Pubblicato il 29/10/2016, 13:04 | Scritto da La Redazione

Da Mediaset a Rtl, con i nuovi poli il settore è più vitale che mai

Il mezzo radiofonico ha quasi cent’anni ed è molto molto vitale

 

 

Rassegna Stampa: ItaliaOggi, pagina 19, di Claudio Plazzotta

 

COMPRAVENDITE E AGGREGAZIONI PER UN COMPARTO CHE VALE 400 MILIONI DI RACCOLTA PUBBLICITARIA

Da Mediaset a Rtl, con i nuovi poli il settore è più vitale che mai

 

Il mezzo radiofonico ha quasi cent’anni, da oltre mezzo secolo se ne profetizza la fine (dopo l’affermazione della televisione), ma, come sempre accade quando si tratta di mass media, i profeti non ci azzeccano molto. Basti pensare alla rivoluzione avvenuta nel mondo in fm italiano in poco più di un anno, che dimostra la grande vitalità di un settore che vale quasi 400 milioni di euro di raccolta pubblicitaria. Nei nuovi assetti che si sono determinati si vanno ora a confrontare il polo Mediaset, che edita R101, 105 e Virgin per complessivi 8,7 milioni di ascoltatori nel giorno medio (ai quali si potrebbero aggiungere gli 1,1 mln di Rmc, di cui Mediaset cura solo la raccolta pubblicitaria), quello del gruppo Espresso, che edita Deejay, m2o e Capital (per un totale di poco più dì 8 milioni di ascoltatori, cui si potrebbero sommare gli 1,6 mln di Radio Subasio, di cui Manzoni-Espresso cura solo la raccolta) e l’aggregazione che va nascendo attorno a Rtl 102,5: l’emittente, insieme con Radio Zeta l’Italiana, vale già 7,8 milioni di ascoltatori nel giorno medio. E con Radiofreccia, che partirà nei prossimi giorni, si prepara a sfondare quota 9 milioni complessivi nel giro di pochi mesi. Dalle compravendite sono per ora rimaste escluse sia Radio Dimensione Suono (4,6 mln di ascoltatori), sia Radio Italia (4,4 mln). Che solo fondendosi (ma l’opzione è puramente scolastica, e del tutto irrealistica) potrebbero raggiungere una potenza di fuoco (nove milioni di ascoltatori) paragonabile a quella degli altri tre poli editoriali radiofonici. Rds va per la sua strada con una concessionaria interna e conti in ordine. Radio Italia, raccolta da Mediamond (Mediaset) fino al dicembre 2016, è invece da alcuni mesi alla ricerca di alternative: il Biscione, infatti, non potrà proseguire nel rapporto per questioni di Antitrust (e nel 2017 dovrà lasciare, per gli stessi motivi, anche la raccolta di Kiss Kiss). In estate sembrava praticamente raggiunta un’intesa tra Radio Italia e Discovery Media (la concessionaria del gruppo Discovery). Ma al broadcaster americano sarebbe interessata anche una compartecipazione azionaria in Radio Italia, che invece non è andata in porto. Saltata l’opzione Discovery, il mercato dà ora praticamente per fatto l’accordo tra Radio Italia e Manzoni (concessionaria del gruppo Espresso). L’inizio di questa inattesa rivoluzione del mondo radiofonico italiano ha comunque una data precisa, il 4 maggio 2015, quando il consiglio di amministrazione di Rtl 102,5 hit radio autorizza il presidente Lorenzo Suraci a perfezionare a Mondadori l’offerta per il 100% di R101: mette sul tavolo 36,5 milioni di euro. Segrate, che di radio non ne può più, sta per accettare. Ma, colpo di scena, intervengono i cugini di Rti (Mediaset), che, attraverso Publitalia, vedono nel mercato radiofonico una interessante diversificazione del business. E il 30 giugno 2015 offrono a Mondadori 37 milioni di euro per l’80% di R101. L’affare si chiude, e a questo punto Rti-Mediaset diventa un nuovo importante editore del mondo radio. Tanto che di lì a pochi mesi concluderà pure l’acquisizione di Finelco, portandosi a casa 105 e Virgin, e lasciando invece Rmc al precedente editore Alberto Hazan. Naturale che Suraci, che con Rtl 102,5 è leader assoluto negli ascolti italiani con quasi 7 milioni di ascoltatori nel giorno medio, non potesse assistere impassibile a questo mutato scenario. L’imprenditore capisce che il suo polo deve espandersi e dotarsi di bocche di fuoco paragonabili alla concorrenza. Le risorse non mancano, anche perché il gruppo Rtl 102,5 ha chiuso il bilancio consolidato 2015 con un patrimonio netto di 95,4 milioni di euro (erano 86,5 nel 2014), valore della produzione di 62,7 milioni (55,2) e utili netti per 10 milioni (5,87). La raccolta pubblicitaria, pari a 40 milioni di euro, sale del 13% sul 2014, e i debiti sono di piccola entità. E allora nell’ottobre 2015 rileva Radio Zeta (attraverso la società controllata Radio Mobilificio di Cantù) per trasformarla in un network di peso che poi lancerà in pompa magna nel gennaio del 2016 col nome di Radio Zeta l’Italiana. Un’emittente che nel giugno 2016 sfiora già il milione di ascoltatori e il cui bacino è destinato a crescere. Ma non basta. Quindi, proprio questa estate, Suraci inizia il corteggiamento alle frequenze di Radio Padania e alla sua concessione nazionale. Come raccontato da ItaliaOggi del 10 agosto, ci sono degli approcci, ma poi si torna indietro perché si capisce che una radio commerciale (Radio Mobilificio di Cantù) non può comprare frequenze da una radio comunitaria (Radio Padania). Per rispettare le regole, quindi, Suraci fonda l’Associazione culturale radiofonica comunitaria, e, come anticipato da ItaliaOggi del 19 ottobre, attraverso questa struttura completa l’acquisizione di 136 frequenze e della concessione nazionale da Radio Padania. Frequenze e concessione che serviranno al gruppo Rtl per creare una radio comunitaria (che avrà quindi limiti di affollamento pubblicitario) e che dovrebbe essere (anche se il gruppo, per ora, non lo conferma) la nuova emittente Radiofreccia presentata giovedì scorso dallo stesso Suraci. Vedremo se a questo punto si chiuderà il cerchio nel comparto radio o assisteremo a nuovi colpi di scena. Di sicuro il settore è più vivo che mai. Come d’altronde quello della tv generalista (basta vedere le battaglie all’ultimo rilancio per acquistare gli lcn 8 e 9), dei quotidiani cartacei (la scalata al Corriere della Sera e alla Gazzetta dello sport, dove si sono sfidati alcuni tra i principali gruppi industriali italiani), dei libri (Mondadori che si compra Rcs libri). Tutti mondi che i famosi profeti vedevano agonizzanti e che invece sono ancora tra i principali protagonisti del nostro tempo.

 

(Nella foto, un’immagine di archivio)