai. Quindi l’avevo subito catalogata in un’altra categoria. Le starlette arrivano con uno stuolo di addette stampa, lei era sola, a piedi, al bar dove avevamo l’appuntamento. Accadeva tre anni fa, era in Inghilterra per girare Emma (dal romanzo di Jane Austen). Aveva 21 anni, e stava per uscire la serie tv Peaky Blinders sulla Bbc, ma io non sapevo chi fosse. «È un’attrice emergente, da tenere d’occhio» mi avevano detto. Ricordo l’incontro nei dettagli perché la ragazza aveva un potere magnetico. Lo stesso di Beth Harmon nella serie Netflix La regina degli scacchi che l’ha lanciata nell’iperuranio delle celebrità mondiali e le ha procurato il Golden Globe come miglior attrice di un film per la tv.

«Nel profondo siamo molto simili» dice Anya riferendosi alla scacchista. Entrambe cerebrali e problematiche. Empatiche. Molto intelligenti. Avevamo parlato a ruota libera per quasi due ore. Mi aveva raccontato della sua famiglia sparpagliata per il mondo: Palm Beach, Argentina, Dubai, Colorado, Londra, padre metà scozzese e metà argentino, madre africana-spagnola-inglese, ultima di sei fratelli molto più grandi di lei. «E poi ci sono io, che vivo su un aereo. Saluto le hostess, quando le riconosco». Dei suoi problemi di identità da piccola, quando invidiava chi si sentiva di appartenere a un luogo preciso. Lei invece era una cittadina del mondo. E del giorno in cui, a 16 anni, aveva scritto una lettera ai genitori, per spiegare che avrebbe lasciato la scuola: era molto brava, ma sapeva già di voler fare l’attrice, il resto era tempo perso. La lettera era strutturata per punti, come una piccola tesi, introduzione, i pro e i contro, e un ps: io lo farò con o senza di voi. Potete stare dalla mia pane?

Avida lettrice, lo fa di notte, perché dorme tre o quattro ore al massimo. «Sono affamata di vita. Stanotte ne ho dormite due poi ho scritto poesie». Mi aveva colpito il tono con cui lo diceva. E la profondità di una considerazione sul fatto di vivere sul set le emozioni di altre persone, e dell’urgenza di scrivere poesie per esprimere la vera Anya.

 

(Nella foto Anya Taylor-Joy)