Pubblicato il 23/01/2016, 14:34 | Scritto da La Redazione

Gole profonde: Mentre aspettiamo i direttori di rete, l’ordine in Rai è fermi tutti – La seconda vita di Guardì e la delusione per il licenziamento di Momigliano

Rassegna stampa: Il Foglio, pagina 2, di Anonimo Rai.

Mentre aspettiamo i direttori di rete, l’ordine in Rai è: fermi tutti!

La bestemmia di Capodanno, la nomina del DDD, la riffa di Mtv.

Io mi ero ripromesso di non scrivere più, di smetterla. Mi ero messo l’animo in pace, anzi, mi ero quasi dimenticato, ce l’avevo fatta, ero praticamente fuori. Poi a Capodanno vedo la bestemmia la vedo lì, in diretta, scorrere lentamente, con tutte quelle “oooo” e penso: “No, vabbè, finite le feste (perché noi in Rai salutiamo il 20 dicembre e ci rivedono a metà gennaio tra recuperi, arretrate, eccetera) chiamo Cerasa e gli dico che scrivo ancora”. Partiamo dal Capodanno. Il bestemmione. Non era ancora uscito dallo schermo che già mi avevano chiamato in tre: “Il 2016 parte alla grande”. I primi a incazzarsi sono stati quelli di Rai 3. Vianello ha chiamato in videoconferenza la Gabanelli, Giannini e Iacona, gli ha fatto interrompere le vacanze: “Ragazzi, sono molto deluso. La rete che fa sempre i casini siamo storicamente noi, vi siete fatti fottere da Rai 1, proprio a Capodanno, proprio sotto nomine, non ho parole”. Quelli hanno provato timidamente a rispondere: “Ma Andrea – gli ha detto la Gabanelli – noi avevamo chiuso col botto, con tutta la storia dell’Eni su Twitter! Eravamo andati oltre i giornali: anche sui nuovi media, come piace a te, non puoi incazzarti”, ma quello era una furia: “A-Ca-po-dan-no! Con la gente in vacanza, sai in quanti avranno letto?”. “Ma noi con Rambo sui giornali ci siamo stati un mese”, ha detto timidamente Giannini. “Me ne frego!”. “A noi ci twitta sempre contro Gasparri, va bene?”, ha balbettato Iacona, ma quello era intenibile: “E Leone? E Anzaldi? Tutti a farsi belli… che spreco, che regalo. Andate affanculo!”, e gli ha attaccato in faccia.

Di certo c’è che al countdown di Rai 1 non ci crede nemmeno più mia suocera, che ha 87 anni: “Ahò”, ha detto: “E cambia, che è da trent’anni che tanto anticipano”. Però non si può dire, che sennò Campo Dall’Orto Nostro (iddio lo abbia in gloria) si incazza. E per carità, adesso che c’ha pure tutti questi poteri che pare Mazinga, nessuno vuole farlo incazzare. E quindi si balla. Tra l’altro ‘sta storia del Capodanno ha un po’ oscurato la vera novità, quella sì importante: la nomina di Verdelli, il direttore dei direttori, il ddd. All’inizio nessuno c’ha capito un cazzo: ma direttore de che? Poi, quando hanno segnalato Mario Orfeo ubriaco e contento al tavolo di Settembrini alle tre di pomeriggio tutto è stato chiaro: gliene ha messo uno sopra perché quelli per ora li salva. E siccome alla Rai “per ora” può voler dire ancora un paio d’anni di stipendi, hanno fatto tutti festa. L’unico che non si vede più in giro è Mannoni, che s’era sputtanato con un’intervista sul Corriere perché pensava che i cambi ci sarebbero stati presto e invece ora è rovinato, con la Berlinguer che l’ha messo al meteo.

