Pubblicato il 01/11/2015, 12:01 | Scritto da La Redazione

Rassegna Stampa: Niel contro Bolloré cerca l’aiuto dei fondi per controllare Telecom

Rassegna Stampa: La Stampa, pagina 19, di Francesco Spini

 

Niel contro Bolloré cerca l’aiuto dei fondi per controllare Telecom

L’imprenditore potrebbe usare il suo pacchetto di azioni per convocare un’assemblea e nominare nuovi vertici

 

Il blitz con cui il miliardario francese Xavier Niel ha fatto irruzione in Telecom Italia, prenotando il 15,1% del capitale assume sempre più i contorni di una vera e propria scalata. Secondo diversi osservatori il castello di opzioni e derivati con cui Neil ha preso posizione sarebbe velocemente convertibile in azioni. In particolare il 5,1% isolato in un «total return equity swap» una volta esercitato consentirebbe di ottenere in breve tempo la convocazione di un’assemblea che scatenerebbe una guerra all’ultimo voto tra Vivendi e Niel per nominare i nuovi vertici. E il patron di Iliad ha già dato prova in partite precedenti di avere un buon seguito di fondi hedge.

Gli schieramenti

A questo punto sul mercato già si ragiona su quali potrebbero essere gli schieramenti. Esercizio non facile, visto che Niel, che settimana prossima sarebbe atteso in Consob, non ha ancora spiegato il suo progetto. Ieri sono circolate anche ipotesi secondo cui alla regia del raid di Niel – che secondo le stesse indiscrezioni avrebbe contatti con l’ad di Telecom, Marco Patuano – ci sarebbe addirittura la Cdp pronta ad affiancare il francese in un secondo momento nell’azionariato. Fonti vicine alla Cassa hanno bollato la cosa come «fantafinanza ». Di fatto la partita in corso ha riacceso d’improvviso i fari su un gigante, Telecom Italia, che sembrava aver perso allure. Invece, sotto la regia di Matthieu Pigasse, influente banchiere di Lazard a Parigi e da sempre consigliere del patron di Iliad, Niel avrebbe considerato i diversi motivi per intervenire sulla società non più inchiodata come un tempo sulla questione del suo pur ingente debito.

Tra telefoni e tv

Per Niel invece il gruppo italiano potrebbe essere terreno fertile per importare il suo modello low cost di «quadruple play», pacchetti integrati tra servizi voce, dati tra fisso e mobile, attraverso cui veicolare contenuti televisivi. Un mestiere che in patria Neil porta avanti attraverso offerte assai competitive. Un business giovane, che in Italia non vede ancora una declinazione in un gruppo integrato (a lungo si è favoleggiato di un’integrazione tra Telecom e Mediaset), ma viene offerta attraverso accordi commerciali con Sky, Mediaset e Netflix.

Vento di fusioni

Un altro motivo di interesse per Telecom deriva dalla probabile prossima ondata di fusioni e acquisizioni nel settore. Da tempo Orange ha mostrato interesse per il gruppo italiano. La fusione però troverebbe un ostacolo proprio nella Vivendi di Vincent Bollorè che al governo avrebbe garantito di mantenere Telecom indipendente. C’è poi la partita in Brasile, recentemente riaperta da LetterOne, il fondo del russo Fridman che punta ad aggregare Tim Brasil con la concorrente Oi.