Pubblicato il 07/10/2016, 13:32 | Scritto da La Redazione
Argomenti:

Anche Mediaset si butta sulla pubblicità profilata dal 2017

Mediaset, nel 2017 pubblicità regionalizzata

Rassegna stampa: Il Sole 24 Ore, pagina 34, di Andrea Biondi.

Stefano Sala (Publitalia): “Il protocollo tv in arrivo ci permetterà di profilare nel free sui televisori connessi”.

«La grande sfida sarà quella di portare, a partire dall’anno prossimo, l’addressable tv e quindi l’addressable advertising sulla televisione free grazie al nuovo protocollo (Hbbtv, ndr.) attivo al partire dal 2017». Insomma pubblicità profilata per base geografica e abitudine d’acquisto anche sul free. Da Capri, dove ha partecipato al convegno Accelerare x competere x crescere organizzato da EY, Stefano Sala, consigliere d’amministrazione di Mediaset e ad di Publitalia annuncia questa novità sul versante pubblicitario per Mediaset nel 2017. Ed essendo il gruppo di Cologno il principale player del mercato pubblicitario tv (55% del totale) non è da trascurare l’impatto di una mossa che Sky con Ad Smart ha pianificato sulla sua offerta pay e che Mediaset ora pensa di giocare sul free-to-air. Dovranno essere tv connesse, ovviamente, in cui «il nuovo protocollo permetterà di affiancare broadcasting e narrowcasting per dare audience profilata anche sulla televisione free» allo stesso modo «in cui da 4 o 5 mesi siamo partiti senza fare grandi annunci sul digitale con Premium Play».

Sala non la nomina, ma il pensiero va dritto a Sky che ha annunciato il suo voler puntare su pubblicità mirata con AdSmart che, ha ribadito l’ad Andrea Zappia durante un panel in mattinata, presenta «zero problemi sulla privacy, questo è un servizio totalmente trasparente, è il cliente che preme e dà l’ok e anzi gli vengono forniti messaggi più coerenti con i suoi bisogni». Certo è che il passaggio dal mondo lineare a un “ibrido” fatto anche di digitale ha reso più ampia la platea competitiva per i broadcaster. Telco, device maker, produttori di contenuti ma anche gli Ott hanno aumentato la complessità. «Dal 2007 al 2015 si sono persi 3 miliardi di pubblicità», ha spiegato Massimo Beduschi, numero uno di GroupM in Italia, con «un mare che è diventato un lago» e con «una situazione in cui da tanti pesci si è passati a meno pesci, ma due di dimensioni molto maggiori». Riferimento evidente a Google e Facebook.

«Facebook è la piattaforma attraverso cui un numero di persone sempre più elevato accede in maniera immediata alle notizie e contribuisce alla trasformazione del modo in cui il pubblico si informa», ha detto Luca Colombo, Country manager di Facebook, al quale non avranno fatto sicuramente piacere le parole di Michael Wolff che ha sostanzialmente avanzato l’idea di un vulnus sulla qualità dei dati dei colossi web. Che il quadro della tv sia cambiato è però fin troppo chiaro. «Vogliamo continuare a crescere e per farlo ci stiamo trasformando da media company a social destination, che significa produrre contenuti pregiati e allo stesso tempo avere una relazione più articolata e sofisticata con il pubblico», ha spiegato Alessandro Araimo, Coo Discovery Sud Europa. Chiusura con Antonio Campo Dall’Orto in videoconferenza da Roma, che ha messo in evidenza il tentativo Rai di percorrere una strada fatta di «vocazione internazionale dei contenuti» e digitale espresso anche nelle collaborazioni sviluppate con Netflix e Youtube.

 

(Nella foto la sede Mediaset a Cologno Monzese)