Pubblicato il 14/05/2018, 18:03 | Scritto da Guglielmo Cancelli

Arrivano le classifiche di YouTube: ecco perché ne vedremo delle belle (se sapremo dove guardare)

Arrivano le classifiche di YouTube: ecco perché ne vedremo delle belle (se sapremo dove guardare)
Il gigante mondiale dello streaming da una settimana a questa parte offre al pubblico, gratuitamente, le proprie chart. Una mossa che nasconde retroscena importanti, dei quali a nessuno fa comodo parlare.

Sul Tubo sono arrivate le chart per i video musicali

Così alla fine sono arrivate: YouTube, da una settimana a questa parte, compila in proprio delle classifiche in base alle visualizzazioni erogate tramite la propria piattaforma. Le chart, visibili all’indirizzo YouTube.com/charts, sono per il momento quattro: una aggiornata praticamente in tempo reale (chiamata Trending, e riservata alle “novità musicali e i brani più popolari”) e altre tre – Top Songs, riservata alle canzoni visualizzate in versione ufficiale, Top Artists, dedicata agli artisti e Top Videos, riservata ai video – aggiornate settimanalmente.

Dal quartier generale di San Bruno, California, il team guidato da Lyor Cohen ha fatto le cose in grande, facendo debuttare il servizio in 44 paesi in tutto il mondo, Italia compresa: dato che a certi livelli niente succede mai per caso, è bene che l’operazione – che mediaticamente parlando è passata quasi in sordina presso il pubblico generalista – venga inquadrata in un contesto più generale.

Industria discografica e YouTube, non è una novità, stanno litigando da diverso tempo. Oggetto del contendere è il value gap, ovvero la disparità tra retribuzioni corrisposte alla discografia da servizi di streaming musicale a pagamento tipo Spotify e la piattaforma di video sharing controllata da Google, che essendo secondo la legislazione americana classificata come safe harbor può in parole poverissime fare come gli pare, stabilendo univocamente quanto pagare i propri fornitori di contenuti – in questo caso, appunto, la discografia.

È vero che si parla da anni del debutto di YouTube Red, la versione in abbonamento – e senza pubblicità – del YouTube normale che potrebbe da un lato risolvere il problema del value gap e dall’altro togliere il sonno (e non solo) a Daniel Ek e alla concorrenza tutta, ma non guardiamo così avanti. Cosa comporteranno, a breve e medio termine, le classifiche di YouTube?

Cominciamo col dire che con 1 miliardo e 800 milioni di utenti mensili YouTube è il pesce più grosso di tutto l’acquario, ma molto, molto, molto più grosso degli altri. Ora che mercati come quelli americano, francese e italiano conteggeranno solo gli streaming erogati su account premium – e quindi a pagamento – per la redazione delle proprie classifiche, quelle di YouTube inizieranno a rappresentare un’alternativa solida e autorevole, e cosa ancora più importante “democratica”: una specie di versione “street” delle ingessate e istituzionali chart prodotte – come succede in Italia – su commissione dell’industria del disco.

Chiaro che alla discografia la cosa non piacerà. Almeno, non ufficialmente. Mentre il volto istituzionale del musicbiz, attraverso le proprie associazioni di categoria, si muoverà nella migliore delle ipotesi con freddo distacco, nella peggiore con manifesta ostilità, ai piani alti della major si starà valutando il da farsi. Perché YouTube, come tutte le aziende, non ha né nemici né amici, ma solo potenziali partner. Quindi d’accordo il value gap e il classificare la musica non in base al proprio valore di mercato – cioè conteggiando per le chart solo gli stream a pagamento – ma al mero volume di traffico, ma quando si tratterà di vedere il proprio artista in cima alle classifiche del primo player al mondo nel segmento dello streaming musicale qualche domanda ce la si porrà.

Non diciamo che le major pagheranno sottobanco per spingere i propri artisti sulla piattaforma, perché dopo tutto non ce ne sarà bisogno. Semplicemente, si riproporrà a grandi linee lo schema già visto a suo tempo con Spotify, con esclusive e contenuti extra utili a mettere in vista i propri prodotti alla più vasta platea presente sulla terra. Le restanti saranno giusto chiacchiere buone solo a far parlare (tra loro) gli addetti ai lavori.

 

Guglielmo Cancelli

 

(Nell’immagine il logo di YouTube)