Pubblicato il 21/06/2017, 17:16 | Scritto da Francesco Sarchi
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Okja: la fiaba moderna di Netflix in chiave ambientalista

Okja è stato candidato alla Palma D’Oro 2017

Ci sono film leggeri, spensierati, con una trama debole e che puoi tenere di sottofondo mentre fai tutt’altro e poi ci sono quei film impegnati, che hanno più chiavi di lettura e che, una volta finiti, ti lasciano qualcosa, di solito molte domande. Ecco, Okja fa parte della seconda tipologia di pellicole, ma questo non vuol dire che non sia un film per tutti, anzi, l’ultima fatica di Netflix è uno di quei film che va visto, senza se e senza ma.

Partiamo subito dal tasto dolente, la prima mezz’ora di film è più un atto di fede che altro, è lenta e noiosa, forse volutamente, ma serve per introdurre lo spettatore alle vicende spiegate più avanti nel film e a presentare i due veri protagonisti della pellicola: Mija, una ragazzina quattordicenne orfana (come da tradizione di tutte le fiabe) che abita fra le montagne della Corea del Sud insieme al nonno, con il quale alleva per dieci anni il “super maiale” Okja, vera star della pellicola.

I cattivi, perché in ogni fiaba i cattivi ci vogliono, sono rappresentati dalla Mirando Corporation, una multinazionale del food che ha sviluppato i super maiali geneticamente con lo scopo di risolvere il problema della fame nel mondo e di produrre cibo squisito a basso costo, che dieci anni prima delle vicende narrate nel film ha spedito 26 super maiali ad altrettanti allevatori nel mondo nell’ambito di un concorso per scegliere quale fosse il migliore e per mascherare le attività poco limpide che la stessa azienda compie da sempre nella sua sede a New York.

Pinocchio aveva il grillo parlante, Cenerentola la fatina e la piccola Mija si troverà aiutata nel tentativo di salvare Okja dal famigerato A.L.F., che non è un alieno di una serie Tv anni ’80, o almeno non solo, ma è l’Animal Liberation Front, tradotto in Fronte di Liberazione Animale, che prima in Corea del Sud e poi negli Stati Uniti starà alle costole della Mirando con metodi non violenti, ma al tempo stesso fuori legge, come ogni associazione animalista che si rispetti.

Il cast di Okja è sicuramente notevole, con attori affermati alternati a giovani promettenti: la piccola Ahn Seo Hyun interpreta Mija e lo fa bene, anche se il pezzo forte della squadra di attori è composta dagli appartenenti alla Mirando Corporation con Tilda Swinton sugli scudi nel ruolo di Lucy Mirando, CEO della compagnia combattuta fra il dover far profitti e l’apparire perfetta agli occhi dell’opinione pubblica. Al fianco di Lucy c’è l’imperturbabile consulente Frank Dawson, interpretato dall’ormai sempre più uomo di fiducia di Netflix Giancarlo Esposito (il Gustavo Fring di Breaking Bad\Better Call Saul), sempre a suo agio quando deve fare ruoli controversi e Jake Gyllenhaal che presta il volto al dottor Johnny, il veterinario star della televisione scelto come volto della compagnia per i media. Degna di nota anche l’interpretazione di Nancy Mirando, sorella di Lucy. Gli interpreti dell’ALF sono tutti ragazzi giovani, di cui il più conosciuto è sicuramente Steven Yeun, noto ai più come Glenn di The Walking Dead, con Paul Dano, autore di una buona interpretazione di Jay, capo dell’organizzazione composta da Red (Lily Collins), Silver (Devon Bostick) e Blond (Daniel Henshall).

Come detto il film non è dei più leggeri, anzi, alcune scene sono per stomaci forti e le tematiche etiche che racchiude la pellicola Netflix sono di quelle che non possono lasciare indifferenti, ho visto molti colleghi uscire con gli occhi lucidi alla fine della proiezione, e che ha al suo interno alcune contraddizioni (penso volute) che non faranno altro che alimentare le domande nascenti nello spettatore man mano che il film procede, ma aggiungo altro per evitare spoiler involontari.

Il regista Bonf Joon Ho, anch’egli Sud Coreano, ha impacchettato un buon prodotto a metà strada fra il documentario di denuncia, il film impegnato e un prodotto per famiglie, cosa non facile da realizzare, ma sicuramente consigliato a tutti, sicuramente mercoledì 28 giugno, quando uscirà su Netflix io lo riguarderò volentieri, cosa che consiglio di fare a tutti.

Francesco Sarchi

(Nella foto Tilda Swinton)