Pubblicato il 31/10/2015, 16:01 | Scritto da La Redazione

Rassegna Stampa: Due galli francesi nella mischia tlc italiana

Rassegna Stampa: Repubblica, pagina 27, di Giovanni Pons

 

Due galli francesi nella mischia tlc italiana

Bollorè si appoggia a Mediobanca, Niel ascolta i consigli di Lazard. Entrambi attratti dalla banda larga

Patuano ha stretto accordi con Sky, Mediaset, Netflix per veicolare contenuti

 

L’incursione di Xavier Niel nel capitale di Telecom Italia, attraverso una complicata formula di opzioni e derivati, ha riportato l’azienda italiana al centro del risiko delle telecomunicazioni europee. Ma con un ruolo ancora non ben definito. Si sprecano, in queste ore, le disamine di questo o quell’osservatore che indicano l’intento belligerante o industriale del nuovo arrivato, mentre fino a ieri il passo felpato di Vincent Bollorè, che con Vivendi ha già il 20% di Telecom, era quasi passato inosservato. I giornali francesi si affrettano a dire che Niel e Bollorè non vanno a braccetto anzi sono acerrimi rivali, ma giustamente la Consob e l’Antitrust vogliono vederci chiaro sotto questo punto di vista. Di certo provengono da due “parrocchie” diverse, anche politiche, ed entrambi hanno scoperto che Telecom Italia, al netto di 18 anni di ribaltoni azionari e spolpamenti industriali, è ancora una società su cui puntare i propri soldi. “Per fare che cosa?” è una domanda a cui nessuno è ancora in grado di rispondere. Telecom sta investendo pesantemente nello sviluppare la rete a banda larga nelle principali città italiane e sta stringendo accordi con diversi fornitori di contenuti – Sky, Mediaset, Netflix – nella speranza che i clienti si convertano alla fibra ottica. Il cammino è lungo e pieno di insidie, ma evidentemente questa strategia si sta rivelando attraente anche per investitori che navigano il settore. E’ una strategia che l’attuale management, Marco Patuano e Giuseppe Recchi, ha elaborato nell’ultimo anno e mezzo, quando lo status di “public company” ha permesso più libertà di pensiero e di azione. Gli anni post privatizzazione rimarranno infatti nella storia sotto il titolo “tutto ciò che non dovrebbe essere mai fatto a un’azienda”. Da una privatizzazione che ha incluso nel pacchetto in vendita anche la rete, all’Opa della razza padana che ha scaricato sulla società il debito della scalata, alla vendita di pezzi pregiati nel tentativo di rimetterla in sesto, alla zavorra del socio Telefonica interessata soltanto alla partita sudamericana, alle banche avide di commissioni e prive di qualsiasi strategia industriale. E quando tutto ciò sembrava essere retaggio di un passato da dimenticare ecco spuntare Bollorè e Niel. Il primo si appoggia a Mediobanca e compra azioni grazie alla mega plusvalenza che proprio Telecom gli ha permesso di realizzare con la vendita della brasiliana Gvt a Telefonica. Nei quindici anni passati in Italia si è appoggiato a Cesare Geronzi e Silvio Berlusconi. Il secondo è un self made man con il pallino delle telecomunicazioni, è consigliato dai banchieri della Lazard e dallo studio Bonelli Erede, ha sposato la figlia di Bernard Arnault ma ha fatto fortuna offrendo servizi telefonici a prezzi scontati. Entrambi sono editori, uno di tv (Canal Plus) e l’altro della carta stampata (Le Monde). Un banchiere francese, che conosce bene entrambi, è sicuro che i due personaggi siano incompatibili tra di loro ma ritiene Niel più lucido dal punto di vista industriale. Ora toccherà anche al governo italiano sbrogliare la matassa. Un incontro ai primi di agosto tra Renzi e Bollorè sembrava aver creato un feeling tra i due tanto che la Cdp è tornata a corteggiare Telecom per spingere sul Piano banda larga. Ma Niel potrebbe piacere ancora di più all’attuale premier vista la sua storia professionale e la “distanza” da Mediobanca e Berlusconi. L’importante è che Telecom non ritorni a essere terreno di scorribande, questa volta francesi.