Pubblicato il 31/07/2016, 16:00 | Scritto da La Redazione
Argomenti:

La Rai ha speso 5 milioni di euro per licenziare

La Rai ha speso 5 milioni di euro per licenziare
Viale Mazzini svela la cifra per i bonus alle dimissioni di 25 alti dirigenti. Ma è più alta di quella ipotizzata dal “Giornale”. Così Paolo Bracalini.

La gaffe della Rai: “Gli incentivi? Abbiamo speso quasi 5 milioni”

 

Rassegna stampa: Il Giornale, pagina 14, di Paolo Bracalini.

Viale Mazzini svela la cifra per i bonus alle dimissioni di 25 alti dirigenti. Ma è più alta di quella ipotizzata dal “Giornale”.

Giorni bollenti in Rai, e non per la calura estiva. Le mine esplosive si stanno moltiplicando per i vertici di Viale Mazzini, attesi mercoledì prossimo all’Anticorruzione di Cantone (ma potrebbe presentarsi solo il responsabile dell’Internal auditing, Gianfranco Cariola) per rendere conto delle modalità con cui sono stati assunti una ventina di esterni, malgrado l’enorme quantità di risorse interne Rai (12mila dipendenti), e con retribuzioni in molti casi stellari. La Rai fa sapere di aver inviato il 16 giugno scorso «un’ampia e articolata relazione all’Anac presieduta da Raffaele Cantone», in particolare sul job posting, cioè sulla ricerca di professionalità interne che la Rai è tenuta a fare prima di cercare esterni. Nel frattempo in Parlamento uno schieramento trasversale, che va dalla sinistra Pd a centrodestra e M5s, chiede di congelare il blitz sulle nomine dei tg previsto per il cda del 3 agosto, e condizionare la scelta dei nuovi direttori all’approvazione in commissione di Vigilanza di un piano editoriale sulle news, mai presentato finora.

Così il dg Dall’Orto, deciso a rinnovare i tg Rai in fretta senza aspettare l’autunno (quando ci sarà il referendum decisivo per le sorti del governo Renzi), avrebbe trovato l’exit strategy per procedere con le nomine senza andare allo scontro frontale con i partiti. E quindi cambiare i direttori dei tg ma, contestualmente, presentarli come novità all’interno di un piano sull’offerta informativa del servizio pubblico, progetto a cui ha lavorato Carlo Verdelli, direttore editoriale della Rai, con i suoi vice e super consulenti tipo Merlo di Repubblica (240mila euro di contratto). Le maggiori difficoltà stanno sorgendo per lo spostamento dalla direzione del Tg3 di Bianca Berlinguer, vicina alla minoranza Pd che infatti la difende («No a nomine pilotate per compiacere governo» minaccia Cuperlo) insieme a Sel e grillini, mentre per lo spostamento di Masi, direttore del Tg2, non si registrano proteste, forse perché non in quota centrosinistra, anche se la sua gestione del tg ha portato buoni risultati e occupa quella poltrona da meno tempo rispetto all’«intoccabile» Berlinguer.

In ogni caso, per evitare nuovi casi di dirigenti rimossi e parcheggiati a peso d’oro nel vasto «cimitero degli elefanti» Rai, la direzione generale sta studiando il loro ricollocamento. Alla Berlinguer andrebbe così una striscia informativa quotidiana, mentre per Masi le indiscrezioni parlano della direzione dei Giornali radio Rai. Non si placa intanto la polemica sui mega-stipendi, specie di nuovi assunti, come quello non lontano dai 200mila euro (cifra non ufficiale ma non smentita) di Mario Sconcerti per RaiSport, redazione già zeppa di professionisti (Giampaolo Ormezzano come commentatore Rai prendeva non più di 500 euro a puntata). Il Giornale ieri ha scritto che il costo dei nuovi assunti è stato attorno ai 7 milioni di euro, mentre quello degli incentivi per mandare via 25 giornalisti e dirigenti è stimabile «tra i 2-3 milioni di euro». La Rai, in una lettera di precisazione, rettifica solo il costo degli incentivi. Ma al rialzo: «Meno della metà di 10 milioni di euro», insomma quasi 5 milioni, più di quanto da noi indicato per togliersi di torno i top manager considerati non fidati. Una spesa? No, un risparmio dice la Rai: «Avendo i 25 casi definiti un costo aziendale di un certo rilievo, è evidente che la Rai risparmia denaro pubblico».

 

(Nella foto la statua equestre in viale Mazzini)