Pensavo fosse finita, ma qui ora si agitano tutti, non si sta mai tranquilli, non si lavora più (quello, a dir la verità…). Intanto m’hanno messo er mejo fico Coldagelli a capo dell’ufficio stampa e io ho pensato: una scelta giusta perché all’ufficio stampa, lo sanno tutti, stanno sempre a fare festa. Solo che poi mi arriva l’intervista di Monica Madonna Maggioni: “Ci vuole una Rai sexy”. Eh? “Torna Smaila con Colpo Grosso, ha provato a dire uno del mio ufficio, ma in pochi erano convinti. Così, come sempre, panico tra i corridoi: “Magari ha solo voluto dire ‘na cazzata più grossa di Campo Dall’Orto Nostro (iddio lo abbia in gloria) quando aveva detto che il programma di Severgnini era bello”. L’unico risultato comunque è che quelli di Rai 1 hanno messo Garko al Festival, ma a me pare un po’ poco, non so se intendeva proprio quello.

Ad ogni modo: siamo qui che aspettiamo ‘sti benedetti direttori di rete. Come a ogni giro nel frattempo in questa azienda nessuno fa più nulla: fare = possibilità di sbagliare, quindi anche se finisce il toner della stampante nessuno si azzarda a fare un ordine “ché sennò poi Campo ci dice che spendiamo troppo”, e quindi tutti fermi. Gli unici in agitazione a parte Anzaldi, ma quello si agita sempre: l’ultima è che vuole che i talk invitino quelli che nessuno considera mai, cioè lui, sono i papabili: scende Ercolani, sale Andreatta, si dice. Ilaria Dalla Tana, ex zarina di Magnolia, ha messo la freccia, dicono. Ma c’è un fatto su cui mi ha fatto riflettere un amico mio: ma sino a ora Campo Dall’Orto nostro (che iddio lo protegga) che nomine ha fatto? Cinzia Squadrone al marketing, una fedelissima dai tempi di La7-Mtv. E Gian Paolo Tagliavia al digitale? È quello che fu designato dal nostro come suo successore, cui ha lasciato in eredità la sua creatura più preziosa, cioè Mtv. Quindi vuoi vedere che bisognerebbe andare a guardare tra quelli che c’erano a quell’epoca là, che magari ci fa il sorpresone? Io nel dubbio scendo da Vanni a farmi un cornetto. No, anzi, no, che ora han messo ‘sta roba che se ti beccano a timbrare e poi a uscire ti cacciano, meglio non rischiare. Aspetto che facciano le nomine, poi tanto torna tutto come prima.

 

Rassegna stampa: ilbiscionetv.it

La seconda vita di Michele Guardì e la delusione generale per il licenziamento di Carlo Momigliano

Quando in tv, sui blog, sui giornali si parla di Michele Guardì, tutti lo venerano, e a ragion veduta. Disponibile con tutti ma con un carattere difficile, non sempre è andato d’accordo con tutti i conduttori dei suoi programmi, in primis con quel pacioccone di Giancarlo Magalli. In studio, si musano poco e il feeling non è alle stelle. Guardì è uno dei pochi baluardi di destra della tv di Stato, eppure va avanti da tantissimi anni e sempre meglio. Scrivo ciò con felicità e stupore perché gli uomini berlusconiani, salviniani e meloniani tornano in auge solo quando la destra è al potere, mentre i retrogradi-vecchi di sinistra sono sempre onnipresenti in tutte le stagioni. Magari, cambiano casacca aspettando che tornino i tempi rossi! Tanti anni fa Guardì mi rivelò, ma credo non sia un segreto, che tra le foto che aveva sul comodino ce n’era una di Silvio Berlusconi, non tanto per l’ammirazione, quanto per aver inventato la grande tv commerciale. Doveva essere linciato, invece è ancora lì! Ha tenuto a battesimo tante donne che poi sono state candidate e votate, oggettivamente più per merito che per bellezza, tra le fila di Forza Italia. Coraggioso, bravo a esporle e farle crescere, eccellente nel sostenerle anche nel post show. Insomma, un professionista e un uomo da cui prendere esempio.

