Pubblicato il 15/07/2015, 11:38 | Scritto da La Redazione
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Publitalia: indagato Pravadelli per false fatture – Tutti i conduttori che non vedremo in tv l’anno prossimo

Rassegna stampa: La Repubblica, pagina 18, di Emilio Randagio.

Publitalia, false fatture per otto milioni indagato il numero 2

Milano, giallo sul mediatore pagato per lavori mai fatti: “Berlusconi comprò i suoi beni confiscati e li restituì”.

Un fiume di denaro 8 milioni e 320mila euro pagati dalla storica concessionaria di pubblicità di Mediaset, Publitalia ’80, dal 2008 fino al 2013 per operazioni in realtà inesistenti. Destinatario: Alberto Maria Salvatore Bianchi, che nelle fatture risulta mediatore di importanti inserzionisti dei canali del Biscione, ma che nessuno sembra avere mai visto muovere un dito per acciuffare nuovi clienti. Con questa ipotesi, l’attuale vice presidente ed ex ad di Publitalia, Fulvio Pravadelli, dai primi di maggio è indagato con l’accusa di concorso in false fatture, con lo stesso Bianchi la sua società ha sede nel centrale viale Bianca Maria, titolare della New Pubbligest, e il factotum e autista di quest’ultimo. Sembra un film già visto l’inchiesta che è sfociata in una serie di perquisizioni da parte degli uomini del Nucleo di polizia tributaria negli uffici della concessionaria Mediaset. Come agli albori di Mani pulite quando fu proprio il fondatore di Publitalia, Marcello Dell’Utri, a finire in manette per false fatture, lo schema sembra ripetersi. Nel medesimo modo. Anche se al momento rimane ancora oscuro il “movente”. A chi giova questa partita di presunti fondi neri?

Per capirlo-probabilmente bisogna concentrarsi sulla figura di Alberto Bianchi. Capace di ottenere ben 3 milioni e 71mila euro di compensi da Publitalia solo nel 2008, per finire cinque anni dopo con poco più di un milione. Tra gli interrogatori resi ai pm del pool milanese contro i reati finanziari guidato dal procuratore aggiunto Francesco Greco, il factotum di Bianchi, a verbale candidamente ammette di «aver assistito a riunioni nel corso delle quali Pravadelli avrebbe sollecitato Bianchi a recarsi presso i clienti così da poter giustificare una conoscenza quantomeno futura dei medesimi». Nei contratti acquisiti dalla procura, il rapporto che Publitalia ritaglia su misura sulla New Publigest e a cascata su Bianchi è quello di «promotore di spazi per importanti aziende come Banca Intesa, Electa, Mapei». In realtà, i clienti della concessionaria Mediaset secondo il racconto che sta ora emergendo dalle carte raccolte dalla procura di Milano «non venivano contattati da Bianchi, ma da personale di Publitalia». Quel che si sta svelando, è che il Mister X signor Bianchi, sembra avere una certa confidenza con l’ex Cavaliere Silvio Berlusconi.

In questa chiave almeno si legge il documento finito nell’indagine che risale al 9 novembre 2011 sette giorni prima di lasciare l’incarico a Palazzo Chigi firmato di proprio pugno da Berlusconi: un comodato d’uso gratuito di un lungo elenco di beni. L’atto appare già da una prima lettura, anomalo. Berlusconi risulta infatti aver comprato e poi subito dopo concesso gratuitamente in uso al signor Bianchi, diversi beni appartenuti allo stesso presunto mediatore di pubblicità che erano stati confiscati con un provvedimento della magistratura. Ma perché tanta generosità? Non sono una novità in casa Berlusconi certi slanci. A testimoniarlo, da ultimo, l’inchiesta Ruby Ter con i “bonifici a fondo perduto”, che l’ex premier ha garantito fino a poche settimane fa, alle frequentatrici di Arcore e delle sue “cene eleganti” (conto finale intorno ai 10 milioni di euro, corruzione giudiziaria l’ipotesi dell’accusa). Sul perché, ora, una delle società più importanti della galassia Mediaset, emetta fatture ritenute false in favore di un soggetto che – è indiscutibile – è in rapporti stretti con Berlusconi, sta cercando di scoprirlo la procura milanese.

 

Rassegna stampa: Oggi, pagina 70, di Dea Verna.

