Pubblicato il 16/11/2023, 19:04 | Scritto da La Redazione
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Lorella Cuccarini: Siamo quello che siamo, nessuno deve essere chiuso in un perimetro che qualcuno ha deciso per lui

Lorella Cuccarini: Siamo quello che siamo, nessuno deve essere chiuso in un perimetro che qualcuno ha deciso per lui
A tre anni ballavo in cameretta e mettevo le bambole come pubblico. Riunivo i miei fratelli e imitavamo i Ricchi e Poveri, volevo essere la "brunetta": facevo degli acuti che mi sentiva tutto il vicinato». Lorella Cuccarini, cresciuta inseguendo il mito di Carla Fracci e Raffaella Carrà, non ha mai avuto dubbi su quello che voleva fare da grande. Per riuscirci ha fatto tanta gavetta. Così su La Stampa.

Lorella Cuccarini “Nessuno ci può giudicare”

La Stampa, di Daniela Lanni, pag. 30

A tre anni ballavo in cameretta e mettevo le bambole come pubblico. Riunivo i miei fratelli e imitavamo i Ricchi e Poveri, volevo essere la “brunetta”: facevo degli acuti che mi sentiva tutto il vicinato». Lorella Cuccarini, cresciuta inseguendo il mito di Carla Fracci e Raffaella Carrà, non ha mai avuto dubbi su quello che voleva fare da grande. Per riuscirci ha fatto tanta gavetta. Determinazione e amore per questo mestiere hanno chiuso il cerchio. «Tra alti e bassi sono passati 38 anni da quando ho iniziato e non ho mai perso la voglia di sfidarmi. Finché avrò le energie, non mollo». Oggi, a 58 anni, la ballerina, conduttrice, attrice, cantante e insegnante adAmici, passa da uno studio tv a un palcoscenico come se fosse una ragazzina. A teatro è la protagonista di Rapunzel, scritto e diretto da Maurizio Colombi per Viola Produzioni, nei panni della perfida matrigna Gothel. Una tournée che la porterà in tutta Italia. A Torino è attesa da domani a domenica, al Teatro Alfieri.

Un musical in cui viene fuori la sua anima dark. Il suo ruolo da cattiva sembra l’anti-Cuccarini.

«Madre Gothel è una sfida vinta. Prima di lei ho sempre interpretato ruoli romantici, dalla Sandy di Grease a Sweet Charity. Questo personaggio ha mille sfaccettature: è malvagia, a tratti grottesca ma, allo stesso tempo, affascinante, sensuale e, alla fine, diventa più umana».

Tolti gli abiti di scena che donna è nel quotidiano?

«Vengo da una famiglia umile e sono sempre rimasta quella ragazza lì. Non mi sono fatta condizionare dalla popolarità. Ho sempre lavorato in modo artigianale, con persone con cui condivido i valori, mi ha aiutato a rimanere con i piedi per terra. Mi piace brillare sul palco, nella vita sono l’antidiva per eccellenza. Normale, vado in giro in tuta e le scarpe da ginnastica, poco truccata, lego i capelli. Faccio la spesa, cucino».

E cosa cucina?

«Le fettuccine fatte in casa. Ho imparato da mia nonna, da piccola la aiutavo a stendere la pasta sul letto matrimoniale sopra dei tovaglioloni perché prendesse aria. Dietro quelle fettuccine ci sono sapori profondi, il ricordo del passato. Poi mi vengono molto bene le melanzane alla parmigiana e la paella».

Più difficile fare la showgirl o la mamma?

«La mamma. Nessuno ti insegna, cerchi di mettere a frutto l’esperienza dell’essere figlia. A Sara, la prima dei miei quattro, dico sempre che ha pagato la mia inesperienza. In famiglia abbiamo un rapporto aperto, intimo, ma resto un genitore, non un’amica».

Un genitore che vuole la felicità dei propri figli. Lo ha dimostrato in maniera decisa, replicando al clamore suscitato dal post di sua figlia Chiara in cui ha detto di potersi innamorare di uomini come di donne.

«Mi sono stupita del movimento creato da quella frase. L’ho trovata rappresentativa di quello che è lei e un po’ tutti i ragazzi oggi, che vogliono uscire dalle etichette. Io ho lottato tutta la vita contro quelle date a me: la più amata, la fidanzata d’Italia, la moglie ideale. Siamo quello che siamo, nessuno deve essere chiuso in un perimetro che qualcuno ha deciso per lui». La famiglia è il suo «porto sicuro».

Lei, però, non ha avuto un’infanzia facile.

«I miei genitori litigavano sempre. Quando avevo 9 anni si sono separati e, paradossalmente, abbiamo trovato una serenità. Mamma è stata bravissima, rigorosa, affettuosa, si è caricata il peso della famiglia. Faceva la sarta, lavorava anche di notte e non ci ha mai fatto mancare qualcosa. Mio padre, invece, non l’ho mai sentito intimamente vicino».
(Continua su La Stampa)

 

 

 

 

 

 

(Nella foto Lorella Cuccarini con Alberto Matano)