Pubblicato il 03/05/2016, 14:01 | Scritto da La Redazione
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Rai, Fiorespino lascia il Personale – Lucarelli: Gli sporchi mestieri del web

Rai, Fiorespino lascia il Personale – Lucarelli: Gli sporchi mestieri del web
Antonio Melchionna ad interim è capo delle risorse umane di Viale Mazzini, in attesa che Campo Dall’Orto scelga il nuovo direttore. E poi Selvaggia Lucarelli celebra i 30 anni di Internet.

Rai, Fiorespino lascia il Personale. Melchionna direttore ad interim

Rassegna stampa: La Repubblica, pagina 24, di Aldo Fontanarosa.

Antonio Melchionna è il nuovo Direttore delle Risorse umane della Rai, sia pure in via provvisoria. Il manager pugliese ex Palmolive, Unilever e H3g era già alla televisione di Stato nel ruolo di vice direttore delle Risorse umane. Ora sale l’ultimo gradino, ma ricoprirà quest’incarico soltanto ad interim. Nei prossimi giorni l’ad della Rai Campo Dall’Orto sceglierà il nuovo Direttore delle Risorse Umane, il nuovo capo del Personale, tra i manager esterni suggeriti da una società di “cacciatori di teste”. A lasciare la Direzione delle Risorse Umane di Viale Mazzini è Valerio Fiorespino funzionario molto esperto che viene parcheggiato in un ruolo indefinito. Lavorerà alle “dirette dipendenze” dell’amministratore delegato Campo Dall’Orto, come figura di “supporto ai progetti speciali”.

 

C’è qualcosa che non torna

Rassegna stampa: Il Fatto Quotidiano, pagina 11, di Selvaggia Lucarelli.

Trent’anni fa nasceva Internet in Italia.

Trent’anni fa l’Italia si collegava per la prima volta a Internet tramite un segnale che partiva da Pisa. Insomma, l’indizio che qualcosa sarebbe andato storto c’era. In questi decenni, al di là degli innegabili vantaggi apportati dall’avvento della Rete, sono state decimate molte figure professionali, dall’agente di viaggi al venditore di enciclopedie all’uomo che ti telefona per invitarti a cena anziché mandarti un messaggio su Whatsapp. In compenso sono nati nuovi mestieri che potremmo inserire nella fascia “lavori usuranti” con diritto alla pensione anticipata.

a) Il social media manager. Nelle aziende di una volta si chiamava “capro espiatorio”, oppure “diciamo che la cazzata l’ha fatta lui”. Il social media manager diventa social media manager perché nel suo curriculum esiste la parola “comunicazione”. Spesso è laureato in “Scienze delle comunicazioni”, più di frequente in fondo al curriculum c’era scritto “per comunicazioni chiamare il 335 4534286 ore pasti”. Il fascino che permea questa figura è la mancata comprensione da parte dell’azienda per cui lavora del suo potere deflagrante. Imprese che fatturano miliardi assegnano la comunicazione 2.0 a stagisti di vent’anni con esperienze nell’area “contatti” del sito del kebabbaro sotto casa e si ritrovano post scritti dai suddetti a nome dell’ad dell’azienda in cui lo stagista aggiunge caschi di banane sulla testa di Barack Obama.

b) l’influencer. Colui che vanta un certo numero di seguaci, like, retweet e numero di ore al giorno senza avere una cippa da fare. Tenuto in grande considerazione da aziende e autori/produttori tv, l’influencer, anche di fronte all’alternativa “cena a casa di Adriana Lima in cui lei ti inviterà a mangiare sushi crudo adagiato sul suo corpo” o “serata a twittare su Amici 9, sceglierà Amici 9. Gli influencer influenzano a tal punto l’andamento dei programmi che, se un programma è trend-topic su Twitter con 82176376 tweet, il giorno dopo l’Auditel indica che ha realizzato 15 spettatori, ovvero i 15 influencer che hanno twittato fino alle tre di notte.

c) la vittima del ladro di account. Vip, politico o showgirl che sia, la vittima del ladro di account è colui che scrive una idiozia qualunque su Facebook, da “Hitler sindaco di Milano!” a “I gay sono persone normali purché non usino i mezzi pubblici”, viene svegliato alle tre di notte dal manager o dalla madre che gli urla “Cosa hai scritto deficiente?”, apre la sua pagina Facebook e scopre che in 45 minuti ha ricevuto più insulti dell’arbitro Moreno nei 45 secondi dopo l’espulsione di Francesco Totti. Tenta un timida difesa per poi scrivere un post definitivo e perentorio in cui denuncia un ladro di account, il quale nel frattempo gli ha già restituito account e password per denunciare il furto di account.

d) I commentatori Tra i nuovi lavori usuranti il commentatore seriale di bacheche altrui è il più faticoso di tutti. Ci sono personaggi i cui nomi e cognomi sul web sono più famosi del principino William senza che nessuno sappia chi minchia siano. Vai su un forum che tratta di droni e spazi aerei russi e il tizio è lì che dice la sua sul modo di aggirare i radar ucraini. Vai a vedere cosa ha fatto il Milan e il tizio è sulla bacheca di Zazzaroni che dice a Brocchi di andare a giocare a racchettoni con Bobo Vieri a Miami. Nel frattempo ha già lasciato il suo feedback su un decespugliatore in vendita su Amazon, su un hotel a due stelle a Siviglia, sull’ultimo singolo di Niccolò Fabi e sul legame tra le scie chimiche e la lacca di Clio Napolitano.

e) il guru del digitale. Come per i concorrenti dell’ultima edizione dell’Isola dei famosi, nessuno ha compreso chi siano, da dove vengano, che contributo diano alla società i guru del digitale, ma una cosa è certa: non c’è evento, festival, congresso, convention, meeting, speech, assemblea di classe, raduno degli alpini e riunione condominiale in cui il guru digitale non sia chiamato a istruire le folle. Almeno una delle sue attività è ormai chiara: scrocca.

f) il politico su Twitter. Molti dei nostri politici senza un account oggi sarebbero su qualche panchina a dare da mangiare ai piccioni. Maurizio Gasparri, se non potesse improvvisare risse quotidiane con Fedez, gli studenti universitari, le ragazze in sovrappeso e il puffo brontolone, sarebbe davanti a qualche cantiere a controllare l’operato delle E immaginate Matteo Salvini senza social. Dovrebbe urlare i suoi slogan, i suoi “ruspa”, i suoi a “calci in culo”, “a casa loro” per strada, ai semafori e porta a porta, con la piccola differenza che, anzichè il pollice in su dei suoi tanti like, prenderebbe anche tutte e quattro le dita mancanti e ben aperte in faccia.

 

(Nella foto la statua equestre di Viale Mazzini)