La bestemmia su Rai 1 è la pietra tombale del servizio pubblico: ad alcuni dirigenti interessano solo i punti di share
Antonio Campo Dall’Orto, direttore generale Rai con pieni poteri, vorrebbe far diventare la tv di Stato una media company. Già, peccato che a Viale Mazzini non sappiano nemmeno moderare il flusso di sms in diretta tv. Non solo la bestemmia gigante nel sottopancia di un divertito, e inconsapevole, Rocco Papaleo, ma anche lo spoiling del finale di Star Wars. E poi un timer sincronizzato male. Un vero disastro. Su 11mila dipendenti pubblici, non ci sono 3-4 persone capaci di gestire i messaggi da mandare in onda in una diretta da 30% di share sull’ammiraglia della televisione di Stato. Che pena, che angoscia. Sky, Discovery e anche Mediaset, hanno strutture social e digital che funzionano, senza avere quel numero impressionante di impiegati. In qualsiasi dei casi possibili è una tragedia dal punto di vista gestionale e produttivo: l’ipotesi più spaventosa è che non ci fosse nessuno a sovraintendere gli sms in diretta. Non molto più rassicurante è pensare che, in una delle trasmissioni più seguite dell’anno televisivo, ci fosse un povero stagista sottopagato e abbandonato al suo misero destino.
Male su tutti i fronti. E se posso dire, la cosa che più mi manda in bestia da cittadino è vedere i dirigenti Rai che provano a ironizzare, a sdrammatizzare sull’accaduto, o ancora peggio a trincerarsi dietro un «però è stato un successo di audience». Questa è la pietra tombale del servizio pubblico televisivo: non importa se sia andata in onda una bestemmia, l’importante sono i punti share. Forse, piuttosto che trasformare la Rai in una media company, sarebbe il caso di smobilitarla e chiuderla per sempre, perché non c’è speranza davanti a tanta ignoranza.
(Nella foto Amadeus e Rocco Papaleo durante il Capodanno di Rai 1)