Pubblicato il 16/11/2015, 20:00 | Scritto da Peter Parker

Omaggio a Guillaume B. Decherf, collega della rivista “Les inRockuptibles”, ucciso al Bataclan

Omaggio a Guillaume B. Decherf, collega della rivista “Les inRockuptibles”, ucciso al Bataclan
Il nostro blogger Peter Parker ha voluto ricordare, a modo suo, il giornalista musicale caduto sotto i colpi dei kalashnikov nel teatro francese, durante il concerto degli Eagles of Death Metal.

Il nostro blogger Peter Parker rende omaggio a un collega, Guillaume B. Decherf, morto durante l’attentato al teatro Bataclan di Parigi.

Da diversi anni scrivo su un giornale. È un magazine di cui vado orgoglioso perché nel suo stesso nome porta con sé le due cose in cui credo fermamente e che, da quando ero bambino, sono le due strade principali della mia vita. Il rock è la prima di queste cose. Lo amo da sempre, ho trasformato la mia passione nel mio lavoro e per questo sono davvero felice.  Da molti anni scrivo di rock. Prima in piccole riviste, poi in altre che, da quando ero ragazzino, divoravo. E il fatto che io fossi arrivato a scrivere su quelle pagine mi riempiva di orgoglio. Pensate cosa vuol dire per uno che ama la musica poter scrivere per Rolling Stone, la più importante rivista musicale del mondo. Io l’ho fatto. Come vi ho detto, la musica mi piace tutta, ma in particolare ho sempre adorato il metal. Perché il metal rappresenta in sintesi tutto quello che c’è nel rock: l’energia, la capacità di suonare, la forza, la creatività, l’imprevedibilità. Sono diventato un esperto di questa musica.

L’altra strada che seguo da quando ho cominciato a fare questo lavoro è il fatto che un giornalista non deve essere corruttibile, per nessun motivo, per nessuna ragione al mondo. In questo ambiente, in questi anni, per chi fa il mio mestiere è facile vendersi: una buona recensione, un’intervista concordata, un bell’articolo in cambio di compiacenza. Un buon motivo per vendersi lo trovi sempre, una giustificazione da dare a te stesso è dietro l’angolo. A 43 anni, quanti ne ho io, vi assicuro che non è per niente facile resistere, tenere la testa alta. Per questo quando ho cominciato a scrivere per Les inRockuptibles (abbreviato anche Les inRock) pensavo che in quel nome dispettoso ci fosse tutta la mia vita: il rock e il mio voler essere incorruttibile a tutti i costi. Nella vita devi essere così, l’ho sempre pensato, è quello che ho insegnato ai miei due figli.

Lo pensavo anche l’altra sera quando sono entrato al Bataclan per vedere il concerto degli Eagles of Death Metal: ne avevo scritto sull’ultimo numero della rivista a proposito del loro album Zipper Down. Ovviamente li sono andati a sentire, avevo appuntamento con la band dopo il concerto per l’intervista. Me ne stavo in mezzo al pubblico, era passata un’oretta dall’inizio del concerto, un buon concerto devo dire, ma non so se ne avrei scritto bene. Ero indeciso, vedevo intorno a me tanti ragazzi entusiasti. Già, perché io non amo mettermi nella tribuna stampa, i concerti vanno visti in mezzo al pubblico, anche questo l’ho sempre pensato. A un certo punto ho sentito degli spari, sembrava un effetto scenico della band. Invece era qualcos’altro. Mi sono voltato, all’inizio ho avuto molta paura, eravamo tutti terrorizzati, la gente scappava, veniva ferita, uccisa a sangue freddo. Ho capito che era finita quando ho visto uno più giovane di me puntarmi un fucile addosso: ho capito che non avrebbe avuto pietà, non gli avevano insegnato ad avere pietà. È stato in quel momento che ho alzato la testa e l’ho guardato negli occhi. Mira al cuore, gli ho detto. O forse l’ho solo pensato. In ogni modo era una bella frase per morire, molto rock. Molto inrockuptibles. Mi chiamo Guillaume B. Decherf e quando scrivete di rock, non dimenticatevi di me.

 

Peter Parker

 

(Nella foto Guillaume B. Decherf)