Pubblicato il 07/05/2016, 12:14 | Scritto da La Redazione
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Rai senza pubblicità? Non con questo canone

Rai senza pubblicità? Non con questo canone
Il presidente Rai, Monica Maggioni ieri alla prima giornata del Festival della Tv a Dogliani. Presenti anche Zappia (Sky), Salini (La7), Soldi (Discovery), Fink (Fox). Così su Il Sole24 Ore.

 

Dal palco di Dogliani la Maggioni non si è sottratta al dibattito

 

 

Rassegna Stampa: Il Sole 24 Ore, pagina 23, di Andrea Biondi

 

Rai senza pubblicità? Non con questo canone

 

Festival della tv. Il presidente Monica Maggioni ieri a Dogliani in un dibattito con Zappia (Sky), Salini (La7), Soldi (Discovery), Fink (Fox)

 

Una Rai capace di rivolgersi ai più giovani e di «camminare a fianco di quei sedicenni che oggi ci ignorano completamente» e sempre più attenta a quei «programmi che fanno servizio pubblico e sui quali continueremo a investire » al contrario di quegli altri programmi che «lo fanno meno e di cui non sentiremo la mancanza ». Ma può esistere una Rai senza pubblicità? «Non ho alcun problema a pensarla, se ci si mette però d’accordo su dimensioni e quota del canone, visto che la Rai è il servizio pubblico con il canone tra i più bassi in Europa».

Insomma, se deve essere non potrà essere con questo canone. Il presidente della Rai, Monica Maggioni, dal palco di Dogliani dove è andata in scena la prima giornata del Festival della Tv e dei nuovi media non si è sottratta. Il dibattito, al quale hanno preso parte anche Andrea Zappia (ad Sky Italia), Fabrizio Salini (direttore di rete La7), Marinella Soldi (ad Discovery Italia); Kathryn Fink (ad Fox Italia), è stato il pezzo forte della prima giornata di un Festival che da cinque edizioni rende questo paesino delle Langhe, in provincia di Cuneo, in cui vive un personaggio di primo piano del mondo dell’editoria, Carlo De Benedetti, il crocevia di personaggi e dibattiti attorno al mondo dei media. Sport (Marco Tardelli), cucina (Carlo Cracco), crime (Carlo Lucarelli): a Dogliani ieri non sono mancati temi e testimonial d’eccezione.

La Rai e il suo ruolo di servizio pubblico l’hanno però fatta da padrone nel dibattito. Del resto sul palco c’era Salini, in rappresentanza di quella La7 il cui editore Urbano Cairo ha più volte indicato la necessità di una Rai senza pubblicità. E il direttore di rete Salini non ha mancato di ribadirlo: «Quella del canone in bolletta è un’operazione che porterà nelle casse della Rai 300 milioni. Così si crea uno squilibrio di mercato». Sarebbe «straordinario se dal canone in bolletta arrivassero nelle casse della Rai 300 milioni in più, ma purtroppo non è così», ha replicato il presidente Rai che poi ha ricordato come «il canone Rai è fra i più bassi. Con i ricavi da canone francesi o tedeschi, per esempio, potremmo offrire quello che offriamo oggi rinunciando alla pubblicità».

Una puntualizzazione, questa, che è stata centrale anche nella presentazione dell’ultimo piano industriale (si veda Il Sole 24 Ore del 21 aprile) in cui i 113,5 euro del canone italiano (che scenderanno a 100) venivano messi a confronto con i 215,8 euro della Germania o i 133 in Francia per introiti che vanno dagli 1,6 miliardi della Rai (dato 2014) ai 7,8 miliardi di Ard; 4,6 di Bbc e 2,4 di France télévision.

Numeri che però, indubbiamente, non tolgono al canone il triste fardello di essere una tassa fra le più odiate. «Non c’è dubbio che la Rai non abbia fatto adeguatamente ricordare in questi anni il legame con il servizio pubblico, i valori ai quali ci riferiamo», ha replicato Maggioni esprimendo la speranza che «di Rai si possa parlare da ora in poi più nel merito delle produzioni e del suo valore. Il dibattito su chi debba occupare quale pezzo della Rai spero che sia da affidare al passato». Di canone ha parlato anche il numero uno di Sky Italia, Andrea Zappia, dicendosi convinto che «i contribuenti sarebbero più contenti se il 100% delle risorse da canone venissero impiegate per fare informazione, documentari e intrattenimento in Italia e non per acquistare prodotti dall’estero. Detto questo un po’ di pubblicità sulla Rai fa bene». Una posizione condivisa da Marinella Soldi, ad e dg di Discovery Networks Sud Europa: «Credo sarebbe utile che la Rai avesse meno attitudine a pagare i contenuti e utilizzasse di più il canone come motore produttivo».

La sfida dell’editoria televisiva italiana, che era anche il titolo del panel, sarà ora capire come i nuovi gusti, i nuovi linguaggi e le nuove tecnologie impatteranno. L’ad di Sky Italia Zappia, ricordando i 34mila abbonati in più guadagnati nel trimestre gennaio-marzo («Sono quattro anni che non facevamo una crescita così buona»), ha portato l’attenzione sulla necessità di puntare su produzioni di qualità, in grado anche di valicare i confini nazionali, come Gomorra La Serie o The Young Pope, considerando un futuro in cui «immaginiamo telespettatori più passivi davanti alla tv generalista ai quali si aggiungeranno quelli più attivi sull’on demand o negli appuntamenti dove si discute, vedi XFactor o simili». Salini (La7) ovviamente dissente. Da Fox viene nel frattempo un annuncio importante. «Fox – dice l’ad Fink – tornerà a produrre fiction. Stiamo cercando storie italiane da esportare sicuramente in Europa e probabilmente in tutto il mondo». Certo, «sono prodotti che godono di una visione non lineare non trascurabile. In Italia serve un diverso e migliore sistema di rilevazione degli ascolti, anche on demand». Auditel avvisata.