Pubblicato il 06/07/2016, 12:32 | Scritto da La Redazione
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Agcom: Sky in testa sui ricavi tv davanti a Mediaset e Rai

Agcom: Sky in testa sui ricavi tv davanti a Mediaset e Rai
Calano gli introiti, ma frena la recessione. Positivi radio e web. Par condicio da rifare. Così Roberta Amoruso sul quotidiano “Il Messaggero” riporta la relazione dell’Agcom.

Televisione 90% dei ricavi a Sky, Rai e Mediaset

 

Rassegna stampa: Il Messaggero, pagina 14, di Roberta Amoruso.

Calano gli introiti, ma frena la recessione. Positivi radio e web. Par condicio da rifare.

La «recessione è in frenata» per il settore media e più in generale nelle comunicazioni. È questa la buona notizia per l’Agcom di Angelo Marcello Cardani. Perché anche quando i ricavi sono in calo per l’editoria (-1,2%), va apprezzata la battuta d’arresto nella flessione, comunque meno sentita per la radio e l’on-line, di fronte alle difficoltà più «strutturali» della carta stampata (-6%). Sono ancora le tv a macinare il grosso dei ricavi del settore nel 2015. Lì dove circa il 90% dei ricavi totali nel 2015 è detenuto dai tre big a podio invariato: Sky sempre regina con una quota del 32,5% (in calo di 1 punto), Mediaset ancora seconda con il 28,4% (+0,4%), tallonata da Rai con il 27,8% (+0,3%). Poi Discovery con il 2,3% (+0,3%) e il gruppo Cairo Communication con l’1,5% (-0,2%), mentre gli altri occupano insieme il 7,4%.

Una conferma per la relazione annuale di Cardani che non dimentica di sottolineare il passo indietro dell’Italia, tra cultura digitale e accesso a internet, e insiste una volta di più contro una legge «vecchia», e che «non serve e non piace a nessuno»: la legge sulla par condicio. Eppure «nessuno si assume la responsabilità politica di riformarla, salvo poi puntare il dito contro l’Autorità», dice Cardani. È la stessa relazione annuale a fare l’ultima fotografia del settore comunicazione, un affare da 52,7 miliardi (-1% rispetto all’anno scorso) dove le tlc sono in calo dell’1,5% e dove i ricavi media passano dai 14,378 miliardi del 2014 ai 14,207 miliardi dell’anno scorso.

LA BANDA LARGA NON DECOLLA A tv e radio la fetta maggiore (8,50 miliardi, +0,8%), con l’editoria ancora in calo (3,99 miliardi, -7.5%), mentre cresce la raccolta su Internet (1,70 miliardi, +5,2%). Ebbene, per il futuro della tv pubblica, Cardani sogna «un orizzonte europeo» e la una Carta dei servizi pubblici radiotelevisivi europei. Ma guarda anche al digital divide. Sarà infatti che all’Italia manca un bel pezzo di «cultura digitale», oppure sarà colpa «dell’invecchiamento della popolazione», come sostiene la stessa Agcom. Fatto sta che l’accesso alla banda ultralarga non è ancora entrato del Dna degli italiani. Tutt’altro. Stando ai dati Eurostat snocciolati dall’Agcom, nel 2015 il 28% degli utenti italiani non ha mai utilizzato Internet, quasi il doppio rispetto al 16% Ue. Non solo. Anche se l’Italia è risalita di un gradino, al 25esimo posto nell’indice Digital Economy and Society, la diffusione degli accessi a banda ultralarga è ancora molto bassa. Certo, il numero di abbonati sulla popolazione è passato dal 3,8% del 2014 al 5,4% del 2015. Ma è lontano anni luce dal 30% dell’Ue.

È colpa degli accessi che non ci sono? Si direbbe di no, visto che i servizi di accesso a reti fisse a banda larga hanno raggiunto il 99% delle abitazioni mentre la banda ultralarga è passata dal 36% del 2014 al 44% del 2015. Il punto per l’Autorità, è che i consumatori italiani continuano a preferire l’accesso alle reti mobili rispetto alle fisse (75% di diffusio2 ne contro il 53%). Chissà se a a far crescere l’appeal dell’Internet superveloce non contribuirà l’ingresso di Enel sul mercato tlc. Su questo l’Autorità garante ha i fari accesi «in collaborazione» con l’Autorità dell’energia per «verificare i possibili effetti concorrenziali nel caso di investimenti diretti della società nel settore (con riferimento a Enel Open Fiber e all’accordo con Metroweb)». Un passaggio apprezzato dal presidente di Telecom, Giuseppe Recchi, sempre pronto a richiamare «regole uguali per tutti». Fari puntati anche sul fronte Telecom, però. L’Agcom sta valutando «nuove regole» per incentivare i concorrenti di Telecom che usano la rete dell’incumbent a chiedere il passaggio alla fibra. Si tratta insomma di stabilire regole e prezzi di switch off della rete in rame e il passaggio alla fibra.

 

(Nell’immagine il logo di Agcom)