Pubblicato il 24/09/2015, 11:31 | Scritto da La Redazione
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Rai: torna a parlare la gola profonda de “Il Foglio”. Intanto continua il processo a Rai 3: tocca a Iacona

Rai: torna a parlare la gola profonda de “Il Foglio”. Intanto continua il processo a Rai 3: tocca a Iacona
Il nuovo modello di ospite, lo stile del conduttore. Appunti di un dipendente Rai, aspettando “Terminator”. Il direttore Vianello in Vigilanza. L'accusa: “Troppi grillini in tv, non solo a ‘Ballarò’”.

Rassegna stampa: Il Foglio, pagina 4.

Cosa succede in Rai al tempo della fatwa sui talk-show

Il nuovo modello di ospite, lo stile del conduttore. Appunti di un dipendente Rai, aspettando Terminator.

Sono di nuovo io, il quadro Rai, quello dell’altra volta, quello che raccontava dell’intervista a Campo Dall’Orto (dio lo abbia in gloria). E tutti a stupirsi, leggevo i commenti, gli sghignazzi: “A Viale Mazzini sono come Fantozzi”, sì, certo, come no. E intanto ‘mo è arrivato Rambo. Contenti? Ci credete adesso? Che poi questi dei talk, poveracci: una volta, mi ricordo, appena assunto, i conduttori li vedevo arrivare con l’auto blu, ma pure Santoro, eh! Arrivavano come le star, facevano il 15, il 20 per cento, e tu li guardavi e pensavi: “Ammazza! Saranno pure tutti comunisti (tutti tranne Vespa, ovvio), però che signorilità, che portamento!”. Non c’era Twitter ma me le ricordo certe strette di mano, certi: “Mi firma il libro? Per favore: a Grazia, con stima”. Certi abbracci di signore di Roma nord che scendevano apposta a vedere e a toccare con mano com’erano i velluti dei Gad, i sorrisi dei Floris. Poi c’era e c’è Vespa: lui però l’auto blu ce l’ha ancora, e questo dovrebbe bastare come dettaglio: i sorrisi nel piazzale di via Teulada, gli inchini dei parlamentari: “Direttore!”, “dottor Vespa!”. E invece niente, ora niente, che mi viene tristezza anche solo a scriverne. Porro l’altro giorno l’ho visto scendere dal motorino: dal motorino! Un pischello! Un po’ meglio quelli del mattino: però quelli, poveri, si alzano alle quattro, non puoi chiedergli di fare i principi e le principesse: se alle cinque stai bevendo il terzo caffè con le sarte di Saxa, se sembri incazzato io ti capisco.

E ora questo povero Giannini, uno perbene, si vede che l’hanno tirato in mezzo: sta lì a fare a pugni con quell’altro là, Floris che pure a lui, ma chi gliel’ha fatto fare: se rovinano per ‘sti sordi maledetti se spartiscono ‘sto misero dieci per cento in due, stanno lì ad accapigliarsi per Salvini, una tenerezza che non ti dico. E poi, appunto, ci mancava pure Renzi che li percula con Rambo: “Perdete contro Rambo su Rete 4!”. “Replica per replica, allora guardo Stallone“: ma lasciali stare, ma cosa vuoi, smettila, ‘a bullo, ma cosa ti accanisci. E prima la settimana scorsa: vince Rambo, e vabbè. E poi pure l’altra sera. E pazienza. Sono andato a controllare: ne restano altri due o tre, poi sono salvi. Anche se quelli di Rete 4 saranno già sotto casa di Stallone per supplicarlo di girarne un altro in due settimane, così, solo per il gusto di rompere i coglioni. E pensare che era partita anche bene: che sempre Campo Dall’Orto nostro, Dio lo abbia in gloria, li aveva risparmiati nella famosa intervista: “Non credo sia utile dire quali sono i modelli di talk con i quali ho più confidenza. Credo sia più utile dire quali sono i modelli che secondo me funzionano e che mi capita spesso di vedere quando guardo la tv sia in Italia sia all’estero: poche persone che parlano, molti punti di vista differenti, molte conversazioni a due, anche solo con il conduttore. Con un unico fil rouge: quello di fare informazione per permettere a chi sta guardando non di indignarsi o di eccitarsi ma di imparare qualcosa di più”. Cioè, capito? Non credo sia utile dire quali sono i modelli! Che tradotto vuol dire: vi do una chance, me trattengo, non voglio sta alla’ un casino subito. Ma manco quello è servito: anche se, per carità, c’hanno provato.

L’altra mattina giro su Agorà e vedo che c’è Greco da solo con due: uno della Lega e uno che boh. E mi sono chiesto: ma gli altri? Gli hanno dato tutti buca? Che lì sono sempre in 300, con gli attrezzisti che vanno in giro per gli studi a dire “che ce l’hai una sedia? Sì, un’altra, per quelli di Agorà, poi te la riporto”. E invece ora sono in due, lì, striminziti. Poi mi sono ricordato di Campo Dall’Orto nostro, Dio lo abbia in gloria, che dice “poche persone che parlano” e allora ho capito. E anche i faccia a faccia: mo’ stan tutti lì a parlare uno alla volta. Il mio collega, furbo che è lui, dice che l’ha detto per far tornare la Bignardi, che lei fa solo faccia a faccia, ma non lo so. Sta di fatto che l’altra sera sono passato a salutare un amico mio a Teulada: il sole tramontava, Vespa stava aspettando non so chi, c’erano tutti i mammasantissima schierati, in fila, come ai vecchi tempi, pronti a salutare come si fa con il Papa quando scende dalla scaletta dell’aereo. Ah, la vecchia Rai. Ah: non dico la Dc, ma almeno Silvio… Vabbè, mi è preso un groppo alla gola, mi sono commosso. Speriamo – ho pensato – che quelli di Rete 4 ora non attacchino con Terminator.

