Pubblicato il 09/01/2016, 14:01 | Scritto da Francesco Franchi
Argomenti:

Rassegna Stampa – Maggioni: “Ora la Rai dovrà essere anche sexy. Capodanno? Chi sbaglia paga”

Rassegna Stampa: Corriere della Sera, pagina 15, di Paolo Conti

“In Rai basta con furbizie e scorciatoie. Ora la Rai dovrà essere anche sexy. Capodanno? Chi sbaglia paga”

Maggioni: “Inaccettabile sbagliare l’ora a fine anno. Il futuro? Ci saranno sorprese
La presidente: non siamo venuti qui per firmare una Gazzetta del Palazzo”.

Il neopresidente Rai Monica Maggioni sulle nuove sfide della tv pubblica: «Non faremo il giornale del Palazzo. La Rai deve parlare a tutti e deve essere anche sexy». Sull’incidente di Capodanno: «Se qualcuno ha voluto anticipare il brindisi per far vincere la Rai negli ascolti ci saranno conseguenze». E poi affronta il tema news: «Carlo Verdelli avrà l’ultima parola sull’informazione».

Presidente Monica Maggioni, il 2016 della Rai è partito con l’incidente di Capodanno: il messaggio con la bestemmia, l’anticipo di quasi un minuto della mezzanotte. Che giudizio ha di tutto questo? Di chi è stata la responsabilità ?

«Abbiamo subito avviato un’indagine interna e sono partite le lettere di contestazione. Ora i destinatari hanno cinque giorni per le controdeduzioni. Ma bisogna distinguere. Il messaggio con la bestemmia appartiene probabilmente all’ambito di un errore umano. Gravissimo, certo, e censurabile. Infatti la Rai ha chiesto scusa. Ma se si scoprisse che l’anticipo è stato frutto di una scelta editoriale precisa, le conseguenze per chi ha deciso saranno molto pesanti».

Forse qualcuno ha voluto anticipare per far vincere la Rai nella gara degli ascolti…

«Se così fosse, ci saranno sanzioni conseguenti. È anche una questione di principio. Sarebbe il tipico esempio di ciò che la Rai non deve essere: ovvero un soggetto come tutti gli altri che accetta la concorrenza sul piano totalmente commerciale come ci ha insegnato la vecchia logica del duopolio e della corsa allo share. La Rai non è una tv qualsiasi ma il luogo in cui il Paese trova certezze e punti di riferimento. Deve assicurare assoluta credibilità e qualità, e quindi anche l’ora giusta. Questo è servizio pubblico».

Sullo sfondo dell’incidente c’è l’agitazione per la stagione delle nomine. Arriveranno a fine mese, all’inizio di febbraio?

«Vedo una straordinaria alleanza di tanti mondi diversi, uniti solo dalla preoccupazione che questa stagione di riforme abbatta rendite di posizione e perimetri invalicabili. Quindi non è solo una questione di nomine, che tra l’altro sono già cominciate… Abbiamo cambiato molte persone al vertice, è arrivata al marketing Cinzia Squadrone, abbiamo per la prima volta un capo dell’offerta digitale Giampaolo Tagliavia, un signore da cui dipenderà il cambiamento strategico della Rai. E poi Carlo Verdelli e con lui, per la prima volta, alla Rai abbiamo un direttore editoriale».

Verdelli sarà un superdirettore dell’informazione? Avremo un Tg Rai unico?

«Non si tratta certo di fare un tg unico. Con la sua autorevolezza, Verdelli avrà la parola definitiva e ultima sull’offerta informativa dei tg e degli approfondimenti. L’obiettivo, proprio nel nome del pluralismo, è la costruzione di un marchio Rai declinabile, nelle varie testate togliendo di mezzo un equivoco: cioè che la concorrenza debba avvenire all’interno della Rai, sottraendo all’azienda energie economiche e intellettuali. La presenza di un «numero 1» come Verdelli mi tranquillizza come presidente e come giornalista Rai che tornerà al proprio lavoro dopo la presidenza».

Ma torniamo al Raibaltone. A quando le nomine?

