Pubblicato il 29/08/2023, 15:03 | Scritto da La Redazione
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Max Angioni: Politically Correct? La gente si offendeva anche prima, ma non lo diceva

Max Angioni: Politically Correct? La gente si offendeva anche prima, ma non lo diceva
É diventato famoso parlando dei «super poteri di Gesù». E, commentando la tra mutazione dell'acqua in vino, ha detto che la prima volta «li ha usati per l'open bar». Max Angioni non immaginava che quel monologo sarebbe stato il suo, di super potere. Così Chiara Maffioletti sul Corriere della Sera.

«Dall’oratorio a Zelig I complimenti più belli me li ha fatti il nonno»

Corriere della Sera, di Chiara Maffioletti, pag. 21

É diventato famoso parlando dei «super poteri di Gesù». E, commentando la tra mutazione dell’acqua in vino, ha detto che la prima volta «li ha usati per l’open bar». Max Angioni non immaginava che quel monologo sarebbe stato il suo, di super potere: non solo ci ha conquistato il pubblico di Italia’s Got Talent, nel 2021, ma ha dato il via a una carriera che, in una manciata di anni, lo ha portato ad essere volto di Zelig, di Lol oltre che presentatore delle Iene, solo per citare qualche impegno. «È stata un’esplosione», commenta.

Non se lo aspettava?

«Per niente. E anche adesso, che ho 33 anni, la vedo come una serie di lavori arrivati tutti assieme che ho cercato di fare al meglio. Ne sento più che altro la responsabilità». Più ansie che gioie? «Quasi. Il giorno prima di registrare Lol se non ho avuto un attacco di panico è stato qualcosa di simile».

Quando ha capito che quello del comico sarebbe stato il suo lavoro?

«Non so quando l’ho capito, ma quello che ho capito subito è che non volevo lavorare. Mi divertiva molto far divertire gli altri, i miei compagni di scuola ad esempio. In oratorio organizzavo delle recite, in classe facevo degli sketch, ma fino a quando ho avuto 28 anni l’idea di lavorare come comico mi pareva un sogno irraggiungibile».

Ha dovuto farsi forza?

«Parecchia. Verso i miei 18 anni avevano organizzato a Como, dove vivevo, un laboratorio di Zelig, ma io non ero neanche andato per l’ansia di arrivare lì e incontrare qualcuno che mi dicesse in faccia: guarda che non è il tuo».

Più tardi, è mai successo?

«Beh sì. Ci sono state persone che mi hanno detto “ma cosa stai facendo” o “ma guarda che non fai ridere”. Alla fine è stato tutto come prendere una bella rincorsa e crederci sempre un po’ di più. Un ristorante può beccare anche qualche recensione negativa ma va comunque avanti e, se va bene, migliora».

Le piaceva far ridere.

«Esatto. A scuola ero quello che fa le imitazioni dei professori: avevo imbastito anche una mini tournée nelle altre classi della scuola con la mia parodia della professoressa di fisica. Notavo le frasi che ripeteva spesso, i suoi tic. Ecco, la scuola è un mondo molto stimolante da quel punto di vista, anche perché vedi degli adulti, che sono i prof, chiaramente in difficoltà. Vivono uno stress incredibile, da soli davanti a 30 adolescenti».

Capitolo gavetta: serate disastrose?

«Ce ne sono state, eccome. Quando iniziavo a pensare di essere bravo, verso i 24 anni, ho fatto delle serate di cabaret a Milano e sono andate malissimo. In certe occasioni nel pubblico si era ricreato il brusio di fondo che c’è normalmente quando sul palco non accade nulla».

Non male per uno che oggi ha pubblicato anche un libro, «Mistero brutto – Il vangelo secondo me», sulla cui copertina appare con una sorta di aureola.

«Sto inquinando anche l’editoria. La recensione più carina me l’ha fatta mio nonno, dicendomi: “Bravo, ho riso tanto, ma sarete tutti scomunicati”».

Qualcuno se l’è presa? L’hanno trovata blasfemo?

«Ho ricevuto un paio di mail in cui mi dicevano: “Ma come ti permetti”. Eppure ricordo che erano temi trattati già da altri comici, perfino Benigni. So che ci sono argomenti più sensibili ma il mio pensiero è: vediamo se fa ridere. Che si parli di aeroporti o di religione».

Ma siamo nell’era del politically correct, no?

«Una storia che ha anche un po’ stancato. La gente si offendeva anche prima, solo che non te lo scriveva sui social e non lo sapevi».

Oggi non è solo un comico ma anche un conduttore.

«Non me lo aspettavo, ma anche in quella veste vorrei cercare di mettere un po’ di vena comica. Non voglio diventare un conduttore ma dare sempre l’idea di essere un comico che sta conducendo».

Come è stato girare «LoL?

«È uno sport estremo: tilitrovi in mezzo a dei giganti, poi dici cose e tutti restano in silenzio, nessuno ride».

Chi l’aveva fatta più ridere?

«Maccio. Ma anche Forest: quando l’ho visto tutto incellophanato tipo bagaglio dell’areoporto, sono stato male… è un fenomeno, ha sempre la battuta pronta. Poi quando ho visto Guzzanti mi sono detto: vabbé, ma cosa c’entro io? Mi sono cadute le braccia. Ma poi ho deciso di mettere da parte il fan boy anche se io, come prima cosa, amo i comici».

Quali comici?

«Benigni davanti a tutti: quello che ha fatto come comico è incredibile. Poi ho un debole per De Luigi, specie quando faceva Mai dire. Sono stato traviato da lui e da Aldo, Giovanni e Giacomo che vedo come dei parenti perché mi hanno dato troppa gioia. Li guardavo e impazzivo. Poi trovo incredibili Albanese, Paolo Rossi e anche Grillo».

Ha mai avuto occasione di dirlo a qualcuno di loro?

«A un evento ho condiviso il microfono con Aldo, ero felicissimo, mi ha dato anche una pacca sulla spalla e gli ho chiesto una foto assieme, il più brutto selfie della storia».
(Continua sul Corriere della Sera)

 

 

 

 

 

(Nella foto Max Angioni)