Anonimo Rai

 

Rassegna stampa: Il Fatto Quotidiano, pagina 13, Luca De Carolis.

Processo dem a Rai 3: ora tocca anche a Iacona    

Il direttore Vianello in Vigilanza. L’accusa: “Troppi grillini in tv, non solo a ‘Ballarò’”.

Un avviso ai naviganti. Un (metaforico) cartello, per ricordare a viale Mazzini che a comandare è il loro Matteo: quindi, che si diano tutti una regolata. In un pomeriggio romano, la pattuglia del Pd in commissione di Vigilanza Rai cinge d’assedio il direttore di Rai 3 Andrea Vianello. Lo colma di domande e snocciola l’elenco delle trasmissioni fuori linea: da Ballarò che nelle prime due puntate ha ospitato per due interviste i Cinque Stelle Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista, a Presadiretta che domenica scorsa si era permessa di raccontare (anche) i difetti del Jobs Act. L’avevano già convocato martedì, Vianello, arrabbiati per il troppo spazio concesso a M5s nel programma di Massimo Giannini. E il direttore aveva spiegato che la crisi dei talk show c’è, è vero, ma che il rapporto rendimento-prezzo rimane ottimo (“costano poco”). Poche ore prima il premier aveva scomunicato (certi) programmi. “Ormai i talk show del martedì fanno meno ascolti della replica di Rambo” aveva arringato Renzi durante la direzione dem, lunedì. Ieri, domande e sopraccigli alzati dei suoi parlamentari per Vianello. O imputato? “Nessun processo, è stato un confronto, Ballarò andrà avanti” scandisce lui dopo il corpo a corpo. Ma è stata lunga. Con tanto di antipasto, perché in mattinata il giornalista si becca anche la rampogna del M5s, dal blog di Grillo.

“Il Pd lo avverte, e Ballarò ci censura: martedì ha mandato in onda un servizio su una manifestazione contro la Banca popolare di Vicenza, ma non ha detto che l’avevamo organizzata noi” scrive il capogruppo 5Stelle in Veneto, Jacopo Berti. Insomma, è guerra di sospetti e pressioni incrociate. Alle 14.20 si parte in commissione, con il presidente della Vigilanza Roberto Fico (M5s) a dirigere i lavori. Il primo a parlare è il primo che si era lamentato. Ossia Maurizio Gasparri, irritato con Presadiretta: “Hanno parlato con tanti dei nostri circoli del Lazio, ma il pezzo non aveva le loro voci, conteneva solo aspetti negativi”. Segue massaggio a Giannini: “Perché avete preso come conduttore di Ballarò un esterno? E quanto ci costa?”. Ma i protagonisti sono quelli del Pd. Tutti premettono che “per carità, nessuna voglia di censurare”. Ma tutti picchiano duro. Raffaele Ranucci inizia: “Lei Vianello fa innovazione, ma qualità e ascolti talvolta non coincidono”. Sale: “Perché non avete spostato Ballarò in un giorno diverso dal martedì?”. Quindi cita il Processo del Lunedì: “È un format che non funziona”. Maurizio Rossi, ex montiano, ora gruppo misto, si frappone: “Sono allibito dall’attacco del Pd alla Rai, la battuta su Rambo pare un avvertimento”.

Il dem Vinicio Peluffo ha toni curiali, ma va di clava: “A Ballarò c’è stato un trattamento asimmetrico con le interviste ai 5Stelle, loro dettano le condizioni per intervenire ma vanno trattati come gli altri”. Poi il bigliettino per Presadiretta: “L’ho sempre difesa, ma è possibile interloquire meglio. Sul Jobs Act diversi precari non la pensano nel modo rappresentato”. Il fu rutelliano Michele Anzaldi prima dà la colpa a Gasparri (“L’ha chiesta lui la convocazione”), poi si lamenta: “Ho dubbi sul pluralismo di Ballarò. Martedì ci sono state tre interviste di fila, per avere un’opinione diversa (quale, e diversa da chi? ndr) abbiamo dovuto attendere le 21.07. E gli ascolti non sono un granché”.

A difesa, le opposizioni. Alberto Airola (M5s): “Questa è una sceneggiata, non ammettete che qualcuno racconti la realtà. E sulla rete comunque domina il Pd”. Nicola Fratoianni (Sel): “Non stiamo discutendo dei talk show, ma delle affinità tra i programmi e i partiti. Ed è grave che tutto questo parta dal governo”. Per conto suo, il forzista Renato Brunetta: “Due anni fa noi ci lamentavano dello squilibrio nei programmi Rai con la sinistra, ora a lagnarsi è il Pd. È una nemesi”. Segue un suo pallino: “Serve trasparenza sui compensi Rai”. Fico è breve: “Il pluralismo di un programma non si valuta in due puntate, dobbiamo basarci sui dati trimestrali dell’Agcom e rispettare la libera informazione”. Quindi, Vianello: “Le interviste ai 5Stelle? Non sono necessariamente un favore, dovevamo discutere della leadership nel M5s. Spostare la trasmissione dal martedì? Non ci facciamo condizionare dalla concorrenza (Dimartedì, ndr). Le regole e i controlli sulle presenza dei partiti ci sono, non ci servono sovraregole. Conta la qualità e non la quantità delle presenze, l’ha detto anche il Consiglio di Stato”. Finito. Vianello corre verso l’uscita. Ma si aspettava tutto questo? “L’ho detto anche in sala, sono stupito”. Se ne va. Consapevole.

 

(Nella foto Riccardo Iacona)