Pubblicato il 05/12/2015, 12:04 | Scritto da La Redazione
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Rassegna Stampa: “Tv, il Mise fissi il nuovo canone per le frequenze”, la maggioranza segue l’Europa

Rassegna Stampa: Repubblica, pagina 28, di Aldo Fontanarosa

 

Il punto – “Tv, il Mise fissi il nuovo canone per le frequenze”

La maggioranza segue l’Europa

Emendamento di Meta (Pd) presidente di Commissione in linea con i dettami Ue

 

 

ROMA. La maggioranza parlamentare riapre un dossier sensibile, che tocca gli interessi della Rai e di Silvio Berlusconi.

Per farlo, mobilita un deputato rappresentativo ed esperto come Michele Meta, oggi presidente della Commissione Trasporti. Il deputato del Pd firma due emendamenti alla Legge di Stabilità che chiedono al ministero per lo Sviluppo Economico di stabilire quale canone le grandi, medie e piccole tv debbano pagare allo Stato per le loro frequenze. Se approvati dalle Camere, gli emendamenti farebbero calare il sipario sul Garante delle Comunicazioni (oggi titolare del potere di decidere in materia) e sul suo controverso provvedimento di settembre 2014. A settembre 2014, una delibera del Garante cancella la norma della Finanziaria 2000 che impose agli editori di versare l’1% del fatturato come canone per antenne e frequenze. Il meccanismo ha portato Mediaset e Rai a sganciare fino a 20 milioni l’anno in ragione del loro maggiore fatturato.

A settembre 2014, il Garante stabilisce invece che il canone sarà calcolato sulla base delle frequenze che si detengono, a prescindere dal fatturato. Per gli editori storici arriva uno

sconto; per quelli emergenti una discreta stangata. Ora la maggioranza prova a mettere da parte il Garante (dove il centrodestra ha la maggioranza) e a investire il ministero per lo Sviluppo economico che avrebbe due mesi – dall’approvazione della Stabilità – per varare un nuovo tariffario. La maggioranza chiede anche al ministero di muoversi nel segno delle prescrizioni dell’Ue che – in una sua lettera-diffida sul tema – ha chiesto di non favorire gli ex monopolisti Rai e Mediaset.

Editori – nota l’Europa – che intrecciano due attività (fare programmi tv e gestire le antenne) moltiplicando il loro potere. L’Ue non ha mai chiuso la procedura d’infrazione contro l’Italia, accusata di coccolare troppo gli editori storici con la legge berlusconiana sulla tv, la famigerata Gasparri.