Pubblicato il 26/06/2015, 13:31 | Scritto da La Redazione
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Per “MF” TeleNorba potrebbe far saltare l’accordo Sky-Viacom. La riforma Rai va avanti

Per “MF” TeleNorba potrebbe far saltare l’accordo Sky-Viacom. La riforma Rai va avanti
Secondo Andrea Montanari il network pugliese potrebbe vincere il ricorso e impossessarsi del canale 8 del telecomando. Intanto la Commissione Bilancio approva il nuovo riassetto della tv di Stato.

Rassegna stampa: MF, pagina 13, di Andrea Montanari.

Mina TeleNorba sul deal Sky-Mtv

Giovedì 2 luglio il consiglio di stato deciderà sul ricorso dell’emittente pugliese. L’eventuale accoglimento della richiesta del gruppo televisivo di Montrone di entrare in possesso del canale 8 farebbe saltare la trattativa tra la pay di Murdoch e Viacom.

Può un’emittente locale, sebbene si tratti del gruppo televisivo regionale con i maggiori ascolti in Italia, fermare un deal tra due giganti dell’etere? Evidentemente sì. Infatti, se giovedì 2 luglio il Consiglio di Stato darà ragione al network pugliese TeleNorba, la trattativa per l’acquisto da parte di Sky Italia del tasto 8 del telecomando, oggi in mano a Mtv-Viacom, salterà definitivamente. Se i giudici accetteranno il ricorso presentato dal gruppo fondato e controllato dall’imprenditore barese Luca Montrone, che da anni rivendica il diritto a occupare il tasto 8, allora l’accordo tra Sky e Viacom finirà nel nulla. Al contrario, se il Consiglio di Stato respingerà le richieste di TeleNorba, allora l’affare Sky-Mtv si potrà fare. Ed entrerà nel vivo già nelle prime settimane di luglio. Nel quartiere generale di Sky Italia c’è molta attesa. Del resto per la pay tv guidata dall’amministratore delegato Andrea Zappia la conquista di una posizione così in evidenza sul telecomando (dopo che nei mesi scorsi Discovery ha rilevato Deejay Tv, tasto numero 9 del telecomando, dal Gruppo L’Espresso per 17 milioni) sarebbe molto importante, tanto più nell’ambito della perenne guerra mediatica con Mediaset.

Per questo il negoziato tra l’operatore satellitare (che fa parte del polo Sky Europe realizzato di recente da Rupert Murdoch per rafforzare la presenza nel Vecchio continente) e Viacom non si è mai fermato. Ma, come detto, il parere vincolante del Consiglio di Stato, atteso per la prossima settimana, è decisivo. Se TeleNorba dovesse perdere la partita, Sky nel giro di qualche mese potrebbe aprire il proprio terzo canale digitale in chiaro (dopo il 26 e al 27). Tale avanzata potrebbe anche rappresentare un elemento di pressione per fare in modo che la famiglia Berlusconi torni a prendere in considerazione l’apertura del capitale (o addirittura la cessione) del business digitale a pagamento di Premium (nel cui capitale figura la spagnola Telefonica con l’11%) a favore della stessa Sky. Come già evidenziato da MF-Milano Finanza, la trattativa tra la pay tv guidata da Zappia e Mtv-Viacom si dovrebbe aggirare sui 100 milioni di euro, considerando che il canale musicale quest’anno dovrebbe registrare una raccolta pubblicitaria intorno ai 65 milioni di euro.

 

Rassegna stampa: Il Sole 24 Ore, pagina 12, di Marco Mele.

Rai, il riassetto incassa l’ok della commissione Bilancio

Dalla prossima settimana l’esame dei Lavori pubblici al Senato.

Il disegno di legge sulla governance Rai può riprendere il suo iter al Senato. La commissione Bilancio di Palazzo Madama, infatti, ha approvato ieri mattina il proprio parere sul provvedimento, positivo con alcune osservazioni. Adesso, la commissione Lavori Pubblici e Comunicazione può cominciare a votare i 380 emendamenti presentati attesto base, quello approvato dall’esecutivo. Lo farà dalla prossima settimana: ieri tutti erano in Aula per il voto di fiducia sulla scuola. Il vertice della Rai è già scaduto, con l’approvazione del bilancio 2014 da parte dell’assemblea dei soci. Resterà in carica, senza alcuna “diminutio” dei poteri, sino alla nomina del nuovo vertice. A proposito di cda, sarebbe utile sapere con quanti voti a favore, degli otto consiglieri, sono stati approvati, il 18 giugno, i palinsesti presentati questa settimana agli inserzionisti: non si tratta di una questione aziendale interna, ma dei contenuti attraverso i quali il servizio pubblico informerà e intratterrà gli italiani nella prossima stagione televisiva. Quanto al vertice, bisognerà anche prolungare il contratto del direttore generale Luigi Gubitosi, in scadenza. Ora tocca alla politica, che ha già ridotto di 80 milioni l’introito da canone del 2015 (e degli anni successivi), dopo i 150 milioni del 2014.

Va approvata una nuova legge per non rinnovare il cda con la Gasparri, come Matteo Renzi ha già minacciato di poter fare in caso di mancata approvazione del disegno di legge da parte del Parlamento. Difficile, ma non impossibile, farcela prima della pausa estiva di agosto. Possibile, invece, approvarlo al Senato, per convertirlo definitivamente alla Camera alla ripresa dei lavori parlamentari. Il disegno di legge, in ogni caso, non è impantanato, nonostante le perplessità delle opposizioni e di diversi giuristi. Per l’insediamento del nuovo vertice, va tenuto conto che, una volta approvata la legge, occorrerà convocare sia la Camera sia il Senato per la nomina dei quattro consiglieri di loro competenza. Andrà, inoltre, nominato, se il ddl del Governo non verrà modificato, il rappresentante dei lavoratori della Rai. Nona caso, alcuni emendamenti da votare la prossima settimana prevedono un apposito regolamento e un mese di tempo per procedere alla nomina del loro rappresentante da parte degli oltre undicimila dipendenti della Rai.

Bisognerà aspettare l’autunno, forse, per avere il nuovo vertice mentre sin dalla pubblicazione della legge in Gazzetta Ufficiale scatterà l’anno di tempo entro il quale esercitare la delega per riformare il canone di abbonamento e il Testo unico sui servizi media audiovisivi e radiofonici. Il Governo si è detto disponibile ad alcune modifiche al testo del disegno di legge, a patto di non stravolgerlo. Vi sono alcuni problemi aperti, come quello delle nomina editoriali di reti, newsroom e Tg che, con il testo attuale del governo, sarebbero di competenza dell’amministratore delegato nominato dal cda su proposta dell’assemblea dei soci (Tesoro) “sentito” lo stesso consiglio di amministrazione. Le nomine editoriali potrebbero “tornare” al cda, come avviene attualmente, su proposta del direttore generale.

 

(Nell’immagine il logo di TeleNorba)