Pubblicato il 05/12/2023, 17:02 | Scritto da La Redazione

Radio Capital alla Famiglia Angelucci: ci siamo

Radio Capital alla Famiglia Angelucci: ci siamo
La Gedi perde un'altra foglia: la trattativa per la vendita di Radio Capital si sta per chiudere e l'emittente radiofonica sta per passare alla famiglia Angelucci che dopo Libero, il Giornale, il Tempo potrebbe riempire il proprio carnet con l'ambizione di creare un gruppo multimediale su un fronte opposto a quello costruito da Carlo De Benedetti. Così su Il Foglio.

Capital degli Angelucci

Il Foglio, di Stefano Cingolani, pag. 1 – 2

La Gedi perde un’altra foglia: la trattativa per la vendita di Radio Capital si sta per chiudere e l’emittente radiofonica sta per passare alla famiglia Angelucci che dopo Libero, il Giornale, il Tempo potrebbe riempire il proprio carnet con l’ambizione di creare un gruppo multimediale su un fronte opposto a quello costruito da Carlo De Benedetti, che ora John Elkann sta pezzo dopo pezzo assottigliando. Non conosciamo i dettagli finanziari, il negoziato si era impantanato nei mesi scorsi sul prezzo e si è partiti da posizioni distanti: gli Angelucci offrivano 12 milioni di euro, la Elemedia controllata dalla Gedi e proprietaria anche di Radio Deejay e m2o, ne chiedeva più del doppio.

La società ha chiuso il 2022 con ricavi di 57 milioni di euro e un utile netto di 1,6 milioni, ma la maggior parte del fatturato deriva da Radio Deejay che l’anno scorso s’è collocata al quarto posto in classifica con 4,7 milioni di ascoltatori, dopo Rtl 102,5, Rds, Radio Italia, e prima di Radio 105 la portabandiera delle radio Mediaset che comprendono anche Virgin, Montecarlo e Subasio (tutte insieme collocano il gruppo Berlusconi in testa con una quota del 19 per cento). Radio Capital è solo 14esima tra le radio italiane e ha continuato a perdere (-9 per cento). Stando ai valori di libro che comprendono tutti gli asset, Elemedia vale 86 milioni di euro così divisi: 40 Radio Deejay, 30 Capital e 16 m2o. Se il progetto di Gedi è dimagrire, la cessione ha una logica chiara: concentrarsi sul nocciolo duro, cioè la Repubblica, la Stampa e per ora il Secolo XIX che, come si dice ormai da molto tempo, dovrebbe integrarsi con il quotidiano torinese per coprire l’area Piemonte-Liguria dove affondano le radici dei due giornali. Gli Angelucci compiono un salto in una dimensione mediatica che loro non conoscono e non hanno mai sperimentato, ma hanno intenzione di rilanciare l’emittente con una campagna acquisti di firme (o meglio voci) brillanti, aggressive, chiaramente collocate a destra. Così, guardano a Giuseppe Cruciani come punta di lancia da strappare a Radio 24 che ha un milione di ascoltatori in più ed è decima in classifica.

Secondo alcuni, la radio è solo la palestra per arrivare alla televisione. Non resta che attendere. Nata nel 1977 come Controradio Comano (comune della città metropolitana di Milano) tre anni dopo cambia nome ispirandosi alla londinese Capital radio. Gira di mano in mano (entra persino la sezione comunista di Sesto San Giovanni) finché nel 1987 non arriva Claudio Cecchetto che aveva fondato Radio Deejay passata poi a Linus. Sono gli anni d’oro delle radio private fiorite con la liberalizzazione del 1981: creatività, giovanilismo, una cascata di note da tutto il mondo, senza sottovalutare il successo di Radio Italia Solomusicaitaliana. I grandi dei media si buttano sul mercato, anche se al vertice ancor oggi resistono due emittenti che fanno capo ai “pionieri” come Rti di Lorenzo Suraci e Rds di Eduardo Montefusco e figli. Il gruppo Espresso arriva nel 1988 l’anno in cui De Benedetti al culmine della sua espansione cerca di dare l’assalto alla finanza franco-belga con la scalata, poi fallita, alla Société Générale de Belgique. L’Espresso entra prima in Radio Deejay allora sulla cresta dell’onda con Fiorello e poi in Radio Capital.
(Continua su il Foglio)