Pubblicato il 16/10/2023, 19:03 | Scritto da La Redazione

Mago Forest: “Sognavo di lavorare con la Gialappa’s. Per colpa loro non ho più sogni”

Mago Forest: “Sognavo di lavorare con la Gialappa’s. Per colpa loro non ho più sogni”
É diventato un mago prendendo in giro i maghi. Poi però li ha conosciuti tutti e ci ha fatto amicizia. Proprio come è accaduto con i ragazzacci della Gialappa's Band coi quali collabora da oltre vent' anni, anche se non gli sembra nemmeno un lavoro, tanta è l'amicizia e la spontaneità. Così la sua intervista a Daniele Priori su Libero Quotidiano.

«II miglior social è il palcoscenico»

Libero, di Daniele Priori, pag. 20

É diventato un mago prendendo in giro i maghi. Poi però li ha conosciuti tutti e ci ha fatto amicizia. Proprio come è accaduto con i ragazzacci della Gialappa’s Band coi quali collabora da oltre vent’ anni, anche se non gli sembra nemmeno un lavoro, tanta è l’amicizia e la spontaneità. Che poi vadano pure a braccetto con un successo consolidato è un vantaggio mica da poco, capace di rendere tutto ancor più bello. Una magia, all’incirca. Di quelle che sa fare bene il Mago Forest, ovvero Michele Foresta, nativo di Nicosia, in Sicilia, dove vive ancora la mamma. Che da stasera in prima serata potrà rivedere l’amato figlio in tv, sugli schermi di Tv8 e SkyUno, dove prende il via la seconda edizione del GialappaShow di cui il Mago Forest è nientemeno che il conduttore. «Ma tanto mia mamma guarda solo se sono pettinato e ben vestito. Poi si raccomanda che non faccia cose troppo pericolose in scena». Professione artista, di quelli veri. Allievo di Maurizio Nichetti, intrattenitore nei cabaret dei night club di Milano, poi di Parigi e di Londra.

Michele, ma quindi preferisce essere chiamato Mr Forest o Mago Forest?

«Mi chiami pure dottor Foresta. (Ride, ndr). Nasco Mister perché quando ho iniziato a definire bene la parodia del mago, lavoravo a Parigi e Londra come attrazione e quindi dovevo inventarmi un nome d’arte. Ho pensato che mister, togliendo poi la a finale al cognome, mi intemazionalizzasse di più… Naturalmente sempre prendendomi in giro!».

Come è diventato Mago Forest?

«La storia è questa. lavoravo in una radio a Nicosia negli anni 70, luna delle prime radio libere in un’Italia che vedeva anche arrivare il punk Son finito alla radio perché a scuola facevo il cretino e fu subito chiaro che ero più bravo a intrattenere i compagni che i prof nelle interrogazioni. Sui 93.700 megahertz di Radio Nicosia facevo il Mago Gustavo. Parlava d’amore, lavoro, salute e non davo mai speranze alle persone che chiamavano. Naturalmente era tutto uno sketch. Poi il mago Nelson, un altro ragazzo che era lì in zona, mi chiese di fare spettacoli insieme. Così io iniziai a copiare Mac Ronay un artista francese che vedevo su Studio Uno. Avevo 16/17 anni. Da lì poi iniziai ad approfondire il ruolo del mago scemo. Adesso sono arrivato a frequentare i club e i congressi dei maghi in giro per il mondo».

L’arte del mimo, il teatro, il cabaret, la televisione. Nella sua carriera c’è tutto…

«Una volta non c’erano i social. Le informazioni o ce le avevi da chi era stato a Milano o da manifestini abusivi. Lessi un manifesto in cui si parlava di mimo e arti comiche e ne rimasi attratto. La scuola si chiamava Il palcoscenico ed era una costola del laboratorio Quelli di Grock di Nichetti che poi mi diresse in uno spot pubblicitario di biscotti. Fu quella la mia prima volta in televisione».

Quale tra queste la specialità in cui si sente di riuscire meglio?

«Per come ho iniziato credo di avere un’inclinazione per gli spettacoli dal vivo nei piccoli teatri. Il rapporto, lo scambio col pubblico è quello che mi piace di più. Poi ho avuto anche la fortuna di lavorare in programmi tv con un pubblico vero e di trovarmi, così, sempre nel posto giusto. Il contesto per un comico è fondamentale».

Zelig è praticamente casa sua.

«A Zelig facevo solo il mago. Ed è lì che mi hanno pescato quelli della Gialappa’s. Ero tra i comici fissi sin dalla prima puntata della prima edizione».

E la Gialappa’s dunque cosa rappresenta per lei?

«Io ero già un ammiratore della Gialappa’s prima di lavorarci assieme. Loro, vedendomi, hanno capito che potevo entrare in squadra e così ho iniziato a scorrazzare anche nell’attualità e nella satira di costume e ho scoperto che mi piaceva misurarmi con queste cose. Con loro c’è molta sintonia. La maggior parte delle cose che facciamo in scena ci vengono naturali al punto che non sembra nemmeno che stiamo lavorando. Tra noi c’è una continua aria sfottereccia e nessuno tra noi si prende mai sul serio…».

Al punto che parte oggi la seconda stagione di GialappaShow e Sky già annuncia anche la terza a primavera. È un atto di fede o la certezza che tanto fate un tipo di comicità che non morirà mai?

«La comicità non l’abbiamo certo inventata noi. Penso che i meccanismi comici siano gli stessi dalle commedie di Eduardo o di Goldoni o anche prima. I meccanismi sono sempre gli stessi, cambiano argomenti. La celebrazione del paradosso resta l’obiettivo del comico, dissacrando in maniera irriverente».
(Continua su Libero)

 

 

 

 

 

(Nella foto il Dottor Foresta con Giorgio Gherarducci e Marco Santin)