Pubblicato il 12/02/2021, 15:04 | Scritto da La Redazione

Rocco Casalino: dalla Germania al Grande Fratello, per arrivare al tavolo dei potenti

Genesi di Rocco Casalino. Dall’odio per papà e il GF alle cene con la Merkel

La Verità, pagina 7, di Giorgio Gandola.

Immagina di mandare la foto di una cena con Angela Merkel ai compagni di scuola in Germania. Il figlio di emigranti pugliesi insultato, picchiato, deriso («Casalino formaggino») negli anni vissuti a Frankenthal, in Renania, ha in testa questa rivincita. Ha anche cercato sui social quelli che lo bullizzavano. «Sogno di andare in una tv tedesca importante perché mi vedano quelli con cui sono cresciuto e che mi hanno fatto così male. Sogno che tornino a casa la sera dal lavoro, si siedano a tavola, accendano la televisione, mi vedano. E gli caschi la faccia nel piatto della zuppa».

Ci sono sincerità e polvere di stelle ne Il Portavoce (sottotitolo «La mia storia»), l’autobiografia di Rocco Casalino prima pubblicizzata e poi congelata dall’editore Piemme in attesa degli eventi politici in evoluzione. Ora Giuseppe Conte e il suo responsabile della comunicazione sono fuori, guida Mario Draghi, così il libro si può distribuire. Va in libreria il 16 febbraio e sembra scritto sul lettino dello psicanalista, è liberatorio come un urlo in cima a una montagna e racconta le vicende di un ragazzo del Sud nato povero, cresciuto con dentro una rabbia vincente (60 alla maturità, laureato in Ingegneria), ma diventato ricco di sconfitta in sconfitta (non trovava lavoro) fino alla consacrazione televisiva.

C’è una curiosità che percorre le 268 pagine: la faccenda del Grande Fratello, gli sguardi di chi lo bolla con il Grande Fratello lui non li regge più. Vorrebbe rimuovere la sua seconda nascita (quella pubblica), ma non può. Perché per l’Italia intera quel portavoce inquadrato a gambe larghe come un pistolero western mentre Conte annunciava i Dpcm, sarà sempre un prodotto da Grande Fratello. Se ne farà una ragione, c’è di peggio.

L’infanzia infelice

Come quando, da bambino, era costretto a dormire nella vasca da bagno con la sorella perché quella era l’unica stanza che si poteva chiudere a chiave. Almeno lì il padre che tornava ubriaco non li avrebbe picchiati. In compenso angariava la mamma e sotto gli occhi di Rocco sfogava le sue manesche frustrazioni. Anni dopo, quando il genitore è in un letto d’ospedale a pochi minuti dall’ora del destino lui lo osserva e dice: «Muori. Devi morire». Poi spiega: «Pronuncio queste parole con lingua ferma, a voce né troppo alta né troppo bassa. Senza rabbia. Parole ferme, dure, normali (…). La rabbia ha impregnato ogni fibra del mio essere, ma è così da tanto tempo che è diventata tutt’uno con la mia anima e con il mio corpo». E ancora: «Sono sollevato. Tutto il male che aveva fatto a mia madre, tutto il dolore che aveva fatto patire a me da ragazzo (…). Non ho mai provato un dolore più grande che vedere picchiare, umiliare, violentare mia madre».

Quelle scene se le porta dentro oggi a 48 anni, forse sono ancora causa delle insonnie e della paura dei vampiri. Il padre sarà perdonato solo sulla tomba, anni dopo. Il rapporto è simile a quello descritto in Open da André Agassi, anche se qui la narrazione è più ruspante. A scuola Rocco è bravo, lo «spaghetti fresser» (divoratore di spaghetti, ma Fressen è un termine usato solo per gli animali) è un piccolo genio informatico affascinato dal film culto di John Badham, Wargames, e a 14 anni tenta per gioco di hackerare il sito di una banca, con tanto di intervento della polizia. Suo padre va in pensione e la famiglia decide di tornare a casa, a Ceglie Messapica, dietro Ostuni. Una storia di emigrazione andata e ritorno come tante, ma il ragazzo si sente un deportato, sempre fuori posto: «Ero italiano in Germania e tedesco in Puglia».

