Pubblicato il 12/03/2020, 15:04 | Scritto da La Redazione

Oggi in edicola: Nicola Porro parla della sua quarantena

Nicola Porro: «Chi è malato non ha colpe e non siamo mica radioattivi»

Il Giornale, pagina 1, di Luigi Mascheroni.

Nicola Porro lunedì ha annunciato di essere positivo al Covid-19. È al quarto giorno di quarantena, chiuso in casa.

Ciao Nicola. Come stai?

«La mattina bene, la sera come se mi fosse passato sopra un tram: male. Non riesco a leggere, né a vedere la tv, ho 38-39° di febbre, tossisco».

Cosa è successo?

«Sabato non mi sentivo bene. Domenica sera sono andato all’ospedale Spallanzani, qui a Roma, e ho fatto il tampone. Il giorno dopo mi ha chiamato il professor Antinori per dirmi che ero positivo».

Primo pensiero?

«Che era una grande rottura di scatole. Le influenze passano, ma questa è diversa… Appena dici Coronavirus scatta una censura sociale per cui non puoi fare nulla. Diventi radioattivo per tutte le persone che ti stanno attorno. Chi ho incontrato deve mettersi in quarantena, significa che gli ho creato un pasticcio pazzesco».

Dove sei ora?

«Io sono a Roma, in casa. Da solo. Moglie e figli sono in Svizzera, dove anch’io sono sempre stato in questo periodo, prima di passare da Milano e poi venire a Roma. L’ultima volta li ho visti il primo marzo, compleanno di mio figlio».

Quindi loro non corrono pericolo.

«No. Li sento per telefono, va tutto bene. Vedi: ci lamentiamo del fatto che qui sono tutti generali ma poi mancano i colonnelli, ci lamentiamo dei decreti che non sono chiari… Poi però ci sono cose che funzionano benissimo: la telefonia, Internet. Io sono isolato, ma la Rete mi salva».

Internet non era un demone…

«No, infatti… Anche se poi… prova a ordinare la spesa online a Roma. È impossibile. Io non voglio assaltare i supermercati, però…».

Chi ti aiuta?

«Degli amici: mi portano le cose che mi servono e me le lasciano fuori dal portone».

Prima ti ho chiesto come Stai. Ora, come ti senti.

«Di “testa” bene. Mi ha impressionato la quantità di messaggi via mail e WhatsApp. Così tanti da preoccuparmi, perché penso: “Non sto bene, è vero.

Ma non sto morendo”. E poi ho capito: il 90% delle persone che mi chiama lo fa per chiedermi i sintomi e il decorso della malattia. Cosa che nessuno fa mai, nemmeno per una polmonite. Intendiamoci: curiosità legittima. Il fatto è che questo virus è diventato un fenomeno mediatico».

Molto o troppo?

«Questa epidemia ormai fa leva sull’inconscio collettivo e ha scatenato una grande paura di cui tutti ci stiamo alimentando e che a nostra volta alimentiamo. Siamo terrorizzati. Ma alla fine è un’influenza. Brutta, peggiore delle altre. Ma un’influenza. Dalla quale si guarisce».

 

(Nella foto Nicola Porro)