Pubblicato il 21/10/2015, 13:34 | Scritto da La Redazione
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Rottamare la tv e utilizzare solo pc e tablet Come non pagare (legalmente) il canone Rai – Restano segreti i compensi delle star

Rottamare la tv e utilizzare solo pc e tablet Come non pagare (legalmente) il canone Rai – Restano segreti i compensi delle star
Il ministero conferma: “Nulla è dovuto per i programmi visti in streaming”. Il governo: on line solo gli stipendi sopra i 200.000 euro di manager e giornalisti.

Rassegna stampa: Il Giornale, pagina 5, di Paolo Bracalini.

Rottamare la tv e utilizzare solo pc e tablet Come non pagare (legalmente) il canone Rai

Il ministero conferma: “Nulla è dovuto per i programmi visti in streaming”

C’è uno spiraglio per chi non vuole rassegnarsi a finanziare con 100 euro l’anno il carrozzone Rai. Il nuovo canone dal 2016 sarà infilato a rate nella bolletta elettrica, e sarà onere del contribuente dimostrare che non è tenuto a pagare, salvo multe e addirittura denunce penali. La condizione base per essere esentati dal balzello, ovviamente, è non possedere alcun televisore in casa, visto che il canone è una tassa di possesso e non una imposta d’uso (ragion per cui non è contemplata, come condizione per l’esenzione, l’oscuramento dei programmi Rai). Anche chi evita con cura i canali del servizio pubblico, ma tuttavia non vuole buttare via il televisore perché magari vede Sky, Mediaset o i film in dvd, dovrà comunque pagare dazio a Viale Mazzini. Ma c’è un’alternativa meno radicale rispetto a rottamare il televisore. Il testo finora prodotto dal governo non contiene alcun riferimento specifico al possesso di un computer o di un tablet o smartphone, su cui si possono vedere in streaming, grazie alla connessione internet, tutti i canali della Rai e i tutti i principali network privati (anche SkyTg24).

La legge di Stabilità modifica il vecchio Regio decreto sul finanziamento della tv pubblica, ma ne mantiene l’impianto, soprattutto sul presupposto della tassa, che resta la detenzione di «uno o più apparecchi atti o adattabili alla ricezione delle radioaudizioni». E qui sta il punto. Un computer, o un Ipad, o uno smartphone, dove posso vedere i programmi tv in streaming, vanno considerati «apparecchi atti a ricevere le radio audizioni». Il testo della Stabilità, per com’è scritto nella bozza e salvo modifiche in corso d’opera, non ne parla e mantiene lo status quo su questo aspetto. Che significa una cosa: non si è tenuti a pagare. A spiegarlo è la stessa Rai, nella sezione «Abbonamenti» del suo sito. La domanda è: chi possiede solo un computer privo di sintonizzatore tv deve pagare il canone? Risposta della Rai: «No. Perché solo apparecchi atti o adattabili a ricevere il segnale audio-video attraverso la piattaforma terrestre e-o satellitare sono assoggettabili a canone tv. Ne consegue che di per sé i computer, se consentono l’ascolto o la visione dei programmi radiotelevisivi via internet e non attraverso la ricezione del segnale digitale terrestre o satellitare, non sono assoggettabili a canone».

