Rai, la rete nostalgia
Rai1 e quella nostalgia “canaglia” che allontana i giovani
Corriere della Sera, pagina 51, di Aldo Grasso
(…)
Non bastava Techetechetè, ci voleva Carlo Conti. Da quando esiste la riproducibilità tecnica delle opere, la nostalgia è diventata una componente essenziale dei media, generata in continuità, come già osservava (se non sbaglio) il ricercatore principe del tempo perduto, Marcel Proust, quando sosteneva che le «canzonette» scatenano quel tumulto di sentimenti che chiamiamo reminiscenza, il riaffiorare di vecchi ricordi (i media son una macchina del tempo perduto). La nostalgia, un sereno equilibrio di inconvenienti, ci costringe a vivere in ciò che non c’è più, ci fa credere di aver vissuto giorni migliori, ma intanto ci allontana dal presente perché è impossibile scremarlo. Amiamo il nostro passato perché lo abbiamo svuotato di qualsiasi smania, di qualsiasi contenuto. La nostalgia è canaglia, ma è anche accozzaglia.
La nostalgia piace al pubblico più adulto ma allontana quello più giovane che, se mai, preferisce guardare il passato attraverso i frammenti di YouTube: Tele-Inps contro Tele-Precarietà.
(Nella foto I migliori anni)