Pubblicato il 10/11/2023, 17:01 | Scritto da La Redazione
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La Tv tradizione, stavolta, bastona lo streaming

La Tv tradizione, stavolta, bastona lo streaming
Fra i due litiganti (Rai e Mediaset intente a scambiarsi quotidiane stoccate su chi dei due abbia il primato degli ascolti), il terzo (lo streaming) questa volta non gode. Anzi, almeno a guardare ai numeri che arrivano dall'Auditel, c'è materiale per aprire una riflessione. Così Andrea Biondi su Il Sole 24 Ore.

Tv, la rivincita della televisione free Lo streaming non guadagna ascolti

Il Sole 24 Ore, di Andrea Biondi, pag. 23

Fra i due litiganti (Rai e Mediaset intente a scambiarsi quotidiane stoccate su chi dei due abbia il primato degli ascolti), il terzo (lo streaming) questa volta non gode. Anzi, almeno a guardare ai numeri che arrivano dall’Auditel, c’è materiale per aprire una riflessione. E capire se e quanto il combinato disposto, per quanto riguarda lo streaming, di offerta pletorica (che richiede tempo per le scelte davanti alla Tv) e di crisi economica (che rende meno disinvolta la scelta d’acquisto dei servizi on demand) possa rappresentare un freno per le piattaforme, da Netflix, a Disney + ad Amazon Prime Video in giù. A settembre dello scorso anno Auditel ha iniziato a misurare l’uso del televisore per vedere contenuti estranei alla programmazione televisiva dei broadcaster “incumbent”. All’interno di questo valore d’ascolto definito “non riconosciuto” (e che si è capito valere fino a un quinto degli ascolti complessivi) sono contemplati anche spettatrici e spettatori delle piattaforme in streaming, incluse le app di Rai e Mediaset. L’attesa alta e i primi risultati di tutto rispetto hanno spinto a sbilanciarsi in previsioni di crescita molto consistenti, quasi che per la televisione tradizionale non vi fosse un domani. A tredici mesi di distanza, però, i valori – da dati Auditel elaborati dallo Studio Frasi – raccontano un’altra realtà.

La crescita delle piattaforme in streaming si è dimostrata, nei fatti, striminzita fermandosi a poco più di 5omila spettatori nel giorno medio (fra ottobre 2023 e 2022) e 137mi1a in prima serata: valori che indicano una crescita del 3,5 per cento. E la tv tradizionale? Alla fine tiene. Nel giorno medio il calo di spettatori è inferiore all’1% (0,76%) ed è del 1,5% in prime time, quando i pubblici si rinnovano e la loro età media diminuisce. Visivamente si tratta di due linee dritte e parallele distanti milioni di spettatori l’una dall’altra. Nel giorno medio dell’ottobre appena trascorso il valore di tutto il non riconosciuto è di 1,6 milioni, con la Tv tradizionale a 8,2 milioni. In prima serata i valori di ascolto sono rispettivamente di 3,8 milioni e di 18,9 milioni. «A guardare ai numeri emerge una resilienza – commenta Francesco Siliato, media analyst dello Studio Frasi – forse inaspettata per chi non tiene conto dell’età dei pubblici, del reddito delle famiglie e della percezione di incertezza data da eventi come guerre vicine e coinvolgenti e crisi climatiche portatrici di improvvisi disastri direttamente in casa nostra, nel nostro territorio». Certo, nell’analizzare questi due universi nell’uso del televisore, l’elemento chiave sta nella differenza d’età. L’età media del “non riconosciuto” è di 42 anni; quella della Tv tradizionale è di 6o anni.
(Continua su Il Sole 24 Ore)