Pubblicato il 20/09/2023, 13:03 | Scritto da La Redazione

Netflix: quando le vite diventano storie

Netflix: quando le vite diventano storie
Nel ricchissimo mondo della serialità, la competizione si gioca ormai in punta di penna, quella che Netflix ha preso in prestito da libri campioni di vendita per trasformarli in nuove storie da offrire a un pubblico a cui un semplice racconto non basta più. Così Tiziana Leone su Il Secolo XIX.

Netflix Mille vite da raccontare

Il Secolo XIX, di Tiziana Leone, pag. 38

Nel ricchissimo mondo della serialità, la competizione si gioca ormai in punta di penna, quella che Netflix ha preso in prestito da libri campioni di vendita per trasformarli in nuove storie da offrire a un pubblico a cui un semplice racconto non basta più. Ma c’è spazio anche per una rockstar come Vasco Rossi, pronto a raccontarsi nella docuserie “Il supervissuto“, firmata da Pepsy Romanoff, disponibile dal 27 settembre. «Volevo raccontare la mia versione dei fatti, visto che sento un sacco di storie in giro» spiega Vasco«Ho scelto di farlo sullo schermo invece che in un libro che forse arriverà. Mi sono messo in gioco». L’infanzia felice a Zocca, la finestra di casa da cui vedeva passare «la ragazza che mi ha ispirato Albachiara», la depressione quando intorno morivano gli amici. «Ogni episodio è un bel tuffo nel passato e nel presente e mentre mi raccontavo, ho rivisto con affetto quel ragazzo pieno di sogni che voleva vivere la vita a modo suo» prosegue Vasco «Ho avuto la netta sensazione che ci volesse una canzone inedita, ho scritto la sigla che si intitola “Gli sbagli che fai”, perché noi siamo anche gli sbagli che siamo, anche se io rifarei tutto, in questa vita spericolata e supervissuta». E nelle mille vite che Netflix vuol raccontare ci sono anche quelle prese in prestito da romanzi di successo come “Il treno dei bambini” di Viola Ardone, che diventerà un film con Stefano Accorsi, Serena Rossi e Barbara Ronchi, diretto da Cristina Comencini e “Il Fabbricante di lacrime“, ispirato all’omonimo romanzo di Erin Doom, diretto da Alessandro Genovesi. Diventerà invece una serie “Adorazione“, con la regia di Stefano Mordini, tratta dal romanzo omonimo di Alice Urciuolo sulla storia di un gruppo di adolescenti che vedrà nel cast Caterina Ferioli, il rapper e attore Simone Baldasseroni (Biondo) e Ilenia Pastorelli. Ma anche “Il Gattopardo” conoscerà una nuova vita nella serie con Kim Rossi Stuart nei panni del Principe di Salina. «Non ho visto il film né letto il libro e questo mi ha permesso di arrivare sul set con un la giusta incoscienza» afferma l’attore «Ho vissuto il mio ruolo con grande emotività perché mi è parso di riconoscere in lui qualcosa che mi riguardava fortemente : lui affronta un’epoca nuova e io mi sento un essere preistorico da sempre». Altro autore, Maurizio de Giovanni, per un’altra una serie, “Sara“, tra crime e spionaggio, diretta da Carmine Elia, con Teresa Saponangelo e Claudia Gerini, «due donne speculari, determinate, come due soldatesse», racconta Gerini. E se la famiglia in ogni sfaccettatura resta uno dei capisaldi del racconto made in Netflix, il sesso è un tabù abbattuto ormai a picconate. Oltre all’atteso “Supersex” diretto da Matteo Rovere, con Alessandro Borghi nel ruolo di Rocco Siffredi, nella prossima stagione arriverà “Inganno“, un thriller erotico sentimentale firmato da Pappi Corsicato con Monica Guerritore nel ruolo di una sessantenne pronta a farsi travolgere in una storia di sensi con un uomo molto più giovane. Nel cast anche Giacomo Gianniotti. «La modernità del mio personaggio sta nel vedere cosa c’è dietro il concetto di donna forte e anche nella sua età magica, in cui tutto può accadere», racconta l’attrice. Dal lato opposto resiste la famiglia, ma in versione scomposta. “Storia della mia famiglia” è la serie, diretta da Claudio Cupellini, incentrata su uno sgangherato clan a cui Fausto (Eduardo Scarpetta), impone responsabilità inattese, nel cui cast c’è anche Massimiliano Caiazzo, interprete di Valerio «con cui spero didiventare adulto, dopo aver dato il volto a Carmine di “Mare Fuori“», confessa l’attore.
(Continua su Il Secolo XIX)

 

 

 

 

 

(Nella foto il logo Netflix)