Pubblicato il 08/09/2023, 19:04 | Scritto da La Redazione
Argomenti:

Diletta Leotta si confessa, fra maternità e lavoro

Diletta Leotta si confessa, fra maternità e lavoro
É qui la festa! 16 agosto, ore 8.47, nel reparto maternità dell'ospedale San Raffaele a Milano si festeggia due volte: la nascita della piccola Aria Karius Leotta («abbiamo deciso di mettere prima il cognome del papà: così sembra proprio l'eroina di una saga nordica») e i 32 anni della neomamma Diletta, volto di Dazn e speaker di radio 105. Così su 7.

“La maternità è gioia pura, ma al mio lavoro non rinuncerò mai”

7 Corriere della Sera, di Maria Luisa Agnese e Greta Sclaunich, pag. 52

É qui la festa! 16 agosto, ore 8.47, nel reparto maternità dell’ospedale San Raffaele a Milano si festeggia due volte: la nascita della piccola Aria Karius Leotta («abbiamo deciso di mettere prima il cognome del papà: così sembra proprio l’eroina di una saga nordica») e i 32 anni della neomamma Diletta, volto di Dazn e speaker di radio 105. «Un compleanno indimenticabile», sorride. In sala parto c’erano anche il papà, il portiere tedesco Loris Karius, e il fratello di lei, Mirko. «Aria era bellissima, proprio come me la immaginavo», ricorda sognante lei. E Loris conferma: «Un’emozione incredibile». La stessa emozione che Diletta racconta di provare ogni volta che la prende tra le braccia per allattarla: «Sono momenti stupendi, questi, in cui Aria mi guarda negli occhi ed è G che mi accorgo che lei è mia figlia, e io sono sua mamma». Una consapevolezza che si è costruita nel tempo, piano piano, anche grazie al suo podcast Mamma Dilettante (prodotto da Dopcast): la sua maternità è stata comunque inaspettata, nata da un amore fresco e fulmineo con Loris, con il quale all’epoca stava da pochi mesi.

Maria Luisa Agnese: Quando hai visto arrivare questa novità, dov’eri?

«Era la vigilia di Natale ed ero a Catania, dove sono cresciuta, e mentre ero a fare un pranzo con i miei amici al sole ho bevuto una birretta e ho pensato: che sapore orrendo, e subito mi sono detta qui c’è qualcosa che non va. Così ho comprato il test che è risultato positivo, ed è stato totalmente uno choc».

Agnese: Choc di che tipo? Più paura, gioia, stupore, smarrimento, sorpresa?

«Un mix di tutte queste cose: un momento di gioia, poi paura, poi subito dopo dicevo: e ora come faccio? La reazione di Loris è stata la cosa che mi aiutato di più: eravamo in video chiamata, lui era in Inghilterra. Io em in panico, lui tranquillissimo, felicissimo».

Greta Sclaunich: In che lingua glielo hai detto?

«Non credo di aver parlato, non riuscivo. Gli ho inquadrato il test>.

Agnese: Ma tu avevi pensato se avere figli o no? Anche chi li vuole poi vive l’ambivalenza riguardo al fatto che cambieranno la tua vita e mineranno la tua possibilità di realizzazione.

«lo ho sempre desiderato averne, arrivo da una famiglia molto numerosa e molto presente e ho sempre pensato che questo fosse uno step che volevo fare nella vita. Ma non avevo stabilito quando, anche perché a 32 anni oggi in Italia ti senti giovanissimo».

Agnese: Giovane, ma con l’orologio biologico che incalza già a 3o anni.

«Il mio ginecologo me lo diceva sempre, ma pensavo facesse terrorismo psicologico. Anche per tutte le amiche che frequento in una città come Milano, fare un figlio non era la priorità: la priorità è il lavoro. Invece adesso ho aperto da un po’ le danze e sto cercando io di fare terrorismo psicologico su di loro, in modo tale che anche loro cambino stile di vita e seguano me».

Agnese: Anche il podcast sulla maternità che hai fatto durante la gravidanza è nato da questo desiderio di condivisione, di parlarne?

«Quando ti succede, hai desiderio di sentire tutte le esperienze. Proprio perché credo che non ci sia niente di più personale di una gravidanza, è stato un esperimento bellissimo fare quel podcast>.

Sclaunich: C’è un episodio che ti ha toccato più degli altri?

«Mi ha molto emozionata il racconto dei Papà per scelta».

Sclaunich: Li conosco, li seguo su Instagram. Sono una coppia omogenitoriale che ha avuto due gemelli tramite la gestazione per altri, un tema su cul oggi in Italia si dibatte parecchio.

