Pubblicato il 08/11/2023, 19:01 | Scritto da La Redazione
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Jody Cecchetto: Sono un ragazzo fortunato

Jody Cecchetto: Sono un ragazzo fortunato
«Da piccolo avrei preferito chiamarmi Luca, più semplice. Poi ho capito che sono nato già con il nome d'arte. Mio padre non lo ammetterà mai, ma l'ha scelto per l'assonanza con deejay! Io mi chiamo Jody Daniele. Le iniziali sono JD: dj al contrario». Così la sua intervista sul Corriere della Sera.

«Jovanoti mi regalò il mio primo iPod Ora sogno Sanremo»

Corriere della Sera, di Elvira Serra, pag. 25

Che nome è Jody?

«Da piccolo avrei preferito chiamarmi Luca, più semplice. Poi ho capito che sono nato già con il nome d’arte. Mio padre non lo ammetterà mai, ma l’ha scelto per l’assonanza con deejay! Io mi chiamo Jody Daniele. Le iniziali sono JD: dj al contrario».

A riprova della sua tesi, Jody Cecchetto, primogenito di Claudio, mostra la catenina che indossa, da cui pende un ciondolo d’oro con il primissimo logo di Radio Deejay. Su un lato sono incise le sue iniziali, sull’altro la data di nascita: 7 giugno 1994. «Ce l’ho dal battesimo. Mio padre ne ha una uguale».

Chi le ha fatto da padrino?

«Lorenzo Cherubini, Joyanotti. Alla comunione mi regalò il mio primo iPod; nessuno sapeva ancora bene cosa fosse e lui: “Vedrai che figata, ci puoi mettere dentro tutta la musica che vuoi”».

È inequivocabilmente un figlio d’arte. Le pesa?

«Sono figlio d’arte, ma non sono figlio di papà».

Però lavora in radio.

«Intanto ho cominciato come attore per Disney Channel: mi aveva contattato su Facebook uno degli autori di Alex and Co., nel 2015, per propormi un provino per fare il presentatore di un talent all’interno della fiction».

Sognava di fare l’attore?

«Lo dicevo da piccolo. Però mi sono accorto che il mondo della recitazione è fatto di attese e io sono più dinamico. La radio mi tiene acceso».

Lavora nella prima radio italiana: Rtl 102.5.

«Dopo Disney Channel ho cominciato a produrre contenuti per YouTube. Poi è arrivata Rds Next, un ibrido tra i social e la radio tradizionale. Dopo due anni mi nota Lorenzo Suraci, il presidente di Rtl, che chiama mio padre e gli chiede: “Ma perché tuo figlio sta a Rds e non qua?”. La verità è che mio padre non ha mai alzato il telefono per me».

Però la fece cantare a «Ti lascio una canzone»?

«Era uno dei giudici. Cantammo insieme Ragazzo fortunato di Lorenzo». Si sente fortunato? «Molto, assolutamente».

Mamma Mapi Danna è scrittrice. Cos’ha preso da lei?

«La sensibilità umana e ro- mantica: credo molto nell’amore. E poi piango tanto: con i film, per una canzone, a un concerto…».

L’ultima volta?

«Stamattina, quando ho sentito In ogni parte del mio corazon, la canzone finale del film Coco. Ce l’ho tatuato anche sul braccio. Negli ultimi quattro anni ho perso le mie due nonne e credo al concetto che anche se una persona non c’è più, smetterà di esistere solo quando non ci sarà più nessuno a ricordarla».

Da suo padre cos’ha preso?

«A parte le movenze sul palco, che sono identiche, e non lo faccio apposta, credo la curiosità per le cose nuove, la voglia di approfondire».

Del suo percorso cosa ammira di più?

«La lungimiranza. Per dire: lui aveva visto in Lorenzo qualcosa che ancora nessuno aveva notato; probabilmente lo stesso Lorenzo che conosciamo negli ultimi dieci anni, quello che nello stesso quarto d’ora riesce a cantare A te e Gimme five».

E se dovesse scegliere una canzone di suo padre?

«Beh, Gioca Jouer. L’ho anche rifatta in versione 2.0 per la sigla di Ready Music Play, su DeAKids».

Qual è il suo talento?

«Credo di riuscire bene a intrattenere le persone: che sia a cena o sul palco. Certo, per adesso mi sento più la ciliegina sulla torta, rispetto alle cose che faccio. Vorrei trovare qualcosa che dipenda totalmente da me»

II sogno?

«Presentare il Festival di Sanremo, ovvio».

Si è un po’ allenato a febbraio, quando ha fatto l’inviato di PrimaFestival.

«Sì! E quella cosa ha portato ad altre opportunità. Dopo, Warner Music mi ha proposto di presentare un evento con Ed Sheeran, il mio idolo. Guardi qua: ho pure tatuato il nome di un suo disco sul braccio; gliel’ho mostrato e non ci voleva credere».

Era nervoso quel giorno?

«Quando il mio agente Eugenio Scotto mi ha chiesto se mi faceva piacere sono stato preso dal panico: intanto temevo di sbagliare; poi ho anche avuto paura di conoscere il mio mito. E se si fosse rivelato antipatico? Entrambe le paure erano infondate».

Quanti tatuaggi ha?

«Dieci. Hanno tutti un significato: il braccio destro è per la musica e per la famiglia, il sinistro per l’amore, gli amici, la passione».

È fidanzato?

«Sì, con Chiara Faini. Il 19 novembre sarà un anno. L’ho conosciuta da Grenbaud grazie a Twitch, una piattaforma di streamin live: collaboriamo molto, e il mio migliore amico. Lei mi colpì subito, e infatti le chiesi di scrivermi quando tornava a casa quella sera perché ero in pensiero, doveva guidare fino a Brescia. Due mesi dopo ci siamo messi insieme. Tra Natale e Capodanno è mancata la mia ultima nonna, e Chiara mi ha proprio salvato, mi è stata vicina in maniera profonda».

Vive solo?

«Sì, da tre anni. II miei sono al civico 21 e io al 19. Quando portai mio padre a vedere la prima casa che avevo trovato, si spaventò: era una bettola, ma potevo permettermi solo quella. Allora propose di aggiungere la differenza per una casa decente. Pochi mesi dopo, per il suo compleanno, gli dissi che non c’era più bisogno che mi aiutasse: è stato il mio regalo. Ammetto però che la lavatrice la faccio fare ancora alla mamma».
(Continua sul Corriere della Sera)

 

 

 

 

 

 

(Nella foto Jody Cecchetto)