Pubblicato il 07/12/2023, 16:01 | Scritto da Francesco Sarchi

Francesco Perilli: Negli ultimi 26 anni la Radio Italiana non si è evoluta quasi per niente

Francesco Perilli: Negli ultimi 26 anni la Radio Italiana non si è evoluta quasi per niente
Francesco Perilli, con Paolo Del Forno, è l'autore di "La Radio... che storia!", libro uscito nel 1997 e oggi riproposto in una nuova edizione.  Noi di TvZoom abbiamo avuto la fortuna di fare due chiacchiere con l'autore sulla situazione delle radio nostrane e il ritratto che ne è uscito non è così lusinghiero.

Francesco Perilli, con Paolo Del Forno, è l’autore di “La Radio… che storia!”, libro uscito nel 1997 e oggi riproposto in una nuova edizione.

Qual è attualmente lo stato di salute del mezzo radio?

Non possiamo dire che sia negativo, ma neanche ottimale. Gli ascoltatori sono presenti, ma è fondamentale valutare se il sistema di rilevazione attuale sia il più affidabile o se possa essere sostituito da metodologie più precise. Ciò che preoccupa di più è la mancanza di un’evoluzione significativa nel settore radiofonico. La radio sembra essere in una sorta di stallo e non si sta adattando in modo adeguato alle nuove dinamiche del panorama mediatico.

Come potrebbe migliorare la misurazione dei dati d’ascolto radiofonici?

Personalmente, suggerirei l’implementazione di un “meter” che consenta di misurare l’ascolto in modo trasparente, monitorando il comportamento degli ascoltatori. Tuttavia, sembra esserci una resistenza al cambiamento nel settore, forse dovuta alla paura di scoprire dati diversi da quelli attuali.

Tu e Paolo Del Forno avete recentemente deciso di ripubblicare il vostro libro “La Radio… che storia!” (disponibile su Amazon) del 1997. Qual è la ragione dietro questa decisione?

Abbiamo notato che, nonostante siano trascorsi molti anni dalla pubblicazione del libro, la fotografia del panorama radiofonico che abbiamo catturato nel 1997 sembra ancora riflettere la realtà attuale. Ciò indica una mancanza di significative innovazioni e cambiamenti nel corso degli anni.

Avete descritto la radio come la progenitrice dei social media. In che modo la radio ha influenzato l’evoluzione dei social media?

Inizialmente, la partecipazione agli show radiofonici avveniva attraverso il telefono, un sistema che oggi sembra antiquato. Tuttavia, questa forma di interazione ha gettato le basi per l’attuale coinvolgimento nei social media. Oggi le persone raccontano chi sono, cosa fanno e dove sono attraverso i social media, un’evoluzione di quel tipo di partecipazione…

Parliamo di futuro: ci sono nuove leve interessanti?

Se per “nuova leva” intendiamo Alessandro Cattelan (classe 1982, n.d.r.) sì, sennò no. La mancanza di nuove leve interessanti è una preoccupazione reale. Sembrerebbe che i giovani preferiscano altre piattaforme di comunicazione, come i social media, evitando le regole e le modalità specifiche della radio. Questo potrebbe essere correlato alla difficoltà di affrontare il mezzo radiofonico con la stessa leggerezza dei social media.

Qual è secondo te il ruolo della radio oggi?

La radio ha perso la sua funzione principale di mezzo di scoperta musicale. Oggi, il suo ruolo principale è intrattenere, e la differenza la fa il parlato dello speaker, il contenuto esclusivo e originale che offre. La radio riesce a funzionare se riesce a offrire contenuti che non si trovano altrove. La funzione del “fantino del disco”, il disc jockey non esiste più, perché la musica me la vado a cercare io su Spotify o YouTube.

Hai menzionato esempi di personaggi radiofonici che hanno avuto successo anche in televisione. Come vedi il legame tra i due mezzi?

Il successo di personaggi radiofonici in televisione dimostra un forte legame tra i due mezzi, ne sono un esempio perfetto Amadeus e Fiorello, che vedremo presto sul palco di Sanremo, ma anche Gerry Scotti o i grandi del passato come Pippo Baudo o Mike Bongiorno. Questi personaggi hanno portato con sé il loro bagaglio costruito in radio, dimostrando che entrambi i medium possono coesistere e influenzarsi reciprocamente.

Cosa pensi dell’impatto dei grandi gruppi editoriali nel mondo della radio?

L’impatto dei grandi gruppi editoriali nel mondo della radio è ambivalente. Mentre alcuni vantaggi sono evidenti, come la capacità di pianificare campagne pubblicitarie milionarie, ci sono anche casi in cui si è forse sprecato del denaro e delle opportunità. La chiave è la capacità delle persone all’interno di questi grandi gruppi di entrare in sintonia con il mondo radiofonico e quando questo succede prendono vita idee geniali.