L’estrema sinistra

Negli anni salentini è travolto da tre rivelazioni che gli forgiano il carattere: la negazione di Dio (diventa anticlericale con sfumature nicciane), la sostituzione di Dio con il comunismo e il sesso con inclinazioni bipartisan. Nel senso che è gay, ma non riesce a rivelarlo a sé stesso. Per ora la politica è lontana e la fregola di retroscena sul triennio contiano del tutto frustrata; Il Portavoce è un «Inside Rocco» e poco più. La sua professoressa di Lettere e Storia lo avvia all’estrema sinistra, un perfetto comunista (anche se ora la parola non gli piace). A 20 anni aderisce a Rifondazione comunista, Che Guevara e la Taranta, il suo idolo televisivo è Michele Santoro. Sono gli annidi Tangentopoli con le monetine a Bettino Craxi davanti all’hotel Raphael. Per Casalino è una catarsi sociale.

«Col senno del poi capisco che non è una cosa bella, ma ai tempi sembrava che finalmente il popolo potesse liberarsi dei potenti malvagi e arroganti». Vorrebbe essere lì a tirare le cento lire; in embrione è il giorno alfa del suo grillismo. Diventa ingegnere elettronico a Bologna. È orgoglioso di quel Dott. Ing. che fa stampare sui biglietti da visita. Ma per trovare lavoro al Sud serve a poco, al massimo riesce a infilarsi in un call center dove la domanda più frequente è: «Ho lo schermo nero del computer, cosa faccio?». Risposta: «Provi ad accenderlo».

Il Grande Fratello

A questo punto arriva, come uno schiocco del destino, il Grande Fratello. Prima edizione, anno 2000, 16 milioni di telespettatori al gran finale. Scopre che per entrare bisogna essere spiazzanti, provocare. Ai selezionatori dice: «Sono qui con la mia ragazza, ma mi piacciono anche gli uomini. Sono un ingegnere elettronico, lavoro per una multinazionale americana e odiavo mio padre». Preso. È perfetto, resta nella casa 93 giorni su 100 e diventa ricco anche senza vincere. Serate, televendite, il Rolex, la Porsche. Torna a casa e rovescia gettoni d’oro sul letto per mostrarli alla mamma. Ha svoltato, una vita da cinepanettone dei Vanzina. Ma con il sensore da ragazzo nato povero, Rocco coglie un particolare: questa pacchia finirà.

Allora decide di buttarsi in politica, ovviamente a sinistra. A una trasmissione da reduci del GF incontra Barbara Palombelli e le confida il proposito. È un domino: il sindaco di Roma Francesco Rutelli (marito della Palombelli) lo manda da Walter Veltroni che lo rimbalza ai Ds pugliesi. Il ragionamento è poco gramsciano: un volto noto potrebbe dragare voti presso i non miIitanti. Niente, all’ultimo Casalino si ritira, preferisce provare a fare il giornalista. Prima a TeIelombardia, dove sostiene di essere stato licenziato perché criticava troppo duramente la Lega, poi a Tele Norba, pupillo di Lamberto Sposini. È il 2008, c’è il secondo Vaffa Day e Casalino individua il suo nuovo messia: Beppe Grillo.

I 5 Stelle

Entra nel Movimento 5 stelle, piace soprattutto a Vito Crimi, mette a frutto le tecniche televisive e indirizza con qualche dritta di marketing quell’esercito di neofiti. Riempie un vuoto, funziona sempre così. Nel frattempo ci sarebbero anche gli amori di un omosessuale lacerato e dubbioso, che rivela: «Se ci fosse una pillola per diventare etero la prenderei». È un elenco senza distinzione di sesso: dal compagno di scuola Markus alla giapponese Mieko, da Giuliana la fisioterapista ad Anastasia la lap dancer, da Daniel a Yoandys, a Gaetano, fino a Josè. È il compagno ufficiale, quello che lo mette in difficoltà con le scommesse in Borsa finite nel mirino dell’antiriciclaggio. Lo porterà anche al Quirinale in un incontro con Sergio Mattarella.

 

(Nella foto Rocco Casalino)