Pubblicato il 15/05/2016, 14:04 | Scritto da La Redazione
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Canone Rai, corsa a ostacoli per chi chiede l’esenzione

Canone Rai, corsa a ostacoli per chi chiede l’esenzione
Il modulo va inviato come plico senza busta con un costo di 5,45 euro. L'operazione è più complicata di quella per fare una normale raccomandata. Così su La Repubblica.

L’Agenzia delle entrate si difende: così aumentano le garanzie legali per i contribuenti

 

Rassegna Stampa: Repubblica, pagina 27, di Aldo Fontanarosa

 

 

Canone Rai, corsa a ostacoli per chi chiede l’esenzione

Il modulo va inviato come plico senza busta con un costo di 5,45 euro
L’operazione è più complicata di quella per fare una normale raccomandata

L’Agenzia delle entrate si difende: così aumentano le garanzie legali per i contribuenti

 

Migliaia di famiglie – che inviano in queste ore il modulo per non pagare il canone tv o per non pagarlo due volte – fronteggiano l’ennesima complicazione. Il modulo per l’esenzione, che si scarica dal sito dell’Agenzia delle Entrate e anche dal sito Repubblica.it, va spedito con un “plico raccomandato senza busta”. Così ha stabilito, nelle sue istruzioni, la stessa Agenzia delle Entrate. Plico raccomandato senza busta: ma che cos’è, in pratica? Per creare questo plico, il contribuente deve stampare il modulo di esenzione e piegarlo in tre parti, come se dovesse inserirlo in una busta stretta e lunga. La piega lascerà il testo stampato all’interno (non visibile) e la parte bianca all’esterno, su cui scrivere il mittente e il destinatario (l’Agenzia delle Entrate). Il modulo va inviato così com’è, dopo la “messa in piega”, senza infilarlo in busta. Il call center di Poste ci ha sconsigliato di chiudere il plico con le graffette di una spillatrice, meglio il nastro adesivo. Ma il nastro va sistemato ad arte per evitare che il modulo possa strapparsi all’apertura. L’operazione porta con sé difficoltà ulteriori. Il modulo di esenzione non è di una sola pagina, ma di due. Quindi realizzare il plico senza busta è più faticoso. Nel suo sito, poi, l’Agenzia delle Entrate suggerisce di stampare il modulo fronte retro, dunque su un foglio unico, “per risparmiare sulle spese postali”. Bellissimo. Ma un foglio unico – che risulterà stampato su entrambi i lati – lascerà poi lo spazio per scrivere mittente e destinatario? Il call center delle Poste assicura che il costo del plico senza busta è identico a quella della normale raccomandata in busta. Spenderemo dunque 4,50 euro (fino a 20 grammi di peso) più 95 centesimi per la ricevuta di ritorno. Un giornalista di Libero, venerdì, si è sentito chiedere 11,80 euro forse perché ha inviato una Raccomandata 1, ultra veloce. Sfugge il motivo che ha spinto l’Agenzia a imporre il “plico raccomandato senza busta”. La storia di questo mezzo di spedizione (il plico senza busta) ci porta indietro al 2005, ad una storica sentenza della Corte di Cassazione civile, la numero 10021. Undici anni fa, i giudici della Cassazione stabilirono che l’invio di una lettera raccomandata in busta chiusa – con ricevuta di ritorno – non prova che la lettera contiene per davvero una determinata cosa. In altre parole, spetta sempre al mittente dimostrare che la sua lettera raccomandata ha in pancia quel messaggio o quell’atto. Il destinatario, invece, mantiene la possibilità di dire che la lettera conteneva un’altra comunicazione o è arrivata vuota. Questa principio è confermato da un’altra sentenza della Cassazione civile, la 2625 del 2015. Ora il “plico raccomandato senza busta” rappresenta una garanzia per il mittente, che potrà dimostrare più facilmente di aver inviato una certa cosa. Interpellata da Repubblica, l’Agenzia delle Entrate spiega che il plico senza busta aumenta le garanzie legali sia per il contribuente sia per l’Agenzia, perché dà maggiori certezze sul contenuto della raccomandata. L’Agenzia, ad esempio, non potrà negare di aver ricevuto il modulo che fotografa la situazione così come la famiglia ha scelto di descriverla. I costi non sono più alti della raccomandata in busta chiusa. E in ogni caso l’Agenzia accetta tutti i moduli che riceve, inclusi quelli in busta chiusa. Qualcuno li ha portati a mano allo sportello e non sarebbe stato respinto.

Un segnale delle difficoltà degli italiani arriva dai centralini che sono in campo per dare informazioni. L’Unione Nazionale Consumatori ha contattato ieri l’844800444 dell’Agenzia trovando 100 persone in attesa. Solo dopo un’ora, e dopo che la linea è caduta tante volte, è stato possibile parlare con un operatore. L’attesa si paga, sia pure con le tariffe calmierate che sono quelle della chiamata urbana da apparecchio fisso. La Rai – che in realtà deve dare le informazioni sul canone – assegna un appuntamento a chi la contatta, poi sarà lei a richiamare. Sempre ieri l’operatore di Viale Mazzini prometteva di farsi vivo solo il 9 giugno, accusano sempre i consumatori. La tv di Stato – il servizio è gratuito – assicura di aver mobilitato uomini e mezzi “in forma eccezionale” dialogando con una media di mille persone al giorno. Gli appuntamenti che scavalcano il 16 maggio – termine ultimo per l’invio del modulo per non pagare – riguarderebbero temi diversi dall’esenzione.