Pubblicato il 30/06/2017, 13:31 | Scritto da La Redazione
Argomenti: , ,

Curreri, Solieri e Braido sul palco del concerto di Vasco Rossi su Rai 1

Noi, sul palco con Vasco Rossi: Curreri, Solieri e Braido raccontano il megaconcerto da 220mila spettatori

Rassegna stampa: Corriere della Sera, di Andrea Lanfranchi.

Uno ha conosciuto Vasco Rossi prima che diventasse Vasco e basta. Un altro quando stava per diventarlo. E il terzo quando era già una rockstar. Tre musicisti; tre storie che si incontreranno sul palco del concerto evento di sabato a Modena: quarant’anni di carriera in una notte, 220 mila persone nel pubblico per il record mondiale di biglietti venduti, un’area di 700 metri per 400 e una scenografia con un fronte palco di 125 metri.

Il primo è Gaetano Curreri. È stato il leader degli Stadio a convincere un riluttante Vasco a cantare; con lui ha firmato classici come «Un senso» e «Buoni o cattivi» e successi per Patti Pravo, Noemi e Irene Grandi; un’amicizia che dura da più di 40 anni. Maurizio Solieri è stato un chitarrista storico di Blasco dagli esordi fino al 2014, con un paio di burrascose interruzioni. A Modena Park ci sarà anche Andrea Braido alla chitarra fra il 1989 e il 1993, gli anni dello sbarco negli stadi. A loro tre Vasco ha affidato i momenti strumentali del megashow. Braido e Solieri faranno un duello di chitarre a distanza. Curreri sarà al pianoforte. Lo strumento da cui è partito tutto. «Ascoltavo Vasco fare il deejay a Punto Radio e come un topo col pifferaio presi la corriera da Vignola per andare in collina a Zocca a conoscerlo. Noleggiai un pianoforte e lo portai negli studi. Ci facevo degli stacchi musicali e nel frattempo cercavo di intercettare Vasco per lavorare alle sue prime canzoni», ricorda Curreri.

Erano gli albori delle radio private. Voci che diventavano personaggi. L’emittente di Zocca si era inventata i PuntAutori, deejay che alle feste della radio si esibivano come cantautori. «Vasco faceva una canzone e la lasciava a metà: “torno a mettere i dischi che è meglio”. La prima volta che ne fece una intera fu al Jeans Club di Finale Emilia. Non l’ha mai pubblicata. Faceva “era vestita di bianco lo stesso”, era la storia di una ragazza che si sposava e si scopriva che era incinta del prete». Solieri entra in scena poco dopo. Marzo 1977. I PuntAutori dovevano fare un provino a Milano, c’era bisogno di un chitarrista e un amico comune chiamò Maurizio. «Ci incontrammo alla stazione di Modena. Capelli corti, felpa e jeans scampanati. Aveva la custodia di una Ovation, chitarra che avevo visto solo in mano a Genesis, Pfm e altri grandi. Me la fece provare e alla fine disse “caz… sei molto bravo”».

Dopo aver prodotto i primi due dischi Curreri se ne va con Dalla. «Vasco dice che l’ho tradito. Ci rimase male. Per me fu come andare a fare l’Erasmus per tornare a casa con più conoscenze». Solieri vive da dentro l’esplosione del fenomeno. «Oggi vedo tanti con la bava alla bocca pur di arrivare al successo subito. Allora ci sentivamo i Rolling Stones anche se suonavamo solo per noi. E anche se abbiamo litigato non c’è nessun rancore». Qualche lite c’è stata anche con Curreri: «Abbiamo pianto pur di non arrivare alle brutte parole. Io da musicista di impostazione classica, mi ha sempre soprannominato Betothen, volevo fargli rispettare dei codici mentre lui voleva cantare in maniera libera».

Vasco diventa il simbolo del sesso, droga e rock and roll. «Raccontava il modo di eccedere di una generazione. E quegli anni li abbiamo vissuti con allegria. Per dire… le donne ci piacevano molto», ammette Solieri. Vasco e Curreri, il maledetto del rock e il bravo ragazzo. «Quando sei diverso trovi nell’altro quello che ti manca». Braido è stato parte del grande salto negli stadi. «Lui è l’unica e vera rockstar. Non solo per i numeri ma per la musica e la voce». I punti di forza di Vasco. «Mi colpì sin dall’inizio per l’originalità delle sue canzoni — spiega Solieri —: erano ispirate ai cantautori ma aveva un’attitudine nella voce che si sposava alle chitarre rock distorte che amavo». E il Vasco privato? «Il contrario di quello che lui dice di me: non tradisce mai — sorride Curreri —. Non hai bisogno di chiedere, sai sempre che è lì vicino».

Ritrovarsi di fronte a 220 mila persone non è cosa da tutti i giorni. «Ho fatto il primo San Siro con Vasco a 26 anni. Ero emozionatissimo e non consapevole di quello che stava accadendo. Adesso faccio yoga e meditazione, so che devo concentrare il meglio di me stesso in quei 9 minuti», dice Braido. Curreri va ancora più indietro nel tempo: «Un sogno che si avvera. Durante le registrazioni del secondo disco giravo per via Indipendenza a Bologna con la sensazione che prima o poi tutti quelli che erano in strada avrebbero cantato “Alba Chiara”».

(Nella foto Vasco Rossi)