«Mi dispiace per i tifosi appassionati di uno sport politico da anni 80, ma stavolta non sarà così. Procederemo secondo le esigenze. Alcune saranno immediate…».

RaiNews, che lei dirigeva, è guidata da un interim…

«É lei a ricordarlo. Insomma, ci saranno situazioni che hanno urgenza di un intervento. Altre direzioni e altri incarichi che non hanno simili caratteristiche. Due nomine? O dodici? Settimana prossima o tra un mese…? Sto scherzando, ma quel che voglio dire è che saranno interventi mirati e inseriti in un progetto chiaro».

Siamo alla vigilia della renzizzazione della Rai? Antonio Campo Dall’Orto, tra poco amministratore delegato, è uomo della Leopolda…

«Quando mi hanno detto che sarebbe stato lui il direttore generale, sono stata entusiasta perché conoscevo il suo lavoro, da Mtv a Viacom. Un vero esperto di prodotto televisivo e media… il modo giusto con cui partire. É vicino a Palazzo Chigi? Mi sembra molto più importante la sua storia professionale di tutto il resto. Né lui né io siamo venuti qui per firmare una Gazzetta del Palazzo».

Renzi si è spesso lamentato del racconto del Paese offerto dalla Rai. Per lui sarebbe troppo negativo. I suoi uomini hanno spesso attaccato il Tg3 per questo.

«Bisogna capirsi su ciò che si intende per informazione. A volte ho l’impressione che tendiamo a cercare negatività a tutti i costi. E non è meno vero se a dirlo è Renzi. Penso che il servizio pubblico debba raccontare tutte le malefatte senza censure, meno che mai politiche. Ma che occorra anche indicare vie d’uscita, soluzioni, storie positive. Così si costruisce il senso di cittadinanza, si mostrano progetti, si immagina una nuova società. E questo dibattito attraversa le tv pubbliche di tutta Europa».

Campo Dall’Orto diventa amministratore delegato. Non teme che i suoi margini si riducano drasticamente, come quelli del Consiglio di amministrazione?

«Nella storia della Rai, la diarchia presidente-direttore generale ha solo provocato danni. Noi ci rispettiamo, ci stimiamo, lavoriamo bene insieme. Dal primo giorno il nostro patto è stato il gioco di squadra. Il Consiglio? Ci sono professionisti con storie dense, piene di esperienza. Per questo non chiediamo ratifiche ma decisioni e valle di processi condivisi».

È vero che state immaginando una riduzione dei canali digitali?

«Non è una priorità, al momento. La molteplicità dei canali ci permette di mantenere il legame con tutto il pubblico, anche quello di nicchia».

La Rai trema per lo scandalo degli appalti truccati. A quando una vera operazione di pulizia?

«Da quando siamo arrivati abbiamo garantito totale trasparenza e piena collaborazione con la magistratura. Ma quello che conta, non è solo il piano giudiziario. Ora bisognerà cambiare alcuni comportamenti all’interno dell’azienda. Un’azienda realmente sana si struttura solo su valore e professionalità, e in Rai ce n’è molta, mettendo al bando furbizie e scorciatoie. Premiando il merito e non livellando tutti verso il basso».

Tra poco arriveranno molti soldi con il nuovo sistema di riscossione del canone legato alla bolletta elettrica. Cosa farete con quel denaro?

«Se ci saranno risorse aggiuntive saranno comunque destinate alla scommessa più difficile: entrare in contatto col pubblico dai 15 ai 35 anni. Lì c’è il Paese del futuro che domani potrebbe non avvertire più il bisogno e il senso del servizio pubblico, elemento chiave della democrazia. Per parlare davvero a tutti, la Rai deve essere anche sexy, per dirla all’anglosassone, cioè appetibile, attraente, piena di contenuti per tutte le fasce di pubblico. Non si può confondere l’essere autorevoli con l’essere noiosi e grigi».

Quando cominceremo a vedere la nuova Rai ?

«Forse all’esterno lo si vedrà meglio dalla primavera e ancora di più con l’estate. L’autunno sarà l’esordio pieno. Ma i cambiamenti sono già cominciati e continueranno sistematici e molto visibili. Le sorprese saranno tante, lo assicuro».

 

(Nella foto Monica Maggioni)