Pubblicato il 08/11/2015, 13:04 | Scritto da La Redazione
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Guelfo Guelfi: “Rai fuori dal gioco, anche per questo si deve cambiare”

Guelfo Guelfi: “Rai fuori dal gioco, anche per questo si deve cambiare”
Il membro del Consiglio d’amministrazione di Viale Mazzini, in un articolo su “L’Unità”, spiega le scelte di rinnovamento della tv di Stato: dalle nuove deleghe dal Dg al canone in bolletta.

Rassegna stampa: L’Unità, pagina 23, di Guelfo Guelfi (membro cda Rai).

Rai fuori dal gioco, anche per questo si deve cambiare

Valentino Rossi può farcela, e nelle prove lo ha dimostrato. Vedremo. Si fa per dire vedremo perché da noi, nel meraviglioso mondo Rai, non vedremo. Proprio un bel nulla. Ci lasciano un po’ più di un minuto, possiamo commentare da casa, possiamo disquisire mogi. Il Gran Premio si sa ce l’hanno cuccato i rivali di Sky. 25 milioni sul banco e Dorna rende impenetrabile l’acceso all’evento che naturalmente seguiremo al bar. Come si faceva una volta. Non mi dite che avete tutti l’abbonamento, i numeri sono noti. L’Italia s’arrangia. La dico così perché già sento è un po’ anche leggo le prese di posizione che prescindono dalle condizioni in cui ci troviamo a navigare e dai fatti che queste condizioni hanno determinato. Vale la pena di ricordare che la stagione del chi se ne frega di quanto costi una cosa è finita anche perché non erano vuote solo le casse ma le linee di credito. Negli ultimi 8 anni abbiamo perso 500 milioni di entrate pubblicitarie.

Ora la sofferenza è bloccata, segnali di ripresa apprezzabili sono presenti e descritti con precisione, ma siamo appena a valle di un intervento da più parti apprezzato detto “era Gubitosi“. In altre parole 25 milioni per la moto GP non c’erano e la posta in queste condizioni sinceramente mi pareva e mi pare davvero esosa. Scendo, vado al bar. Ma un altro tema su cui vedo un certo esercizio polemico è proprio sui soldi. Sul monte di risorse necessarie per sostenere l’azienda pubblica più grande del nostro Paese e di qualcosa di più. Mi riferisco al canone, mi riferisco al fatto, che è in corso d’approvazione la legge che fa sì che si paghi a rate due, si dice nei tempi brevi, sei si annuncia per i tempi a venire e che lo si trovi iscritto nella bolletta della luce. Ogni contratto elettrico un canone, salvo le fasce protette e chi dichiari di non usufruire del servizio radiotelevisivo. Chi imbroglia intanto ci mette la firma, poi la faccia, e potrebbe pagarla cara.

Non mi piace indugiare sugli aspetti repressivi però è bene che si sappia che il canone da ora in avanti lo pagano tutti, lo pagano meno, e diventa di evidenza anche l’uso che si fa di quelle risorse che derivano anche in previsione del rinnovo del contratto di servizio in prossima scadenza. Mi piacerebbe che si facesse una campagna di comunicazione che spieghi il modo, il perché, e le diverse conseguenze che si aprono. La radiotelevisione pubblica è un valore già sostenuto dai cittadini italiani. Il giudizio sta al centro del mix tra il borbottio nella fila davanti agli sportelli postali e il senso civico di responsabilità che ha sempre spinto i due terzi dei contribuenti a fare il proprio dovere. Bene, sappiano che da ora in avanti tutto è più semplice, costa meno e lo pagheranno tutti. Da qui si può aprire un confronto che ponga al centro dell’attenzione i soldi che spendiamo. Il mercato, i risultati della raccolta pubblicitaria, i compensi, gli obiettivi, le pratiche produttive, le linee di lavoro e di ricerca, l’urgenza della trasformazione delle piattaforme di servizio…

Nessuno faccia il furbo isolando nei linguaggi specialistici competenze misteriose per giustificare salari, trattamenti, comportamenti, privilegi. Siamo già in un mondo nuovo e mi pare siamo in condizione di affrontare la sfida solo se ci cambiamo gli occhiali. Aguzzando la vista. La nuova legge in approvazione, il ruolo dell’amministratore delegato, del consiglio d’amministrazione, corrispondono ad una volontà di discontinuità. Ci sono cose da cambiare. Questo significa discontinuità. Il tema dei diritti di trasmissione, dei costi, delle relazioni si affronta non alzando le spallucce e dicendo che è sempre stato così. Si cerchino, si costruiscano e si stabiliscano nuovi rapporti di forza. La Rai è un’azienda che lo può fare. Vediamo chi frena. Chi rema contro. Proviamo a vedere con comparative palesi le possibilità che abbiamo e i risultati alla nostra portata. Per il punto di osservazione in cui mi trovo mi pare che si sia in grado di sorprendere molti.

Ed infine le risorse servono per finanziare la riforma. Si punta i piedi e si dice così. Aggiungerei che il Paese deve sapere che non sprecheremo nemmeno una goccia d’acqua, che non lavoriamo confidando che ogni ciclo di solito si conclude con un intervento di tagli agli sprechi, con una politica di rigore. Penso che l’Italia meriti un periodo capace di produrre il suo futuro come il mondo che gode della capitalizzazione di chi lo ha preceduto. Fare bene, spendere meglio, competere, produrre contenuti, sfruttare i giacimenti di competenza e abilità. Sono cose che pensavo anche da piccolo, ora poi le desidero proprio. Ora mi faccio un regalo mi compro su Sky la MotoGp.

 

(Nella foto la statua equestre di Viale Mazzini)