Pubblicato il 31/08/2023, 15:04 | Scritto da La Redazione

Venezia 2023: la Mostra più forte degli scioperi hollywoodiani

Venezia 2023: la Mostra più forte degli scioperi hollywoodiani
Un anno fa, la Mostra del Cinema di Venezia aveva un potere di star tale da mettere in allarme persino la celebrità di Cannes. I momenti salienti sono stati rapidamente trasmessi in tutto il mondo, tra cui il famigerato kickoff di "Don't Worry Darling". Così Kyle Buchanan sul New York Times.

Pochi attori ma tanto fascino d’autore

New York Times, di Kyle Buchanan, pag. 1

Un anno fa, la Mostra del Cinema di Venezia aveva un potere di star tale da mettere in allarme persino la celebrità di Cannes. I momenti salienti sono stati rapidamente trasmessi in tutto il mondo, tra cui il famigerato kickoff di “Don’t Worry Darling” che ha alimentato infinite speculazioni sulla regista del film, Olivia Wilde, e sulle sue star Florence Pugh e Harry Styles; la conferenza stampa in cui un Timothée Chalamet inaspettatamente sagace ha predetto l’imminente collasso della società; e il ritorno in lacrime di Brendan Fraser iniziato al Lido e culminato nella vittoria dell’Oscar come miglior attore. Ma senza tutte queste celebrità, Venezia può ancora diventare virale? L’80ª edizione del festival, che inizierà mercoledì, sarà significativamente influenzata dai continui scioperi della Screen Actors Guild (o SAG-AFTRA) e della Writers Guild of America, dal momento che il sindacato degli attori ha istruito i suoi membri a non fare la stampa per i film degli studios fino a quando lo sciopero contro queste aziende non sarà risolto. Questo mette Venezia in difficoltà, in quanto è considerata uno dei luoghi migliori per Hollywood per svelare i titoli della stagione dei premi. Quest’anno, inoltre, pochi attori importanti saranno autorizzati a partecipare. Lo sciopero degli attori è già costato a Venezia il film di apertura, “Challengers“, la sexy storia di tennis di Luca Guadagnino, poiché la MGM ha posticipato il film da settembre alla primavera nella speranza che la protagonista, Zendaya, potesse promuoverlo tra qualche mese, quando gli scioperi sarebbero stati risolti. (E ho sentito parlare di alcuni film autunnali di grande richiamo che erano destinati a Venezia ma che hanno optato per il Telluride Film Festival, dato che questo evento è meno guidato da foto e conferenze stampa che non sono più fattibili in Italia. Nonostante alcune di queste riduzioni, il programma di Venezia è ancora allettante, con una lista ricca di autori e registi famosi quasi quanto i loro protagonisti. E Venezia ha già dimostrato di sapersi adattare a limitazioni sfavorevoli: In occasione della pandemia dell’agosto 2020, il festival optò per un’edizione più piccola, in parte all’aperto, ma che comunque permise di presentare in anteprima il vincitore dell’Oscar per il miglior film, “Nomadland“. Il programma di quest’anno comprende due film su assassini a pagamento: Il nuovo thriller di David Fincher, “The Killer“, è interpretato da Michael Fassbender, mentre “Hit Man” di Richard Linklater ha come protagonista l’attore di “Top Gun: MaverickGlen Powell, che è stato anche co-sceneggiatore. Mi incuriosisce la commedia stravagante “Poor Things“, diretta da Yorgos Lanthimos (“The Favourite“) e interpretata da Emma Stone nei panni di un mostro di Frankenstein sessualmente curioso. Idem per “Maestro“, seconda regia di Bradley Cooper dopo “A Star Is Born“.

Il regista si è calato nei panni del compositore Leonard Bernstein, accanto a Carey Mulligan nel ruolo della moglie di Bernstein, Felicia, e la sua decisione di indossare una protesi al naso ha già scatenato polemiche. “Elvis” di Baz Luhrmann è stato un grande successo l’anno scorso, ma come sarà questa storia attraverso l’obiettivo di Sofia Coppola? La regista di “Lost in Translation” e “Marie Antoinette” punta i riflettori sulla moglie di Elvis Presley con “Priscilla“, con Cailee Spaeny nel ruolo della giovane sposa Priscilla Presley e la star di “EuphoriaJacob Elordi in quello del cantante. Ava DuVernay ha adattato il libro di Isabel WilkersonCaste” per il suo nuovo film, “Origin“, che vede protagonista la candidata all’Oscar Aunjanue Ellis in un esame del razzismo e dell’oppressione sistemica. Sebbene Michael Mann abbia ottenuto un’esenzione dalla corporazione che consentirebbe al cast di “Ferrari” di promuoverlo a Venezia, sono curioso di sapere se il protagonista del suo nuovo film, Adam Driver (nel ruolo del pilota diventato magnate dell’auto Enzo Ferrari), sia disposto a fare un vero e proprio blitz mediatico per il film, che lo studio indipendente Neon distribuirà nelle sale il giorno di Natale. Due anni dopo l’uscita del suo film premio Oscar “Drive My Car“, il regista Ryusuke Hamaguchi torna al circuito dei festival con “Evil Does Not Exist“, nato come cortometraggio senza dialoghi e diventato un lungometraggio sul collasso ecologico. Due mesi dopo aver pubblicato il lungometraggio “Asteroid City“, il regista Wes Anderson opta per qualcosa di più breve con “The Wonderful Story of Henry Sugar“, un adattamento di 37 minuti di Roald Dahl per Netflix. Harmony Korine ha presentato in anteprima a Venezia il suo film più importante, “Spring Breakers”, nel 2012, e tornerà con il misterioso “Aggro Drift”, interpretato dal rapper Travis Scott e girato esclusivamente con fotografia a infrarossi. Non è l’unico regista a rischiare: Pablo Larraín, il regista di “Jackie” e “Spencer“, ha messo da parte per un momento le dive per realizzare “El Conde”, una favola soprannaturale in bianco e nero che reimmagina il dittatore cileno Augusto Pinochet come un vampiro succhiasangue. E poi ci sono i rischi che Venezia stessa sta correndo quando si tratta di tre autori: In anteprima “Dogman” di Luc Besson, accusato di violenza sessuale ma scagionato dai pubblici ministeri; “The Palace” di Roman Polanski, condannato per atti sessuali illeciti con una minorenne, ma fuggito dagli Stati Uniti prima di poter essere arrestato.
(Continua sul Financial Times)

 

 

 

 

 

(Nella foto il Leone d’oro)