Pubblicato il 19/11/2018, 19:03 | Scritto da Gabriele Gambini

Poetico e feroce: su LaEffe arriva Cardinal, il noir letterario ambientato in Canada

Poetico e feroce: su LaEffe arriva Cardinal, il noir letterario ambientato in Canada
In onda martedì 20 novembre su laF (Sky 135) le avventure dell'investigatore interpetato da Billy Campbell nella serie thriller tratta dai romanzi di Giles Blunt.

Cardinal, composta da quattro stagioni, è tratta dai romanzi dello scrittore canadese Giles Blunt, vincitore nel 2001 del Premio Silver Dagger al Crime Writers’ Association e coproduttore della serie stessa

 

 

L’inverno è uno dei protagonisti sottotraccia dei primi due episodi di Cardinal (LAF, dal 20 novembre in prima serata), serie noir ambientata in Canada, ispirata ai romanzi di Giles Blunt, editi in Italia da Sperling&Kupfer. L’inverno, e più in generale l’alternanza delle stagioni – un periodo dell’anno diverso fa da sfondo ai casi presentati di edizione in edizione – che rendono Cardinal ovattato e nero quasi fosse un giallo scandinavo.

Uno di quei “polar” dove la differenza tra il bene e il male non è mai del tutto netta e l’animo umano è scandagliato con la stessa profondità con cui la natura, più matrigna che materna, mette alla prova gli uomini e la loro razionalità.

Proprio la razionalità è uno dei punti di forza del detective John Cardinal (Billy Campbell, candidato agli Emmy Awards come miglior attore per questa parte): tratti somatici da duro navigato che le ha viste tutte, eleganza stropicciata del galantuomo rassegnato, esperto nel risolvere i casi d’omicidio, e però con qualche scheletro nell’armadio nel suo passato di poliziotto nascosto tra le pieghe di una coscienza che lo spettatore imparerà a molcere. Cardinal è un misto tra uno Sherlock un po’ meno spavaldo e un Marlowe dell’hard boiled ruvido. Nei primi due episodi indagherà su omicidi seriali compiuti a danni di pre adolescenti. Non sarà solo. I suoi superiori gli affiancheranno la collega Lise Delorme (Karine Vanasse), sia per coadiuvarlo nelle ricerche del colpevole, sia per far luce a sua insaputa sul sospetto di corruzione che ne macchia la condotta.

Proprio la mancanza di un riferimento manicheo – Cardinal è sì all’apparenza “un buono”, ma un buono ricco di umanità e di difetti – affranca la serie dagli stereotipi indulgenti cari alle fiction italiane e rende l’intreccio interessante su due livelli: quello della risoluzione del caso e quello della personalità dei personaggi messi in scena. La stessa detective Delorme, pur essendo vittima dei luoghi comuni sulle donne d’azione di quest’era (femminilità virilizzata, aneliti reiterati all’indipendenza, un marito che fa il cuoco e che si comporta nei suoi riguardi come una casalinga disperata, ribaltando i generi alla maniera tanto cara agli anglosassoni), diventa un contraltare coraggioso e accattivante per dipanare una matassa umana, non soltanto procedurale. Uno Watson meno incline alla subordinazione, un Mascaranti di Duca Lamberti (cit. Scerbanenco) invero più grazioso.

Questi sono gli elementi che rendono Cardinal un progetto necessario. Usa l’espediente del delitto per rappresentare quelle pulsioni che da sempre sono il motore di drammi e commedie.

Gabriele Gambini

(nella foto la locandina di Cardinal)