Pubblicato il 28/03/2018, 17:02 | Scritto da Tiziana Leone

Per Fabrizio Frizzi tra le tante corone di fiori ce n’è una che dice: Dai figuranti dell’Eredità

Per Fabrizio Frizzi tra le tante corone di fiori ce n’è una che dice: Dai figuranti dell’Eredità
I figuranti solitamente sono figuranti. Ma per Frizzi no. Erano persone. Come tutte quelle che sono arrivate fin dal primo mattino per assistere al suo funerale.

L’ultimo saluto a Fabrizio Frizzi, morto domenica notte, in una piazza gremita. Milly Carlucci, Carlo Conti, Antonella Clerici e Flavio Insinna leggono tra le lacrime poesie e brani del Vangelo

Alle dieci del mattino Piazza del Popolo è già gremita. Migliaia di persone accatastate vicino alle transenne aspettano Fabrizio Frizzi. Mancano ancora due ore, prima che il feretro arrivi. Ma nessuno vuole allontanarsi. Ci sono i turisti che non capiscono cosa succeda. Ci sono i romani. Ma non solo. Una signora con la stampella è arrivata da Napoli. «Che mi fate entrare per piacere?». Gentilmente il servizio d’ordine risponde che non si può, la Chiesa degli artisti è piccola, gli ingressi sono già contingentati.

Tra i primi a entrare Max Biaggi e Rita Dalla Chiesa. Sulle prima panca ci sono i nomi di Carlo Conti, Antonella Clerici, Flavio Insinna, Milly Carlucci. Gli amici di sempre, i colleghi di sempre. Dietro c’è Biaggi, dietro ancora Simona Ventura e Paolo Bonolis. In piedi nelle retrovie Fiorella Mannoia e Vincenzo Salemme, Cristina Chiabotto la noti perché svetta.

A mezzogiorno meno un quarto arriva il feretro. Lo si capisce dal lunghissimo applauso che la gente tributa a Fabrizio fuori nella piazza: il colpo d’occhio dall’alto dei gradini della Chiesa è disarmante. Una folla immensa, disperata, che applaude. Mentre su Rai 1 vanno in onda le immagini in diretta dei funerali, dentro la Chiesa continuano ad arrivare amici e personaggi, con Gerry Scotti entrano anche i dirigenti di Mediaset, che restano in fondo accanto a Pierluigi Pardo. Massimo Giletti non si dà pace. Carlo Conti lascia trasparire l’emozione leggendo le prime due righe della poesia degli artisti. Ma dietro, a piangere, ci sono già tutti.

Fuori c’è la folla silenziosa che ascolta la Messa, che si muove solo quando è il momento di scambiarsi un gesto di pace, che ha pudore persino di tirar fuori il cellulare. Solo quando la bara di Frizzi esce la piazza esplode: Fa-bri-zio scandito come in un coro da stadio, mentre lì davanti al carro funebre amici e parenti non riescono ancora a realizzare che davvero stavolta è tutto finito. C’è gente affacciata dai palazzi, gente in piedi sui gradini sotto l’obelisco, gente assiepata sulla collina sopra il Bolognese, sul selciato un’infinità di corone di fiori spedite da chiunque. Tra le tante una recita: «Dai figuranti dell’Eredità». Ecco, Fabrizio considerava i figuranti persone. Non figuranti. È questa la differenza tra lui e tutto il resto.

 

Tiziana Leone

 

(Nella foto Fabrizio Frizzi)