Bocciati! La nuova tv non li vuole più

Finisce un’epoca, tutti i conduttori “esiliati”. Michele Santoro, Daria Bignardi, Giulia Innocenzi, Victoria Cabello: sono i volti che non rivedremo in autunno nelle trasmissioni che li hanno resi famosi. Molti si riciclano. E qualcuno si sfoga.

In fin dei conti è la fine di un’epoca. Dopo anni di occupazione del tubo catodico, nella prossima stagione non vedremo più Michele Santoro, il re del talk show politico, il tribuno della tv, simbolo dell’antiberlusconismo. Il suo Servizio pubblico, in ondasu La7, ha chiuso mestamente i battenti, dopo una stagione non esaltante. «Mi sentirei di tradire il pubblico se mi limitassi a ripetere all’infinito le stesse formule», ha spiegato lui. Secondo voci di corridoio, invece, le ragioni del ritiro sarebbero altre: Urbano Cairo, patron di La7, avrebbe tagliato i fondi alla società di produzione del programma, la Zerostudio’s (controllata da Santoro, da sua moglie e dall’Editoriale Il Fatto), riducendo in questo modo gli utili del programma. E così ora Santoro farà solo l’autore e il produttore e si rimetterà sul mercato.

L’ASTINENZA DA VIDEO FA MOLTA PAURA Ma sparire dal video non è mai così semplice. «Ho paura di non vedere più accendersi la lucetta rossa della telecamera, quella luce che mi ha accompagnato per trent’anni», ha detto Santoro. «Temo di non ritrovare più la comunità che si è formata attorno ai miei programmi». Come lui, tanti altri sono costretti a lasciare le luci della ribalta. Sia chiaro: nessuno dei personaggi elencati in questo articolo rischia di morire di fame. E magari alcuni di loro riusciranno a riciclarsi brillantemente in extremis. Fatto sta che un po’ per la crisi, un po’ a causa dei mutevoli gusti del pubblico, un po’ per mancanza di nuove idee, molte primedonne della tvsi sono ritrovate disoccupate. Condannate all’oblio, all’astinenza da video, ai giardinetti. A rimetterci le penne sono state soprattutto le conduttrici radical chic. Daria Bignardi per esempio. Le sue Invasioni barbariche non si scollavano dal 2% di share (nonostante i disperati tentativi della conduttrice di dare un po’ di brio, magari flirtando con Valeria Golino). E così Cairo ha spedito il programma in soffitta. «Faccio un programma troppo lungo e con troppe interviste», si è giustificata lei. Pronta la frecciatina di Cairo: «In realtà è stata la Bignardi a chiedere di arrivare fino a mezzanotte». Pazienza, sembra che Daria se ne sia fatta una ragione e si dedicherà alla scrittura a tempo pieno. Congelata anche Giulia Innocenzi, mattatrice di Announo. sempre su La7. «Ha fatto ascolti discreti», ha detto Cairo. «Ma ci aspettavamo qualcosa di più, forse perché è partita in pompa magna con Renzi, ottenendo il 10% di share, ma poi si è fermata al 4. Ci ragioneremo su».

SKY SOSTITUISCE LA GIUDICE POCO ROCK Non è solo Cairo a fare strage di conduttori tv. Vittoria Cabello, assoldata l’anno scorso da Sky come giudice di X Factor, è stata rispedita al mittente. Motivo? Poco carisma e tanti capricci, dicono i maligni. A sostituirla, la ben più rock Skin, cantante del gruppo inglese Skunk Anansie.

PERFINO QUELLI DI ZELIG SALTANO UN GIRO C’è aria di cambiamento anche nel mondo dei programmi comici. Paolo Ruffini è stato silurato da Colorado, al suo posto in autunno troveremo Luca e Paolo. Bisogna dire, però, che Ruffini ha reagito da gran signore. E sul suo blog, ricordando come sia stato proprio Luca Bizzarri a scoprirlo dopo un provino per Mtv, ha scritto: «Tutti pensano che il nostro mondo sia competitivo e invidioso. È vero, ma non sempre. Sono davvero felice che Colorado venga condotto da Luca e Paolo». Altra vittima illustre dei nuovi palinsesti è Zelig: lo storico show di Gino e Michele, in crisi d’ascolti, è stato messo in pausa da Canale 5 (ma non è chiaro se mai riprenderà). Ed è finita male (per lui) la presunta guerra fredda tra Paola Perego e Pino Insegno, entrambi al timone di Domenica in. Insegno è stato sostituito da Salvo Sottile, lanciatissimo grazie agli ottimi ascolti di Estate in diretta.

(Nella foto Michele Santoro)