Pubblicato il 08/06/2018, 14:03 | Scritto da F. Canzonettari
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Pino è il concerto-tributo a Pino Daniele: è mancata la narrazione, peccato

Pino è il concerto-tributo a Pino Daniele: è mancata la narrazione, peccato
Molte esibizioni, alcune buone altre meno, ma la sensazione che mancasse un filo logico nel racconto del grande artista napoletano è rimasta, lasciando un po' di amaro in bocca.

Pino è senza racconto e filo logico

Detto che tutti gli intenti dell’iniziativa, quello di ricordare e celebrare Pino Daniele e quello di raccogliere donazioni benefiche, sono apprezzabilissimi; e detto che questa serata vista in televisione è parsa lunghissima, mentre probabilmente per chi era allo stadio San Paolo è volata via; e detto che sarebbe ingeneroso commentare una per una le singole esibizioni, alcune delle quali sono parse penalizzate da qualche problema di acustica (quasi cinque ore di cambi palco sono devastanti, da reggere e da gestire); e detto, infine, che stare a questionare sulla pronuncia della lingua napoletana di alcuni dei partecipanti, come ho visto fare su Twitter, è del tutto pretestuoso; va però detto anche che quello che è mancato, a mio avviso, è stata quella che quelli bravi chiamano «narrazione», e che quelli che vogliono sembrare più cool chiamano «storytelling».

In altre parole, queste quasi cinque ore non hanno seguito un filo logico riconoscibile, né logico, né cronologico, né musicale. Ogni esibizione si è succeduta alla precedente senza che fosse visibile alcun collegamento, trasformando una serata che sarebbe dovuta essere di commozione in una specie di Festivalbar allo stadio San Paolo anziché all’Arena di Verona. E Pino Daniele da solo – il ricordo, il pensiero, l’arte di Pino Daniele da soli – non sono bastati a dare un senso di spettacolo televisivo a una rassegna disorganica, per quanto punteggiata di momenti emozionanti.

A me, e lo scrivo a titolo del tutto personale, resteranno alcune interpretazioni: quella di Giorgia per Questo immenso, la Generale di Francesco De Gregori contaminata da Enzo Avitabile, la Cammina cammina di un grandissimo Massimo Ranieri, il duetto blues di Sangiorgi e Zampaglione su Non me scuccià.

E se questa serata ci ha fatto ricordare Pino Daniele che non c’è più, ha avuto anche il merito di farci riscoprire anche un grandissimo musicista come James Senese, il cui sax ha giganteggiato ogni volta che ha avuto spazio.

 

F. Canzonettari

 

(Nella foto James Senese tra Emma Marrone e Alessandro Siani)