«Avevo letto tanto al riguardo, ma poi parlando con loro ho avuto il privilegio di capire cosa c’è dietro a tutto questo percorso, quanto sia grande l’amore e la voglia di genitorialità e quanto questa sia la cosa più importante di tutte. E mi è piaciuta la loro gestione della madre surrogata, negli Usa, che ho trovato familiare: sono come una famiglia allargata, chiamano la madre surrogata belly mamy, che significa mamma di pancia, e trovo bello che si sentano sempre, anche coinvolgendo le famiglie d’origine al punto da scambiarsi le ricette fra Italia e America».

Agnese: Nel tuo podcast cl sono anche i papà per scelta ma etero, uno come il tuo Loris o Bobo Vieri che hanno scelto di essere padri consapevoli.

«Bobo è stupendo, mi ha lasciata senza parole, perché tu lo vedi sempre a parlar di calcio, in quella sua maniera un po’ scanzonata e strafottente ma quando comincia a parlare delle figlie gli vengono le lacrime agli occhi in due secondi e mezzo».

Sclaunich: Dolce certo, anche se dovrebbe essere la norma. Avere dei papà presenti, paritari, non dovrebbe essere una cosa che cl stupisce. Dovremmo dire che normale Bobo Veri!

«Secondo me dipende dall’età, devi essere anche un po’ pronto a ricevere un figlio, devi avere anche fatto un po’ di esperienze che ti portano a dire, ok adesso sono soddisfatto, Bobo ha 5o anni, ne ha fatte di tutti i colori, non è più un ragazzino. Credo che Loris se la vivrà in modo diverso, sicuramente sarà un padre presente ma giovanile. Anche mia mamma mi racconta che con me è stato diverso: la prima figlia l’ha avuta a i8 anni, me a 37 quando aveva vissuto di più e aveva un’altra consapevolezza».

Agnese: Durante la maternità ti eri preparata in qualche modo, magari leggendo libri?

«Sul lavoro sono abituata a gestire la diretta, in cui succede di tutto e devi essere pronta a tutto, e qui sto facendo un po’ lo stesso. Però durante la gravidanza ho ricevuto molti libri in regalo. Uno degli ultimi che avevo letto prima di partorire l’avevo “rubato” a Loris (The conscious paren1 di Shefali Tsabary, pubblicato in Italia da Macro Edizioni con il titolo Guida per diventare un genitore consapevole, ndr): quando ha compiuto 3o anni, il 22 giugno, tutti i suoi amici gli hanno regalato libri sulla genitorialità. I primi giorni ho comprato un sacco di cose che ci mancavano e delle quali non sapevamo di avere bisogno: ci stiamo adattando alle sue esigenze, pian piano sto imparando. È una scuola super intensa, in pochi giorni mi sono già trasformata.

Sclaunich: In che senso?

«Sto ancora prendendo le misure, ma spero di essere una buona mamma. Senza rinunciare a me. E senza restare da sola: è importante avere il papà vicino, l’aiuto di mia mamma, la puericultrice… Sono tutti importanti in questa fase».

Agnese: In una di queste nostre interviste sulla maternità la scrittrice Silvia Avallone raccontava che per la prima figlia si è trovata travolta, all’inizio, da un problema di simbiosi e di rinuncia a sé stessa. I.o paventi anche tu?

«Subito dopo una delle ultime ecografie, mia mamma mi ha chiesto: ma ci puoi credere che nella tua pancia c’è una persona che avrà la sua vita, le sue idee, i suoi amori, le sue esperienze? Si, in effetti è vero: avrà la sua vita, crei un essere umano al quale non potrai imporre le tue idee».

Sclaunich: Sentendoti parlare si ha l’impressione che tu sia molto centrata. Ma a livello emotivo, durante la gravidanza c’era qualcosa che ti faceva paura?

«Il non sapere cosa sarebbe successo, come sarebbe cambiata la mia vita. Il podcast mi ha aiutata, perché ho capito che non ero sola, che tutti hanno le loro paure e i loro dubbi. Canalis, per esempio, è stata molto onesta: non è facile ammettere che non tutto della gravidanza è bellissimo».

Agnese: Elisabetta Canalls, in Mamma Dilettante, ha detto infatti che per lei è stata molto dura vedere il suo corpo cambiare.

«Io l’ho gestita in maniera abbastanza serena. Ci sono stati momenti in cui ho sentito di avere un’energia in più, di essere invincibile e indistruttibile, e altri in cui non stavo in piedi e mi dava fastidio non essere performante al t00% come sempre. Nell’ultima fase invece mi sono sentita ingombrante, lenta, per fare un metro ci mettevo io minuti, e questo tipo di cambiamento fisico mi è pesato. Sempre nel podcast, la calciatrice Alice Pignagnoli ha raccontato delle difficoltà oggettive che ha avuto e delle rinunce che ha dovuto fare: io in questi racconti mi sono ritrovata, perché accettare la gravidanza è un processo bello ma lento».
(Continua su 7 Corriere della Sera)

 

 

 

 

 

(Nella foto Diletta Leotta)