Pubblicato il 05/10/2016, 13:31 | Scritto da La Redazione
Argomenti:

Ecco la nuova legge sull’editoria. Tetto agli stipendi Rai

Editoria, sì alla legge per il rilancio. Passa il tetto agli stipendi della Rai

Rassegna stampa: Il Sole 24 Ore, pagina 22, di Marco Mele.

La Camera approva senza modifiche il testo passato in Senato. Nasce il Fondo unico per il pluralismo, finanziato anche con il canone per la tv.

L’editoria ha la sua nuova legge di settore. L’ha approvata ieri la Camera dei deputati, in terza lettura, senza modificare il testo del Senato. I voti a favore sono stati 275, 80 i contrari, Movimento 5 Stelle e Forza Italia, e 32 gli astenuti (Lega Nord e Fratelli d’Italia). Nasce il Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione, che sostituisce quello previsto dalla legge di stabilità 2016. Quest’ultimo era destinato solo all’emittenza televisiva e radiofonica locale, quello della nuova legge anche all’editoria. Per la Fieg, la federazione degli editori, è «un traguardo importante, ma è necessaria la rapidissima emanazione dei decreti attuativi, garantendo, nella prossima legge di bilancio, le relative coperture finanziarie». Per la Federazione della stampa «si pongono le basi per il rilancio del sistema dell’informazione. Dovrà ripartire da nuove regole antitrust, più che mai urgenti alla luce dei processi di fusione e cessioni della proprietà delle testate».

Il Governo è delegato ad adottare, entro sei mesi, tra gli altri, un decreto legislativo per ridefinire la disciplina dei contributi diretti a quotidiani e periodici. Ne saranno esclusi i giornali di partiti o di movimenti politici e sindacali, i periodici specialistici e le imprese che fanno capo a gruppi editoriali quotati. È prevista una riduzione del contributo alle imprese che superano, nel trattamento economico del personale, il limite dei 240mila euro annui. Per la prima volta, si applica a imprese private il tetto retributivo fissato per i dipendenti e collaboratori di pubbliche amministrazioni statali e delle società partecipate. Nell’ambito di tale delega è prevista l’incentivazione fiscale degli investimenti pubblicitari “incrementali” (anno su anno) su quotidiani e periodici, ma anche sulle televisioni e le radio locali, con benefici per inserzionisti di piccola o media dimensione e le start up. È prevista una delega al Governo per la progressiva liberalizzazione della vendita di prodotti editoriali, garantendo il pluralismo delle testate in tutte le edicole, ma, dal primo gennaio 2017, assicurando tale garanzia solo alle pubblicazioni “regolari” nella periodicità, e registrate al tribunale e in occasione della prima immissione sul mercato.

La concessione di servizio pubblico alla Rai ha durata decennale ed è attuata con decreto del presidente del Consiglio dei ministri, insieme alla relativa convenzione. Fino al 31 gennaio 2017 continua a essere applicata la concessione esistente, già prorogata sino al 31 ottobre. Agli amministratori, al personale dipendente, ai collaboratori e ai consulenti della Rai si applica il tetto retributivo di 240mila euro annui. Non valgono le esclusioni previste per le società che hanno emesso uno strumento finanziario quotato e per le loro controllate. Tale norma, secondo il consigliere Rai Arturo Diaconale «rischia di mettere in crisi l’azienda pubblica. La legge ha cassato il nostro piano di autoregolamentazione, con un tetto senza deroghe». Sottolinea invece Michele Anzaldi, Pd: «Gli stipendi dei 41 dirigenti Rai oltre i 240mila euro dovranno essere tagliati, con risparmi di oltre due milioni l’anno». Per Franco Siddi, presidente di Confindustria Radio Tv «è positivo il riconoscimento dell’emittenza locale in una legge generale sui media, salvo una riserva sull’ammontare dei contributi, con l’introduzione degli sgravi sugli investimenti pubblicitari».

Un’ultima delega riguarda le norme sul prepensionamento dei giornalisti e la composizione del Consiglio nazionale dell’ordine dei giornalisti. I cui componenti sono ridotti a un massimo di sessanta (a fronte dei 36 previsti dal testo approvato in prima lettura), di cui due terzi professionisti e un terzo pubblicisti, con almeno un rappresentante delle minoranze linguistiche. Nel triennio 2013-2016 i componenti eletti sono stati 156 tra professionisti e pubblicisti. Quanto ai prepensionamenti, i principi direttivi sono l’innalzamento dell’anzianità anagrafica e contributiva per l’accesso alla pensione di vecchiaia anticipata e la revisione della procedura per gli stati di crisi.