Pubblicato il 16/05/2016, 13:30 | Scritto da La Redazione

Se Mediaset Premium esce dal mercato, libera frequenze della banda 700

Frequenze, dal 2022 ce n’è per tutti e se esce Premium mercato libero

Rassegna stampa: Affari&Finanza, pagina 3, di S.Car.

Il passaggio della banda 700 alle telco mobili sta creando polemiche sui tempi e sui modi, perché dimezzerà lo spettro utile. Ma se la pay tv del Biscione passerà sul satellite si libererà un quarto dei canali assegnati alle emittenti e sarà più facile risolvere il problema.

Duemilaventi o 2022? O magari 2025 e perfino 2030? Insomma, quando è esattamente che le tv dovranno lasciare la banda 700 agli operatori di telefonia mobile? E quanti programmi tv o emittenti locali bisognerà chiudere per mancanza di frequenze? Probabilmente nessuno, o solo le locali che già oggi trasmettono al di fuori della legge secondo I’Ue. Senza contare che c’è una seconda possibilità di recuperare una fetta importantissima di spettro radio se Premium, la pay tv da settembre prossimo non più di Mediaset ma di Vivendi, dovesse passare sul satellite: si libererebbero di colpo ben 5 Mux: 3 delle 5 di Mediaset (le altre due servono per i canali in chiaro) La3 di H3g Italia e DFree di Tarak Ben Ammar. Cinque preziose e pregiate frequenze che da sole valgono un quarto di tutte le frequenze assegnate alle tv nazionali. Risultato non da poco se si guarda alla distribuzione odierna dello spettro radio assegnato alle tv.

«Oggi noi occupiamo 30 frequenze, 20 assegnate alle emittenti nazionali e 10 alle tv locali secondo la norma che alle locali assegna un terzo delle risorse totali – spiega Antonio Sassano, docente Ottimizzazione combinatoria a Ingegneria della Sapienza di Roma e tra i massimi esperti italiani di questioni di allocazione dello spettro radio – in teoria con la chiusura della 700 le risorse totali dovrebbero scendere a 14 frequenze. Il vero problema è che l’Italia oggi non occupa 30 canali, 30 Mux, ma fino a 40 per regione perché usiamo ancora molte frequenze che i trattati internazionali assegnano ai Paesi nostri confinanti, specie sul versante adriatico. Le emittenti locali hanno sempre considerato utilizzabili tutte le frequenze lasciate libere dalle nazionali. Convinzione rafforzata dal governo Monti che ha ufficialmente assegnato quelle frequenze fino al 2032. Ma le cose non sono così semplici a causa del coordinamento internazionale.

Questo problema può risolversi soltanto assegnando alle emittenti locali frequenze coordinabili, come per altro il Mise sta facendo in questi giorni». Su tutto questo arriva poi l’agenda Ue. Il cosiddetto Documento Lamy, frutto di un gruppo di lavoro di Bruxelles, dà la scadenza per la consegna della banda 700 alle telco mobili al 2020, con due anni di tolleranza che in Italia si è subito tradotto nel termine del 2022. A questa decisione si aggiunge quella dell’Itu, in pratica l’Onu delle tlc mondiali, che ha fissato al 20301a data entro cui tutto il digitale terrestre dovrà chiudere, quindi uscita totale delle tv da queste frequenze (e non solo le 700) per passare o sulla banda larga o sul satellite. Con un check point al 2025 per confermare, ritardare o perfino anticipare la data del 2030. In Italia Mediaset e le tv in generale si sono schierate a difesa dello status quo. Cercando di guadagnare tempo fondamentalmente per rinviare investimenti.

Mediaset poi ha anche un ulteriore obiettivo che è quello di non deprezzare troppo il valore in prospettiva degli assetti di concessione che ha in portafoglio. Detto in soldoni: in caso di vendita un conto è il valore di frequenze che hanno ancora solo 5 anni di vita, ben diverso invece se si traguarda una scadenza a 10 o più anni. Dal punto di vista delle strategie italiane a Bruxelles, la parola d’ordine che ha visto fin qui schierati tutti assieme è che l’Italia ha bisogno di più frequenze data la “ricchezza” del numero di emittenti. Ma il fatto è che il bisogno di frequenze è sì vero, ma soprattutto perché in Italia siamo in ritardo nell’abbandono delle vecchia tecnologia Mpeg2 che occupata il doppio della banda che serve invece all’Mpeg4 e il quadruplo della nuova tecnologia Hdr.

In pratica oggi su un Mux possono passare 6 canali Mpeg2 oppure 12 Mpeg4 anche con migliore qualità di immagine. Ma questo non si può fare perché se no la metà dei televisori degli italiani non li vedrebbero (l’altra metà è già Mpeg4). Perfino Premium trasmette la maggior parte dei suoi canali in Mpeg2 occupando (e pagando) molta più banda per avere anche una resa di bassa qualità di immagine (e di qui forse parte non piccola della sua scarsa competitività nei confronti di Sky). Le cose miglioreranno dal 2021 quando di tv Mpeg2 non ce ne saranno più in giro e si potranno chiudere tutti i canali di bassa qualità e di grande ingombro. Che è ciò che ha appena fatto la Francia, che ha spento ufficialmente le trasmissioni Mpeg2. Ma sono partiti due anni fa. Noi quello che la Francia ha fatto due anni fa, lo faremo dal prossimo luglio. Quindi, se dovete comprare una tv, attenti alle svendite: sono apparecchi che costeranno poco ma avranno vita breve.