Scritto questo, il caro Guardì sta attraversando una rinascita catodica di non poco conto. Nel week end di Rai 1, Mattina in Famiglia fa ascolti bulgari; il fedelissimo Tiberio Timperi e la Fialdini sono una coppia professionale, che trasmette tranquillità ed estrema serietà. Sempre nel fine settimana, ma nella seconda parte della mattinata, in stile staffetta, su Rai 2 troviamo Mezzogiorno in Famiglia, con un bravissimo Amadeus mattatore del programma, un’inutile ma bella Alessia Ventura che sa dire solo “Sì. No. Via. Divertente. Andiamo in collegamento” (l’ho vista crescere negli studi di Passaparola, è uguale a ora!), un sempre più divertente Sergio Friscia e la presenza obsoleta del maestro Mazza. Anche qui, audience da record. Un carrozzone fatto di simpatici conduttori, giochi, ospiti e collegamenti; il tipico intrattenimento che piace alle famiglie italiane nel dì di festa. Quando guardo i programmi di Michele, mi sembra in piccolo di rivedere la Buona Domenica di Maurizio Costanzo, tanto criticata, ma molte seguita. L’esperimento Sabato In, con i conduttori di Mattina in Famiglia, non sta avendo grandi consensi, ma non si può certo classificare come un flop; la corazzata De Filippi-Toffanin non è facile d’affrontare, e fare il 10% è lusinghiero. So molto bene che è un programma low budget, ma se Rai 1 c’investisse un po’ di più sarebbe un forte competitor per Mediaset.

E come non citare I Fatti Vostri? Un programma che piace tantissimo alle signore e ai pensionati, e che ogni giorni sigla su Rai 2 uno share superiore al 10%. Magalli è una sicurezza tra gli anziani, Cirillo ci metta la musica, Demo Morselli solo la faccia perché non fa nulla (e quando si fa presenza, si è palesemente raccomandati), la bella e basta Adriana Volpe sta lì senza arte né parte e si vede lontano kilometri che non ne può più di quel programma (ma in mancanza di altro, sta!), Paolo Fox sveglia un minimo i telespettatori con l’oroscopo. Tutto questo, senza mai tralasciare il teatro, che lo rende un creativo e un genio a tutto tondo. In sintesi, Michele Guardì dà al pubblico quello che il pubblico chiede. È una regola semplice e stupida per il successo? Sì, ma è l’unico che l’applica!

Ora, veniamo ad una questione agghiacciante e ben più seria. Per ogni premiato, c’è sempre qualcun altro bastonato. Tutti sappiamo che Finelco (Radio 105, Rmc, Virgin) è stata acquista per più del 60% da Mediaset, con tagli di personale annessi. E fino a questo dettaglio tutto ok, si chiama semplicemente business. Ciò che fa incazzare è che a capo del marketing di Finelco fino al 23 dicembre c’era un signore chiamato Carlo Momigliano, per 23 anni in Publitalia, aiutando di misura a far crescere la società, renderla grande in tutto il mondo, ora cacciato dalla sua ex azienda. Carlo è sempre stata una persona ben voluta da tutti, professionale ai massimi livelli, uno dei maggiori esperti a livello europeo (il suo erede è indiscutibilmente l’ottimo Matteo Cardani, attuale Dir. Mark. Strat. Publitalia), nonostante i suoi 60 anni un uomo sveglio con molte cose da dare e fare. Ancora me lo ricordo ai tavoli di Arcore o quando faceva riunioni a Cologno o Milano 2: di una chiarezza, puntualità e semplicità fuori dal comune. E ancora oggi è così.
Per la sua professionalità, non ha fatto una gran fatica a trovare un nuovo impiego (Marketing Radio Norba), e i restanti anni per andare in pensione sono veramente pochi. Publitalia, per riconoscenza e stima, non poteva tenerlo per qualche anno con un contratto di consulenza? Sicuramente, avrebbe fatto meglio che peggio all’azienda, soprattutto in momento delicato e importante come questo. Sinceramente, non capisco l’ostilità della nuova guardia nei confronti di quella “vecchia”. Anzi, sì.

 

(Nella foto Michele Guardì)