Pubblicato il 11/01/2016, 13:31 | Scritto da La Redazione
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Leone, una saga famigliare iniziata nei corridoi della Dc – Pupo: “Capodanno in anticipo? Ma in tv tutto è finzione”

Rassegna stampa: Il Fatto Quotidiano, pagina 5, di Daniela Ranieri.

Leone, una saga famigliare iniziata nei corridoi della Dc

Figlio di un presidente della Repubblica ingombrante, Giancarlo ha scalato i vertici di viale Mazzini. L’ultimo Capodanno è stato un flop totale, e non solo per la bestemmia. E con la smania di rinnovare la sua poltrona di direttore di Rai 1 è la prima del corso renzista a rischiare di saltare.

Povero Giancarlo Leone, 25 anni di Rai, comandante del Primo Canale, autore della disfatta di Capodanno. Per essere al passo coi tempi, dota Rai 1 di un servizio di sms in diretta che vuol essere ibridazione Tv-social e finisce tipo serata al Palacavicchi di Ciampino, con rissa, coltellata e coma etilico. Les italiens irrompono nella tv di Stato con bestemmia a Dio, a testimoniare audience copiosa presso tutti gli strati sociali, dopata col countdown anticipato di un minuto, trauma nazionale da cui c’è chi non si riprenderà più, rivivendo lo zapping atroce tra Amadeus e Gigi D’Alessio, litigando con la nonna su chi mentiva. La gente Rai è equipaggio di un carrozzone che si crede shuttle e invece è una Fiat Ritmo. Fucina di novità, vulcano dell’etere che tra fiction d’amore e preti detta legge a tutti i velleitari House of Cards del mondo, Rai ha attraversato le ere. Sempre in orbita. Mandando segnali nello spazio di questo spicchio di crosta terrestre, a riferirne agli alieni il grado di progresso. Diretta dal tonico Agostino Saccà, dal fotogenico Flavio Cattaneo, dal proporzionato Mauro Masi, dallo scoppiettante Luigi Gubitosi, che, non ricevuto da Renzi, ha comunque acceso la miccia della newsroom unica per i Tg, americana e totalitaria come i tempi comandano.

E l’infido avvenire era acquattato nell’ombra. Nei corridoi felpati del piano 7 di viale Mazzini, nei vialoni da cittadella sovietica di Saxa Rubra, si diffondeva il virus, s’incarnava il verbo. Tutti renziani, ma da mo’. Aspiranti inviate sgranocchiavano Pavesini negli ascensori inneggiando a #lavoltabuona. Matteo guarda Sanremo, disprezza Ballarò, va da Vespa, è nazionale, popolare. La Rai è lui. Antonio Campo Dall’Orto, dritto dalla Leopolda, per soli 650mila euro l’anno diventa nuovo dg e pure ad, e Monica Maggioni sostituisce alla presidenza la 70enne Tarantola. “Fuori i partiti dalla Rai”, tuonava il Piccolo Principe, e sei mesi dopo, Cencelli alla mano, insufflava il cda di ex spin leopoldini, protetti Ncd, frattaglie di berlusconismo, una dalemiana. Avanti così!, nel futuro. Speriamo che Freccero, che s’intende di Tv, non rovini tutto.

 

Rassegna stampa: QN, pagina 30, di Pupo.

Capodanno in anticipo? Ma in tv tutto è finzione

Faccio fatica a capire il motivo del clamore mediatico che l’annuncio anticipato dell’arrivo del 2016 da parte di Rai 1 ha generato. La televisione, per sua natura, si è sempre nutrita di finzione. Il genere che funziona meglio, non a caso, è proprio la fiction. Finti tribunali con finte diatribe; gente prezzolata che piange e inveisce secondo le esigenze del programma; starlette dell’ultima ora che dibattono su politica e cronaca nera; televoti taroccati; programmi a fisarmonica che, senza alcun rispetto per il telespettatore, si accorciano o si allungano per racimolare qualche punticino di share in più. Questa è da sempre la televisione. Perfino l’informazione, che dovrebbe essere raccontata per quello che è, a volte, in tivù, viene manipolata. E allora, perché tanto rumore per così poco e per una pratica che, fra l’altro, pare sia stata già usata in passato? Non so cosa dirvi. Sono tempi difficili, confusi, ma una cosa è certa. Anche in questo caso, come già è successo in altri settori, a pagare non saranno gli squali, ma i pesci più piccoli.

 

(Nella foto Giancarlo Leone)