Questa interpretazione della norma non è certo un’invenzione della Rai, ma viene dal ministero dello Sviluppo economico. Nel 2012 il Mise, dopo lo scoppio di una polemica sui bollettini Rai inviati ad aziende e uffici, diramò una circolare per risolvere i dubbi se un computer o un tablet fossero considerati al pari di un televisore. E la risposta, appunto, fu che non è così. A meno che un computer o uno smartphone non abbiano incorporati un sintonizzatore tv, cosa piuttosto rara, o un’antenna, il loro possesso non comporta alcun canone tv per la Rai. Chi non ha intenzione di pagare la Rai, può organizzarsi in casa con uno schermo pc e guardare la tv attraverso quello, né l’Enel né l’Agenzia delle entrate potranno contestargli l’evasione del canone. A meno ovviamente che il governo, o il Parlamento, non specifichino nella legge che anche una connessione internet, su qualunque supporto digitale, comporta il pagamento del canone Rai. Ma contraddirebbe la circolare ministeriale del 2012. E sarebbe la premessa per poter chiedere il canone Rai anche a uffici e aziende che usano computer (tuffi). Una mossa che provocherebbe rivolte. Già ci sono le rivolte, per il canone in bolletta. Il Codacons, che prepara l’impugnazione della legge, ha lanciato un Comitato «No Rai in bolletta» che ha già raccolto migliaia di adesioni, mentre Altro consumo è arrivata in pochi giorni a 41mila firme per abolire il canone in bolletta. La tassa più odiata d’Italia.

 

Rassegna stampa: Il Messaggero, pagina 13, di Mario Ajello.

Rai, restano segreti i compensi delle star

Oggi l’ok della Camera alla riforma della tv pubblica. Il governo: on line solo gli stipendi sopra i 200.000 euro di manager e giornalisti. Sulla trasparenza è di nuovo scontro, M5S e Forza Italia all’attacco Il direttore generale assumerà i poteri dell’amministratore delegato.

A metà novembre ci sarà la riforma della Rai. I tempi di approvazione di questa legge sembrano essere quelli che si era prefisso il governo. Oggi la Camera darà infatti il via libera al ddl Giacomelli, le cui votazioni sono andate molto veloci e ieri si è cominciato approvando l’articolo 1, quello sul contratto nazionale di servizio. I sì sono stati 252 e i no 160. Sette gli astenuti. Centrodestra più Movimento 5 Stelle unite nella lotta anti-ddl. E i grillini hanno annunciato l’ostruzionismo. Subito dopo l’ok di Montecitorio il testo passerà al Senato e a metà novembre la Rai – questo il nodo principale della riforma – potrà avere come tutte le aziende normali un vero e proprio amministratore delegato. Antonio Campo Dall’Orto, ora direttore generale, avrà i pieni poteri di ad e sulla base di quelli potrà avviare con molta più forza rispetto al cda e rispetto ai partiti che hanno nel Cda il loro tramite per contare qualcosa la famosa rivoluzione nella tivvù pubblica che Renzi auspica da tempo. E che prevede, per esempio, l’accorpamento dei telegiornali, a cui Campo Dall’Orto metterà mano al più presto. Come si spera o come si teme.

BOTTA E RISPOSTA I grillini ieri a Montecitorio hanno accusato questa riforma di rendere la Rai simile a un «nuovo Minculpop» al servizio del premier. Mentre per Forza Italia, Renato Brunetta sta guidando la battaglia d’opposizione e polemizza contro i compensi dei vertici Rai: «La presidente e il dg percepiscono stipendi molto superiori al tetto stabilito per legge che è di 240.000 euro annui. Serve trasparenza sui loro contratti e anche su quelli delle star televisive». il sottosegretario Giacomelli, titolare della riforma, replica: «Non si può mettere una norma ad hoc sui compensi, c’è già la legge generale che li regola». E comunque vige il criterio della trasparenza on line per tutti i compensi di Viale Mazzini e Saxa Rubra. Tranne quelli per le star dell’intrattenimento: «Perché a differenza degli stipendi dei dirigenti, questi non hanno un peso strutturale nel bilancio aziendale». Quindi possono sforare. Anche per evitare favori alla concorrenza. Intanto la riforma corre. E la rivoluzione assicurano i renziani non può più attendere. Anche se nelle file allargate dei fedelissimi di Matteo qualche malcontento si coglie. Avrebbero voluto e ancora vorrebbero una riforma più incisiva. Con i partiti un po’ più fuori dalla Rai, anche se già stanno subendo una diminuito, e non limitarsi al fatto che il Cda conti di meno.

 

(Nella foto Matteo Renzi)